sabato 5 gennaio 2013

Dalla Historia Ecclesiastica di sant’Eusebio

Cristo Spasitiel cui fanno corona i suoi antenati
Chiesa di San Salvatore in Chora


Dalla Historia Ecclesiastica di sant’Eusebio vescovo di Cesarea

Libro I, Cap VII
 

Le supposte discordanze relative alla genealogia di Cristo negli Evangeli

  

1. Poiché gli evangelisti Matteo e Luca ci presentano in modo diverso la genealogia di Cristo, molti credono che essi si contraddicano e i singoli fedeli, per ignoranza della verità, si sono lusingati di trovare una spiegazione di quei passi. Ora noi vogliamo proporre, al riguardo, un racconto giunto fino a noi in una lettera destinata ad Aristide e che tratta dell’accordo della genealogia negli Evangeli e che è stata scritta da Africano, che noi abbiamo menzionato poco prima. Egli, dopo aver rifiutato le opinioni degli altri come forzate o false, ci riferisce questo racconto di cui lui stesso è venuto a conoscenza, con queste parole:

2. “In Israele i nomi delle generazioni erano enumerati secondo la natura o secondo la Legge: secondo la natura per mezzo della successione basata sulla finzione legittima, secondo la Legge quando un uomo aveva dei figli che portavano il nome del fratello morto senza prole; infatti non era ancora stata data chiaramente la speranza della resurrezione, che sarebbe venuta in seguito, perciò la rappresentavano come una specie di resurrezione mortale, perpetuando il nome del defunto perché così potesse rimanere.

3. Per questo motivo i membri della genealogia di Cristo, in parte successero ai loro padri secondo un ordine naturale, in parte, invece, ricevettero il nome non da quelli che li generarono, ma da quelli nel cui nome furono generati; negli Evangeli si fa menzione di entrambi, dei veri padri e dei padri convenzionali.

4. Così nessuno dei due Evangeli dice il falso, perché l’enumerazione è fatta o secondo la natura o secondo la Legge. Le generazioni che risalgono a Salomone e quelle derivate da Nathan si sono intrecciate le une con le altre o per risurrezioni di uomini senza figli o per seconde nozze o per la procreazione in nome d’altri, di modo che i medesimi personaggi sono giustamente considerati figli dei loro padri putativi oppure reali. Così entrambe le genealogie sono assolutamente vere e giungono fino a Giuseppe in modo un po’ complicato, ma esatto.

5. “Per rendere chiaro ciò che sto dicendo, spiegherò i punti in cui le genealogie si confondono. Se enumeriamo le generazioni a partire da Davide, per mezzo di Salomone, troveremo per terz’ultimo Matthan, che generò Giacobbe, padre di Giuseppe. Secondo Luca, partendo da Nathan, figlio di Davide, troviamo, allo stesso modo, come terz’ultimo Melchi: Giuseppe figlio di Eli, figlio di Melchi.

6. Ora, dato che ci stiamo occupando di Giuseppe, dovremo spiegare come mai l’uno e l’altro siano presentati come suo padre, tanto Giacobbe che discende da Salomone, che Eli discendente da Nathan; come mai sono tra loro fratelli e come i padri loro Matthan e Melchi, pur essendo di stirpi diverse, appaiano come avi di Giuseppe.

7. Dunque, Matthan e Melchi avendo sposato successivamente la medesima donna, ebbero figli che erano fratelli uterini, giacché la Legge non impediva a una donna che fosse rimasta senza marito o perché ripudiata o perché vedova di sposarsi con un altro.

8. Da Esta (così la tradizione chiama questa donna) dapprima Matthan, che discendeva da Salomone, generò Giacobbe; poi, essendo morto Matthan, Melchi che traeva la sua origine da Nathan sposò la sua vedova e ne ebbe un figlio, Eli.

9. Così noi troveremo che Giacobbe ed Eli che erano di stirpe diversa, erano fratelli uterini. Morto Eli, senza figli, Giacobbe ne sposò la vedova e generò da lei, terzo, Giuseppe, che era perciò figlio suo secondo natura (nel sacro testo è scritto: Giacobbe generò Giuseppe) ma secondo la Legge era invece figlio di Eli, perché era a lui che suo fratello Giacobbe aveva dato un discendente.

10. Appunto per questo motivo non vi sono inesattezze nella genealogia che lo riguarda. E l’evangelista Matteo l’enumera così: “Giacobbe generò Giuseppe” e Luca invece dice: “Il quale (Gesù) era come si riteneva (egli aggiunge anche questa precisazione) figlio di Giuseppe, figlio di Eli, figlio di Melchi. Non sarebbe stato possibile esporre in maniera più chiara la discendenza legale: Luca sino alla fine ha evitato la parola “generò” riguardo a tale albero genealogico, risalendo particolareggiatamente fino ad Adamo, figlio di Dio.

11. “Né questo certamente è stato detto da noi senza dimostrarlo o improvvisando. I parenti del Salvatore secondo la carne, o per ostentazione o semplicemente per renderci edotti, tuttavia sempre seguendo la verità, hanno tramandato anche questo: “Alcuni briganti idumei avevano fatto una scorreria contro la città di Ascalona in Palestina e da un tempietto dedicato ad Apollo, che sorgeva presso le mura, condussero via prigioniero Antipatro, figlio di Erode”, che era ierodulo, col resto del bottino; non potendo il sacerdote pagare il prezzo del riscatto per suo figlio, Antipatro fu allevato secondo le usanze degli Idumei e più tardi divenne caro ad Ircano, sommo sacerdote della Giudea.

12. Essendo andato come ambasciatore presso Pompeo, per conto di Ircano, egli ottenne in suo favore la liberazione del regno che era stato usurpato dal fratello Aristobulo; egli, invece, ebbe la fortuna di diventare epimeletes della Palestina. Ad Antipatro, ucciso a tradimento per invidia della sua grande fortuna, successe il figlio Erode, che poi da Antonio e da Augusto, con un senatoconsulto, fu scelto come re dei Giudei. I suoi figli furono Erode e gli altri tetrarchi”. E questo coincide anche con quanto è detto nella storia dei Greci.

13. “Fino a questo tempo, negli archivi, si trovavano trascritte le genealogie dei veri Ebrei e quelle dei proseliti, come ad esempio Achior l’Ammanita, Ruth la Moabita e delle genti uscite dall’Egitto e mescolate con gli Ebrei. Erode, al quale non interessava per nulla la razza degli Israeliti ed era piccato del fatto di essere di origine oscura, fece bruciare i registri di queste genealogie, credendo di apparire nobile se non vi fosse alcuno che potesse con un documento pubblico far risalire la propria origine ai Patriarchi o ai proseliti o a stranieri misti agli Israeliti e chiamati geori.

14. “Ma alcuni pochi, più previdenti, o perché ricordavano i nomi delle loro genealogie o ne avessero delle copie, si possono vantare di aver salvato il ricordo della loro nobiltà. Fra loro si trovavano quelli di cui abbiamo parlato prima, chiamati despòsynoi per la loro parentela col Salvatore: originari dei villaggi giudaici di Nazareth e di Kochaba si erano poi sparsi nel resto del paese ed avevano esposto, fin dove avevano potuto, la suddetta genealogia secondo il Libro dei giorni.

15. “Posto che le cose siano così o altrimenti, non si potrebbe trovare una spiegazione più soddisfacente. almeno a mio giudizio o a giudizio di qualsiasi persona di buon senso. Questa ci basti anche se resta senza testimonianza, dal momento che non possiamo presentarne una migliore o più vera. D’altra parte l’Evangelo dice il vero riguardo a ogni cosa”.

16. Alla fine della medesima lettera Africano aggiunge queste parole: “Matthan, discendente di Salomone, generò Giacobbe. Morto Matthan, Melchi, discendente di Nathan, generò dalla medesima donna Eli. Eli e Giacobbe erano dunque fratelli uterini. Morto Eli senza lasciare figli, Giacobbe gli procurò un discendente e generò Giuseppe, figlio suo secondo la natura, figlio di Eli secondo la legge. Così Giuseppe era figlio di entrambi”.

17. Così Africano. Fatta in questo modo la genealogia di Giuseppe appare di necessità anche Maria come appartenente alla medesima tribù, giacché, secondo la Legge mosaica, non era permesso sposare membri di un’altra tribù: era prescritto che ci si dovesse sposare fra persone del medesimo distretto e della stessa tribù, perché l’eredità di una determinata stirpe non passasse da una tribù all’altra. E anche su questo argomento possono bastare le cose che abbiamo detto.

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