sabato 12 gennaio 2013

San Macario metropolita di Mosca


Santo vescovo Makarij, metropolita di Mosca e di tutta la Rus’ (1482-1563)

30 dicembre (12 gennaio)

 

Nel gruppo di santi canonizzati dalla Chiesa russa in occasione del Millennio del suo Battesimo non poteva mancare un «grande pastore», un vescovo «scelto dalla Sapienza di Dio» per guidare i fedeli nel cammino verso la patria eterna. Sono parecchi i santi vescovi [Svjatitelij] proposti alla venerazione e imitazione delle genti russe, tanto da costituire uno speciale capitolo della loro agiografia[1]. Alcuni fin dall’inizio dell’evangelizzazione testimoniarono nel sangue la loro fedeltà a Cristo, altri furono pastori così esemplari e pieni di zelo da lasciare benefiche conseguenze anche dopo la morte. Due dei russi canonizzati nel 1988 sono vescovi[2]: essi però non ressero a lungo una diocesi in quanto in loro prevalse il richiamo monastico e la guida spirituale, esercitata vivendo in monastero; invece Makarij, «metropolita di Mosca e di tutta la Rus’» fu il massimo gerarca della Chiesa locale e lo fu a lungo, fino alla morte, avvenuta il 31 dicembre 1563. Il Patriarcato in Russia fu introdotto, col consenso del Trono ecumenico di Costantinopoli, solo nel 1589, però la responsabilità ecclesiale di Makarij era similare. Il nome, è ricordato nel Tropario, viene dal greco: con questa parola cominciano le proclamazioni delle Beatitudini di Mt 5. Se è frequente in molte preghiere il chiedere l’intercessione di un santo per ottenere da Cristo «la pace del mondo e la salvezza delle anime», nel Tropario e Contacio propri si riferiscono alla persona del metropolita Makarij l’esser stato, oltre che pastore, un vero maestro, con l’insegnamento e i libri scritti, e di essersi impegnato per «glorificare i santi della nostra terra», come appare dalla sua biografia (che verrà riassunta di seguito).

Nato a Mosca verso il 1482 da genitori benestanti e pii, venne battezzato col nome di Michele[3]; la madre, presto rimasta vedova, si fece monaca e anche suo figlio entrò in monastero, nella comunità di san Pafnutij Borovskij, famosa per l’ascesi e l’intensa vita spirituale. Alla professione ebbe il nome di san Macario d’Egitto, un eremita del IV secolo, e per vari anni perseverò nell’umile servizio monastico insieme studiando per prepararsi al sacerdozio. Nel 1523 fu scelto come archimandrita, cioè superiore di un altro monastero dedicato alla Nascita della Madre di Dio, e il 4 marzo 1526 nella cattedrale dell’Assunta del Cremlino di Mosca veniva consacrato vescovo di Novgorod e Pskov, la più antica cattedra arcivescovile della metropolia di Mosca. Da ben diciassette anni essa non aveva un titolare e subito Makarij iniziò un lavoro pastorale efficacissimo, riformando la vita ecclesiastica, aiutando i monasteri a vivere secondo la regola cenobitica, promuovendo l’evangelizzazione tra le popolazioni settentrionali ancora pagane. «Makarij – è stato giustamente osservato – fu una delle personalità religiose più eminenti del suo tempo e la sua molteplice attività lasciò una traccia duratura nella vita della chiesa russa»[4].

Fu in questo periodo che l’arcivescovo iniziò la sua grande opera, durata dodici anni, dei Čet’i Minei, cioè la ricerca e la sistematizzazione dei testi liturgici sui santi e le feste di ogni mese dell’anno, di cui ancora non esisteva una raccolta unitaria secondo il calendario ecclesiastico.

Il popolo amava questo zelante pastore che in pochi anni, nella sola Novgorod, aveva costruito o riparato circa 40 chiese; che, da esperto iconografo, aveva personalmente restaurato il «tesoro» della eparchia, l’icona della Madre di Dio del Segno, e che stava sempre col suo gregge anche quando (in casi di epidemie, incendi, invasioni) molti si allontanavano.

Nel 1539 l’arcivescovo Makarij, a Mosca, partecipò all’elezione e intronizzazione del nuovo metropolita di tutta la Russia: fu eletto Ioasaf igumeno [abate] del monastero della Trinità e di san Sergio; e nel 1542 allo stesso posto fu scelto lui, l’arcivescovo di Novgorod. Aveva circa 60 anni e tra le prime mete delle visite fatte dal nuovo metropolita ci furono i due monasteri dove aveva fatto professione e dove era stato igumeno, quasi a sottolineare la continuità del suo impegno spirituale. Nel rapporto presentato dal Concilio vescovile del 1988 per la canonizzazione[5] di Makarij viene ben sottolineato che la sua esaltazione, pur tenendo conto dei grandi servizi da lui resi alla Chiesa, era «fondata sulla santità della sua vita» riconosciuta dai contemporanei: quella di un asceta, umile, zelante e profetico.

Impossibile riassumere in poche righe un ventennio di azione sulla massima cattedra della Chiesa russa, ma alcuni fatti sono entrati nella storia. Ad esempio, nel 1547 toccò al metropolita di Mosca Makarij incoronare, secondo l’antico rituale di Costantinopoli, il primo zar russo[6], il giovane Ivan IV. Nel 1547 e nel 1549 promosse due Sinodi in cui furono canonizzati numerosi santi già venerati localmente, inserendoli nel calendario liturgico della chiesa russa, dopo che erano stati fatti studi sulle loro vite e preparati i testi e le icone per le celebrazioni ecclesiali. Il 23 febbraio 1551 si aprì il Sinodo (o Concilio) poi detto dei Cento Capitoli, le cui decisioni furono molto importanti per la disciplina ecclesiastica, la riforma monastica, l’iconografia, l’istruzione religiosa e la liturgia. Attento al serpeggiare di nuove eresie, assieme ai confratelli vescovi ne condannò alcune al loro nascere e favorì il primo stampatore russo senza però riuscire a vedere la prima pubblicazione a stampa di un libro importante per le celebrazioni liturgiche, l’Apostol, uscito solo nel 1564[7].

L’azione missionaria, già cara a Makarij quando era a Novgorod, ebbe nuovo impulso verso le zone orientali dopo che Kazan era stata conquistata nel 1552; tre anni dopo il metropolita di Mosca erigeva la diocesi di Kazan, punto di partenza per l’evangelizzazione di vastissimi territori asiatici e il cui primo vescovo, Gurij, fu proclamato santo. La bellissima cattedrale sulla piazza Rossa detta di S. Basilio – ma in realtà dedicata alla Protezione della Vergine (Prokov)[8] – fu voluta dal metropolita Makarij per ricordare quella vittoria russa a Kazan che anni addietro egli aveva profeticamente annunziato. E alla morte del «pazzo per Cristo» Vasilij, il metropolita Makarij volle presiederne i funerali. Una malattia di poche settimane preparò l’ottantenne gerarca all’incontro «con il Dio vivente che fin dalla sua gioventù aveva tanto amato», come scrive un’antica cronaca, la quale nota pure che, quando la salma venne portata nella cattedrale dell’Assunzione al Cremlino, il suo viso colpì i presenti per la luminosità spirituale e misericordiosa dolcezza. La sua fama di santità col trascorrere del tempo restò viva – anche attraverso icone in cui il metropolita veniva raffigurato come anziano magro, alto, in abiti pontificali – fino al giorno della canonizzazione, fissato nel piano divino.

 

 

Tropario, tono 4

Quale grande pastore nel genere di vita e maestro dal pensiero universale, servitore scelto della Sapienza di Dio che nel nome parli di beatitudine, in questo giorno noi fedeli ti acclamiamo: santo vescovo Makarij prega Cristo Dio di dar pace al mondo e salvare le nostre anime.

 

Kontakion, tono 4

Con il tuo saggio insegnamento e i libri da te scritti, santo vescovo Makarij, ti sei sforzato di illuminare i popoli della Russia e di glorificare i santi della nostra terra; per questo sei stato detto meraviglioso, tu il successore dei supremi gerarchi della Russia. Intercedi affinché restiamo saldi nella fede e nella pietà!

 

Da: M. DONADEO, Preghiere a S. Andreij Rubliov e ad altri santi russi canonizzati dal Patriarcato di Mosca dal 1977 al 1993, Genova, 1995, 39-45.

 



[1] Si veda il cap. «Svjatiteli», in G. FEDOTOV, Santi dell’antica Rus’, cit., 95-117 e quello «Gli Svjatiteli», in I. KOLOGRIVOV, Santi russi, cit., 91-100.
[2] Sono i santi Ignatij Brjancianinov e Teofan il Recluso.
[3] Nell’Oriente bizantino l’iniziale del nome di battesimo è conservata nel nome monastico: Michele, Makarij.
[4] M. GARZANITI, Il Cristianesimo in Russia da Vladimir a Pietro il Grande, Coletti, Roma 1988, 125.
[5] Preparato dal metropolita Juvenalij Krutinskij, fu stampato nel 1988 col titolo Canonizzazione dei santi (in russo) dalla Laura della Trinità e S. Sergio (pp. 77-92).
[6] La parola viene da caesar ed è equivalente di basileus, «imperatore». L’incoronato non faceva prevedere quei gesti di violenza che gli valsero poi il soprannome di Terribile,
[7] Contiene gli Atti degli Apostoli e le Epistole, lette nella liturgia eucaristica prima del Vangelo. Il primo stampatore, accusato di eresia, dovette poi rifugiarsi all’estero e la stampa religiosa riprese con ritardo.
[8] Festa molto cara ai Russi, che la celebrano il 1° ottobre. Il sepolcro del «pazzo per Cristo» Vasilij è accanto alla cattedrale e il popolo vi trasferì il nome.

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