San Gregorio vescovo di Nissa
10 (23) gennaio
Vita e opere di Gregorio di Nissa
in: Gregorio di
Nissa, Commento al Nuovo Testamento, a cura di Anna Penati Bernardini,
Coletti 1992.
Nel quarto secolo dell’era cristiana la Cappadocia visse un periodo di intensa e creativa vitalità
culturale, che fu definita dallo Jaeger, in una delle sue opere sul
cristianesimo (1), "neoclassicismo cristiano".
Gregorio di Nissa insieme al fratello Basilio e a
Gregorio di Nazianzo, fu tra i grandi protagonisti di questa mirabile fioritura
spirituale, che promosse l’edificazione di una civiltà cristiana totale. Della
sua vita conosciamo relativamente poco. Nato verso il 335 ed educato dal
fratello Basilio, che insieme al Nazianzeno si era formato alla scuola di
Atene, Gregorio abbracciò, in un primo momento, la carriera del retore e
probabilmente si sposò. In seguito abbandonò la via dell’insegnamento e si
ritirò in una comunità monastica nel Ponto fondata dal fratello. Tra il 371 e
i1 372 accettò di diventare vescovo di Nissa, nella stessa Cappadocia secondo
il volere di Basilio.
Poco pratico di questioni amministrative divenne
facile preda di calunnie e accuse fino ad essere arrestato ed in seguito
deposto ad opera dell’avversario ariano Demostene. Nel 378 tornò alla sua sede
e nel 379, alla morte del fratello Basilio, si trovò investito dalla
responsabilità di difendere il credo niceno nella controversia trinitaria
allora in corso.
Nello stesso anno assistette al Sinodo di
Antiochia e nel 380 fu eletto vescovo metropolitano di Sebaste. Nel 381
partecipò al concilio di Costantinopoli; Teodosio, con un decreto dello stesso
anno, lo designò come uno dei rappresentanti della fede ortodossa. Morì verso
il 394.
Prima di esaminare il complesso degli scritti di
Gregorio dedicati al commento del Nuovo Testamento, vorrei accennare, molto
brevemente, all’opera del Nisseno nel suo insieme, che abbraccia
fondamentalmente tre ambiti; quello dottrinale, quello esegetico e quello
spirituale.
Alla morte di Basilio, Gregorio si trova
coinvolto, in prima persona, nella controversia trinitaria e cristologica,
ereditando dal fratello il difficile ruolo di guida nella lotta antiariana. La
sua attività di polemista diretta soprattutto contro l’ariano Eunomio (Contra
Eunomium libri) e contro Apollinare (Antirrheticus adversus
Apollinarem).
Di fondamentale importanza per la conoscenza
dell’antropologia del Nisseno il dialogo De anima et resurrectione,
e coronamento del suo impegno dottrinale è da considerarsi, senza dubbio, l’Oratio
catechetica magna, una summa della dottrina cristiana indirizzata ai
catechisti. In ambito esegetico, oltre ai nostri scritti, vanno ricordati l’in Hexaemeron
e il De opificio hominis, prosecuzione delle Omelie
sull’Esamerone di Basilio, e i gruppi di omelie dedicate all’esegesi dei Salmi,
del Cantico dei Cantici, dell’Ecclesiaste. In ambito ascetico-spirituale oltre
al De virginitate, la prima opera di Gregorio, e al gruppo di
scritti dedicati alla definizione della vita cristiana (De professione
Christiana, De perfectione Christiana, De instituto
Christiano), vanno ricordati, nonostante il carattere immediatamente
biografico-agiografico, la Vita di Macrina e la Vita di Mosé, considerata il
vertice della dottrina spirituale del Nisseno (2).
Per commento esegetico al Nuovo Testamento si
intende qui il complesso delle seguenti opere: De Beatitudinibus;
De Oratione dominica; Tunc et ipse Filius; Contra
fornicarios. Il motivo di questo raggruppamento, per così dire
artificioso, costituito unicamente dalla volontà di accostare gli scritti di
Gregorio esplicitamente ed interamente dedicati all’esegesi di passi
neotestamentari.
Lo Jaeger, che nel 1921, su proposta del Wilamowitz, iniziò l’edizione critica dell’opera omnia del Nisseno (3), coronando un
periodo particolarmente fecondo di studi sulla figura di Gregorio e
sull’influenza del platonismo sulla sua opera, iniziato dallo studio del
Cherniss (4),
definì il pensiero del Nisseno un genere di filosofia del tipo neoplatonico (5).
Il complesso degli scritti esegetici sul Nuovo
Testamento, eterogeneo sia dal punto di vista cronologico che contenutistico,
può costituire un buon banco di prova per la verifica della reale incidenza del
"platonismo" sul pensiero di
Gregorio e per l’indicazione di una nuova via di interpretazione.
Da un’analisi dettagliata di tali scritti risulta
che la componente "platonica", senza dubbio presente sia per i
riferimenti diretti a Platone sia per la ripresa di motivi cari alla tradizione
medio e neoplatonica, va completamente ridimensionata. Questo ridimensionamento
non va però inteso come svalutazione della dimensione filosofica del pensiero
di Gregorio. Se, infatti, da un lato lo Jaeger, convinto della genialità
del Nisseno, uomo di pensiero, esaltò in lui l’erede della paideia
classica e nella sua filosofia la perfetta fusione di platonismo e novità
cristiana, d’altro canto la critica più recente ha spesso manifestato la
tendenza a svincolarsi non solo da una lettura "platonica", ma anche
da una lettura filosofica dell’opera di Gregorio (6).
Il suo pensiero però, pur non sistematico, rivela
nelle sue linee essenziali una profonda coerenza individuabile anche
nell’ambito degli scritti sul Nuovo Testamento. È proprio nel contesto di
questo pensiero, radicalmente nuovo, che gli elementi "platonici",
avendo perso il loro sistema di riferimento, non possono più ritenersi indici
di "platonismo". Vorrei qui presentare, brevemente, gli aspetti, a
mio avviso, più interessanti, di questo nuovo orientamento di pensiero,
rimandando, in sede di commento, i precisi riferimenti testuali e
bibliografici.
In ambito metafisico, la divisione degli esseri
in due ordini dai caratteri opposti, quello dell’intellegibile e quello del
sensibile, è indubbiamente platonica. Tale divisione è assunta all’interno
della radicale e fondamentale distinzione tra Creatore e creato implicata dalla
Rivelazione.
In questo contesto ontologico, caposaldo del
pensiero patristico, un elemento di indubbia originalità è costituito dalla
teoria della creazione, intesa come immediatezza e globalità dell’atto
creativo. Tale teoria è in netta rottura con i modelli speculativi di tipo
neoplatonico che, nel tentativo di spiegare il "come" della
creazione, l’origine del molteplice dall’Uno, del sensibile dall’intellegibile,
moltiplicano le ipostasi con funzione mediatrice tra il Primo Principio e il
mondo. In questo contesto metafisico, che mette in risalto la radicale
dipendenza della creatura dal Creatore, l’utilizzazione del concetto platonico
di "partecipazione" assume una connotazione totalmente nuova. La
preferenza accordata all’ipotesi di una creazione immediata e globale, che
rimane, comunque, in quanto teoria puramente razionale, nei limiti della
congettura, è perfettamente coerente con l’assenza pressoché totale, nel
pensiero del Nisseno, della dottrina delle Idee. Se compare talvolta, mai
nell’ambito del commentario al Nuovo Testamento, il termine (idea), non
risulta operante nel pensiero di Gregorio il riferimento ad un mondo di
archetipi ideali, sia pur concepiti come pensieri divini, per spiegare gli
esseri.
Egli preferisce far ricorso alla teoria, propria
della teologia orientale, delle energheiai di Dio (operazioni divine).
La terminologia platonica relativa alle Idee è
spesso utilizzata per indicare la natura divina, indicazione che non è mai
definizione, ed il concetto di "archetipo" e di "immagine"
è introdotto per illustrare il rapporto tra Dio e l’uomo. L’uomo è l’unica
creatura ad essere immagine, immagine dell’unico archetipo: Dio.
La ricognizione dell’ontologia di Gregorio
orienta l’interpretazione di concetti fondamentali della sua antropologia come
"prima" e "seconda creazione", "uomo intellegibile".
La lettura della distinzione fra umanità intellegibile ed umanità storica in
chiave di realismo platonico risulta impraticabile così come l’assimilazione di
tale distinzione alla concezione della triplice dimensione dell’uomo presente
in speculazioni medio e neoplatoniche. Appare più coerente con le linee
fondamentali del pensiero del Nisseno l’interpretazione del concetto di
"umanità" o "uomo intellegibile" nel senso di totalità
concreta degli uomini che in Adamo ha oscurato l’"immagine" e che
attende la redenzione da Cristo, nuovo Adamo. "Prima" e "seconda
creazione" vanno dunque intesi come modo per indicare l’atto creatore
istantaneo e il suo sviluppo secondo il diastema la distanza tra
l’inizio ed il compimento, che è la cifra della creatura.
La terminologia platonica utilizzata per indicare
il rapporto di esemplarità che intercorre tra Dio e l’uomo, assume una
connotazione originale se letta alla luce del contesto antropologico di
Gregorio.
Eikhon Teou (immagine di Dio) e omoiosis
Teo (somiglianza di Dio) coincidono; l’essere dell’uomo si configura
come rapporto con un "volto" (prosopon) di cui diviene
riflesso: o è quello sempre celato del Padre o è quello
dell’"Avversario". Il dinamismo della vita morale coincide dunque con
il riacquistare lo splendore dell’originaria impronta paterna ed il
conformarsi, mai concluso, al misterioso volto del Padre. Il decadere da questa
tensione significa riflettere il volto dell’"Avversario", contraffare
i tratti naturali ma oscurati dell’"immagine" in maschere grottesche.
Nella condizione storica, dopo il peccato
originale, nessuna facoltà umana può impedire questo decadimento dal livello di
eikhon Teou.
La via conoscitiva risulta inadeguata allo scopo
della salvezza. Gregorio ricorre alla fraseologia dei miti platonici per
illustrare il peccato originale e la perdita della conoscenza della verità, ma
esclude la possibilità per l'intelletto umano di cogliere immediatamente la
realtà inattingibile per (esperienza sensibile). Il sapere umano è sempre
mediato e congetturale.
Anche quella particolare forma di conoscenza che
l’uomo acquisisce mediante la rivelazione della Sacra Scrittura indica solo
quanto egli può comprendere di Dio, non ciò che la realtà di Dio è in se
stessa. Nell’incarnazione si rivela il "modo" della comunicazione tra
il Mistero che è all’origine di ogni cosa e l’uomo. L’azione salvifica di
Cristo, nella sua imprevedibilità, rispetta l’ineffabile potenza di Dio e la
fragilità della natura umana che non può prescindere dall’esperienza sensibile.
La posizione di Gregorio sul problema
dell’origine e della natura del linguaggio è esemplare della sua impostazione
filosofica e mistica. I nomi sono convenzionali anche se non arbitrari; il
Mistero utilizza il linguaggio comune, che non può essere appropriato alla
realtà ineffabile che comunica per introdurre l’uomo nel movimento della
salvezza in cui tutte le facoltà umane sono coinvolte in un rapporto vitale e
mai concluso con la misteriosa presenza che si dona gratuitamente.
La visione filosofica del Nisseno esclude ogni
implicazione magica della sua mistica. La teologia mistica di Gregorio si
differenzia, dunque, nettamente da quella elaborata dalle contemporanee
correnti neoplatoniche che si rifanno all’insegnamento di Giamblico e che
risultano, invece, influenti sulla costruzione teologica dell’ariano Eunomio.
NOTE
2) Sulla
cronologia della vita e delle opere di Gregorio di Nissa si veda: G. MAY, Die Chronologie des Lebens und Werke des Gregor von
Nyssa, in AA .VV., Écriture
et culture philosophique dans la pensée de Grégoire de Nysse, Leiden 1971,
PP 51-66.
3)
Gregorii Nysseni Opera, I-Il ed. W.
JAEGER, Berlin Weidmann 1921. Sulle alterne vicende della editio critica curata
dallo Jaeger con la collaborazione, dopo il 1939, dell’Institute of Classical
Studies dell’Università di Harvard, si veda: H. HÖRNER, Über Genese und
derzeitigen Stand der grossen Edition der Werke Gregors von Nyssa, in Ecriture
et culture cit., pp. 18-50.
4)
H.F. CHERNISS, The Platonism of Gregory
of Nyssa, Univ.
of California
Pubblications in Classical Philology (Berkeley, CaI.), 1930.
5)
W. JAEGER, Two rediscovered works of
ancient christian literature: Gregory of Nyssa and Macarius,
Leiden , 1954,
p. 138.
6)
Si veda, a questo proposito: M. CANEVET, Grégoire
de Nysse et l’herméneutique biblique. Etude des rapports entre le langage et la
connaissance de Dieu, Ét. Augustiniennes Paris, 1983, p. 13.
Tratto dal sito: http://xoomer.virgilio.it/giampib/vita.htm
Tropario, tono 4
O Dio dei padri nostri, che
sempre agisci con noi secondo la tua clemenza, non distogliere da noi la tua
misericordia, ma, per le loro preghiere, dirigi la nostra vita nella pace.
Kontakion, tono 1, “Il coro
degli angeli”
Vegliando con gli occhi della tua
anima, o santo gerarca, ti sei mostrato pastore vigile per il mondo, e col bastone
della tua sapienza e la tua fervente intercessione hai allontanato tutti gli
eretici come lupi, custodendo incolume il tuo gregge, o sapientissimo Gregorio.
Alcune opere di san Gregorio di Nissa in lingua Italiana:
Nessun commento:
Posta un commento