venerdì 11 gennaio 2013

I santi innocenti


Post-festa della Natività

I 14.000 bambini (Santi Innocenti) uccisi da Erode a Bethlehem

29 dicembre (11 gennaio)

 
 

Dal De symbolo di san Quodvultdeus il confessore vescovo di Cartagine

Disc. 2; PL 40,655

 
Il grande Re nasce piccolo bambino. I magi vengono da lontano, guidati dalla stella e giungono a Betlemme, per adorare colui che giace ancora nel presepio, ma regna in cielo e sulla terra. Quando i magi annunziano ad Erode che è nato il Re, egli si turba, e per non perdere il regno, cerca di ucciderlo, mentre, credendo in lui, sarebbe stato sicuro in questa vita e avrebbe regnato eternamente nell’altra.

Che cosa temi, o Erode, ora che hai sentito che è nato il Re? Cristo non è venuto per detronizzarti, ma per vincere il demonio. Tu, questo non lo comprendi, perciò ti turbi e infierisci; anzi, per togliere di mezzo quel solo che cerchi, diventi crudele facendo morire tanti bambini.

Le madri che piangono non ti fanno tornare sui tuoi passi, non ti commuove il lamento dei padri per l’uccisione dei loro figli, non ti arresta il gemito straziante dei bambini. La paura che ti serra il cuore ti spinge ad uccidere i bambini e, mentre cerchi di uccidere la Vita stessa, pensi di poter vivere a lungo, se riuscirai a condurre a termine ciò che brami. Ma egli, fonte della grazia, piccolo e grande nello stesso tempo, pur giacendo nel presepio, fa tremare il tuo trono; si serve di te che non conosci i suoi disegni e libera le anime dalla schiavitù del demonio. Ha accolto i figli dei nemici e li ha fatti suoi figli adottivi.

I bambini, senza saperlo, muoiono per Cristo, mentre i genitori piangono i martiri che muoiono. Cristo rende suoi testimoni quelli che non parlano ancora. Colui che era venuto per regnare, regna in questo modo. Il liberatore incomincia già a liberare e il salvatore concede già la sua salvezza.

Ma tu, o Erode, che tutto questo non sai, ti turbi e incrudelisci e mentre macchini ai danni di questo bambino, senza saperlo, già gli rendi omaggio.

O meraviglioso dono della grazia! Quali meriti hanno avuto questi bambini per vincere in questo modo? Non parlano ancora e già confessano Cristo! Non sono ancora capaci di affrontare la lotta, perché non muovono ancora le membra e tuttavia già portano trionfanti la palma della vittoria.

 
Strage degli innocenti,
Bergamo, Santa Maria Maggiore
 

Dalla Historia Ecclesiastica di sant’Eusebio vescovo di Cesarea
 
Libro I, Cap VIII

 
L’insidia d’Erode contro i fanciulli e quale fu la sua triste fine

 
1. Nato Cristo a Betlemme di Giudea, conformemente alle profezie e nel periodo di tempo indicato, Erode, interrogato da magi venuti dall’Oriente, che volevano sapere da lui dove si trovasse il re dei Giudei appena nato, perché avevano visto la sua stella e questo era stato il motivo di un così lungo viaggio e avevano fretta di adorare quel neonato come un Dio, Erode si turbò non poco per questa cosa che metteva in pericolo, a suo giudizio, il suo potere e domandò ai dottori della Legge nel popolo dove fosse attesa la nascita di Cristo e poiché conosceva la profezia di Michea che indicava Betlemme, ordina con un editto di uccidere a Betlemme e in tutti i suoi dintorni i lattanti e i bimbi dai due anni in giù, secondo il tempo che gli era stato precisato dai magi. Credeva che con ogni probabilità anche Gesù avrebbe condiviso la stessa sorte dei suoi coetanei.

2. Ma ecco che il fanciullo riesce a prevenire questa insidia, perché i suoi genitori, avvertiti da un angelo su ciò che stava per accadere, lo portarono in Egitto. Queste cose ce le insegna anche la sacra scrittura dell’Evangelo.

3. A questo punto conviene vedere i castighi che punirono l’audacia di Erode contro Cristo e i bimbi della sua età. Subito, senza neanche un piccolo preavviso, la giustizia divina lo colpì mentre era ancora in vita, mostrandogli i preludi di ciò che gli sarebbe toccato dopo la sua dipartita da quaggiù. 4. Proprio quando parevano floride le condizioni del suo regno, egli oscurò la sua fama con una successione di crimini contro la sua famiglia: assassinò sua moglie, i suoi figli e quelli che gli erano più vicini per vincoli di sangue ed affetto. Né d’altra parte sarebbe ora possibile descrivere compiutamente questi delitti che mettono in ombra ogni rappresentazione tragica e che Giuseppe ha trattato con larghezza in quella parte delle Storie in cui si occupa di Erode.

5. Subito dopo il crimine perpetrato contro il Salvatore e gli altri innocenti, un flagello agitato da Dio lo colpì e lo sospinse alla morte. Ma non ci sembra inopportuno sentire quanto dice lo storico stesso, nel libro diciassettesimo delle Antichità giudaiche, in cui descrive così la fine del tetrarca: “La malattia di Erode diventava sempre più dolorosa, perché Dio gli faceva scontare la pena dei suoi crimini. 6. Vi era in lui, infatti, un fuoco lieve, che al tocco non manifestava una arsione così grande quanto lo era il danno che essa provocava all’interno. Aveva una terribile bramosia di cibo che nulla poteva saziare, un’ulcera negli intestini e soprattutto dolori terribili di ventre, inoltre un flemmone umido e lustro ai piedi; 7. aveva anche intorno all’inguine lo stesso malanno e i genitali erano purulenti e pieni di vermi. Il suo respiro era faticoso e diffondeva un puzzo insopportabile per la pesantezza e per l’asma convulsa; tutte le sue membra erano scosse con insopportabile violenza. 8. Si diceva da parte degli indovini e di coloro che hanno la capacità di predire queste cose che Dio infliggeva al re una pena così grave per la sua grande empietà. “Ecco quanto dice lo storico summenzionato nell’opera citata.

9. Nel secondo libro delle Storie egli riferisce le stesse cose sul medesimo personaggio, esprimendosi in questo modo: “Poi il male si diffuse in tutto il suo corpo, facendogli provare sofferenze di ogni genere. Aveva una febbre lenta, un insopportabile prurito su tutta la superficie del corpo e continui dolori di ventre, i piedi erano gonfi come quelli degli idropici, l’addome tutto infiammato e i genitali purulenti e verminosi; inoltre respirava solo in posizione eretta e a fatica; le sue membra si agitavano convulsamente: gli indovini dicevano che quei mali erano una punizione. 10. “Ma Erode lottando contro così grandi sofferenze si attaccava alla vita, conservava la speranza e cercava rimedi. Passò, dunque, il Giordano e fece uso delle acque termali di Calliroè: queste defluiscono nel Lago Asfaltite e il loro sapore gradevole le rende potabili.

11. Là i medici furono del parere di riscaldare tutto il suo corpo indebolito, facendolo immergere in una vasca piena d’olio, ma cadde in deliquio, strabuzzando gli occhi come morto. Alle grida dei servi, si riebbe e disperando ormai della sua guarigione fece distribuire a ogni soldato cinquanta dracme e grosse somme di denaro ai capi e agli amici. 12. Ritornò poi a Gerico, ormai preso da cupa irritazione e in atteggiamento di sfida verso la morte: decise di attuare un’empia azione. Fece riunire i notabili di ogni distretto dell’intera Giudea e ordinò di rinchiuderli nel luogo detto Ippodromo. 13. Chiamati presso di sé la sorella Salome e suo marito Alexàs disse loro: “So che i Giudei festeggeranno la mia morte, ma se voi vorrete eseguire i miei ordini, potrò anch’io essere rimpianto da altre persone ed avere splendide esequie: questi uomini tenuti prigionieri, non appena io sia morto, fateli circondare dai soldati e uccidere affinché tutta la Giudea e ogni casa debbano versar lacrime per me, anche non volendolo”.

14. E un po’ più avanti Giuseppe dice: “Tormentato di nuovo dal bisogno di cibo e da una tosse spasmodica, pieno di sofferenze, decise di anticipare il destino: prese una mela e chiese anche un coltello, era solito tagliare ciò che mangiava; girati poi gli occhi attorno per vedere se ci fosse qualcuno che potesse impedirglielo, alzò la mano destra per colpirsi”. 15. Il medesimo storico racconta, inoltre, che prima degli ultimi istanti della sua vita diede ordine di uccidere un terzo suo figlio, oltre ai due che aveva fatto uccidere prima e subito cessò di vivere in mezzo a sofferenze non lievi”.

16. Tale fu la fine di Erode, che subì così un giusto castigo per la morte dei fanciulli che aveva fatto uccidere attorno a Betlemme, quando tese un’insidia contro il nostro Salvatore. Dopo la sua morte un angelo si presentò in sogno a Giuseppe che viveva allora in Egitto e gli ordinò di ritornare in Giudea col figlio e con sua madre, facendogli sapere che erano morti coloro che cercavano la vita del bambino. E l’evangelista aggiunge oltre a queste cose: “Avendo sentito che Archelao era diventato re al posto di suo padre Erode, aveva paura di andare là e avvertito da un sogno si ritirò nel paese della Galilea”.

 

 

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