giovedì 7 febbraio 2013

San Gregorio il Teologo



San Gregorio il Teologo, arcivescovo di Costantinopoli

25 gennaio (7 febbraio)

 

Tropario, tono 1

Il flauto pastorale della tua teologia ha vinto le trombe dei retori: poiché a te, che avevi scrutato le profondità dello Spirito, è stata aggiunta anche la bellezza dell’espressione. Intercedi dunque presso il Cristo Dio, o padre Gregorio, per la salvezza delle anime nostre.

 

 

Kontakion, tono 3. La Vergine oggi

Con la tua lingua teologa hai sciolto le complicazioni dei retori, o glorioso, e hai abbigliato la Chiesa con la tunica dell’ortodossia, tessuta dall’alto; di questa rivestita, essa acclama insieme a noi, tuoi figli: Gioisci, padre, eccelso intelletto della teologia.

 

 

Dall’Orazione XXXIII di san Gregorio il Teologo

 
Per tutti gli esseri di alto sentire esiste una sola patria, la Gerusalemme celeste, e noi ci riserbiamo il diritto di vivere in quella città (cfr. Fil 3, 20). Per tutti una sola stirpe, se vuoi volgerti alle cose di qui giù, cioè il fango (cfr. Gen 3, 19); se a quelle più sublimi, il soffio (cfr. Gen 2, 7), del quale abbiamo partecipato, che abbiamo ricevuto ordine di custodire e con il quale io devo presentarmi per rendere conto della nobiltà e dell’immagine venuta a me dall’alto. E, dunque, nobile è ogni uomo che ha mantenuto questo soffio, per mezzo della virtù e del volgersi verso l’archetipo; ignobile, al contrario, ogni uomo che lo ha mescolato alla malvagità e ha assunto un’altra sembianza, quella del serpente. Queste patrie e queste di qui giù non sono altro che giochi di una vita effimera e della scena sulla quale ci troviamo. E, infatti, la patria è il luogo che ciascuno occupa da tiranno o da miserabile, ma rispetto al quale siamo tutti ugualmente «ospiti e stranieri di passaggio» (cfr. Ef 2, 19), anche se il più delle volte noi ci prendiamo gioco di questi nomi. E una razza nobile è quella che è ricca da molto tempo o che attualmente si riempie di orgoglio; una ignobile, al contrario, quella di antenati poveri o per un rovescio della fortuna o per la loro modestia. Dunque, come può venire dall’alto quella nobiltà che ora inizia, ora svanisce, che ad alcuni non è concessa e per altri è registrata per iscritto? Su questo io la penso così, e per questo io ti lascio menar vanto di tombe e favole. Io, invece, mi sforzo, per quanto è possibile, di purificarmi dall’inganno, per mantenere questa nobiltà o per recuperarla.

 

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