sabato 16 febbraio 2013

Profanati in Kosovo chiese e cimiteri ortodossi


Profanati in Kosovo chiese e cimiteri ortodossi
 
MOSCA, 7. Profanazioni di cimiteri e chiese ortodosse in Kosovo, minacce e intimidazioni: a denunciarle è il Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca che in un comunicato lancia l’allarme sullo stato della sicurezza dei luoghi di culto ortodossi nella regione con popolazione a maggioranza albanese (e musulmana) cinque anni fa autoproclamatasi indipendente dalla Serbia. Citando una nota della diocesi ortodossa serba di Raška-Prizren, si riferisce che il tempio della Santissima Trinità nel villaggio di Bablyak a Uroševac, costruito nel XIX secolo, è stato nuovamente derubato e profanato. Nel 1999 era sopravvissuto all’attacco incendiario da parte di estremisti. Negli ultimi dieci giorni, nella regione sono state distrutte dai vandali centinaia di tombe ortodosse serbe. Il 19 gennaio, giorno dell’Epifania del Signore secondo il calendario giuliano (seguito dalla Chiesa ortodossa serba), una folla di sostenitori del movimento «Autodeterminazione» è insorta — si legge nella dichiarazione — nei pressi del monastero della Dormizione della Madre di Dio a Djakovica e solo la presenza delle guardie armate della Kfor (la forza dell’Onu presente in Kosovo dal 1999) ha impedito il loro ingresso nel territorio del monastero. La maggior parte delle chiese ortodosse «rimangono vulnerabili agli attacchi di vandali e criminali». A dimostrarlo, secondo il Patriarcato di Mosca, recenti avvenimenti: il 31 gennaio 2013, ignoti hanno derubato la chiesa di San Giovanni Battista a Štrpce; il 1° febbraio è toccato al tempio dei Santi Apostoli Pietro e Paolo a Klokot; il 2 febbraio stessa sorte per la chiesa di Santa Petka nel villaggio di Donja Budriga e per la chiesa di San Nicola a Binač. La diocesi di Raška-Prizren ha riferito che a metà gennaio in Kosovo sono state profanate cinquantotto tombe serbe, una settimana dopo ventisette monumenti nel cimitero di Klokot, poi cinquanta tombe serbe nel cimitero di Prizren, sei a Suvom Grlu, tre a Plemetina, infine sono state distrutte lapidi nel cimitero di Peć. A Priluzje i vandali hanno provocato nel cimitero un’esplosione che ha lesionato una serie di sepolcri. Gli estremisti «hanno distrutto la croce ortodossa e sfigurato le immagini dei defunti; nel cimitero di Milosheve una cappella ortodossa è stata data alle fiamme». La profanazione di massa viene definita «uno strumento di intimidazione della popolazione ortodossa del Kosovo per costringerla a rinunciare alla sua memoria storica. La lotta contro la storia si manifesta chiaramente anche nel fatto che il 21 gennaio 2013, a Vitina, utilizzando macchine per le costruzioni, è stato demolito un monumento ai caduti jugoslavi antifascisti della seconda guerra mondiale, tra i quali c’erano anche persone di etnia albanese. È deplorevole — si legge nel testo — che i loro discendenti ora non riten-gano necessario onorare la memoria di coloro che hanno contribuito con il loro sangue alla vittoria sull’ideologia misantropa del fascismo». Secondo il vescovo di Raška-Prizren, Teodosije, l’insicurezza è arrivata oggi al livello massimo, pari a quello del marzo 2004, quando gli estremisti albanesi bruciarono e distrussero molte chiese ortodosse. «Questi fatti — conclude la nota — obbligano a sollevare la questione del futuro della popolazione ortodossa del Kosovo così come quella della garanzia della salvaguardia dei santuari della Chiesa ortodossa serba che si trovano in Kosovo». Per dovere di cronaca va segnalato che giorni fa sconosciuti hanno profanato un cimitero albanese nella località di Oslare, presso Bujanovac, in una regione del sud della Serbia a maggioranza albanese. Diverse tombe sono state distrutte o danneggiate. Zoran Stankovic, responsabile dello speciale organismo governativo per le questioni della minoranza albanese, ha duramente condannato l’atto di vandalismo, assicurando l’impegno delle autorità per individuare i responsabili. Nelle settimane scorse — ricorda anche l’agenzia Ansa — vari cimiteri serbi erano stati profanati in Kosovo dopo la decisione delle autorità di Belgrado di rimuovere a Preševo (Bujanovac) un monumento in memoria di guerriglieri indipendentisti albanesi uccisi in scontri con le forze serbe una decina di anni fa.

 

© Osservatore Romano - 8 febbraio 2013

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