giovedì 18 ottobre 2012

Il martirio dei piccoli pellegrini




L’abbà Bitimio riferiva questo racconto dell’abbà Macario.

            Una volta, mentre stavo a Scete, giunsero due pellegrini, uno con la barba e l’altro a cui spuntavano i primi peli. Vennero verso di me chiedendomi: “Dov’è la cella dell’abbà Macario?”. Io risposi: “Che volete da lui?”. Essi replicarono: “Abbiamo sentito parlare di lui e di Scete, volevamo vederlo”. Io ribattei: “Sono io”. Essi si inchinarono e dissero: “Desideriamo restare qui”. Vedendoli delicati e venuti su nel benessere, risposi: “Voi non potete restare qui”. Allora quello più grande replicò: “Se non possiamo restare qui, ce ne andremo in un altro posto”. Io pensai tra me: “Perché li scaccio e li scandalizzo? Lo sforzo farà in modo che essi per conto loro fuggano di qui”. Perciò dissi loro: “Venite e fatevi una cella, se ne siete capaci”. Essi risposero: “Mostraci dove e la faremo”. Diedi loro un’ascia e una sacca contenente pane e sale e indicai loro una dura roccia. “Scavate qui, - dissi - portate del legname dalla palude e, una volta che avete fatto il tetto, mettetevici”. Credevo che la fatica li avrebbe fatti andar via. In seguito mi chiesero: “Che cosa dobbiamo fare qui?”. Io risposi loro: “La corda”. Presi dei rami di palma nella pianura, gli mostrai come si dovesse tesserla, quindi dissi di fare delle ceste, di portarle ai custodi, che in cambio avrebbero dato loro dei pani, e dopo me ne andai. Essi pazientemente fecero tutto quanto io avevo ordinato e per tre anni non vennero più da me. Un pensiero, tuttavia, mi agitava: “Che fanno? Perché non vengono a chiedermi niente? C’è gente che viene da me da lontano e questi che sono vicini no e non vanno neppure dagli altri. Si recano solo in chiesa in silenzio a prendere l’Eucaristia”. Perciò, dopo aver digiunato per una settimana, pregai Dio di mostrarmi che cosa essi facessero. Trascorsi sette giorni andai da loro per vedere come vivevano. Dopo che ebbi bussato, mi fu aperto e in silenzio essi mi salutarono. Dissi una preghiera e mi sedetti. Il maggiore fece segno al più piccolo di uscire, quindi si mise a intrecciare la corda, senza dire niente. All’ora nona batté un colpo e quello più giovane entrò, preparò un brodo e, a un cenno del più grande, apparecchiò la tavola, mettendoci sopra tre focacce, quindi rimase in silenzio. Io dissi: “Andiamo a mangiare”. Ci levammo per mangiare; egli portò la brocca e bevemmo. A sera mi domandarono se me andavo. Io risposi di no e che avrei dormito lì. Misero per me una stuoia da un lato e per loro un’altra, in un angolo. Si slacciarono le cinture e gli scapolari e si stesero insieme sulla stuoia davanti a me. Quando fecero questo, io pregai Dio di rivelarmi il senso delle loro azioni. Il tetto allora si scoprì e ci fu luce come se fosse giorno, che essi però non vedevano. Quando pensarono che io dormissi, il maggiore colpì a un fianco il minore, si alzarono, si allacciarono le cinture e tesero le mani al cielo. Io li potevo vedere, ma essi non vedevano me. Osservi dei demoni che andavano a mettersi, sotto l’aspetto di mosche, sul più piccolo, chi sulla sua bocca, chi sui suoi occhi. E vidi un angelo del Signore con una spada di fuoco che lo proteggeva e mandava via i demoni. Al più grande invece essi non poterono accostarsi. Quando fu il mattino, si coricarono. Io feci finta che mi svegliavo in quel momento e anch’essi fecero lo stesso. Il maggiore mi disse questo soltanto: “Vuoi recitare dodici salmi?”. Io risposi di sì. Il minore ne disse cinque di sei versi e un alleluia e ad ogni verso usciva una lingua di fuoco che arrivava fino al cielo. Allo stesso modo anche il maggiore, quando apriva la bocca per recitare i salmi, ne usciva una fune di fuoco che arrivava fino al cielo. Anch’io recitai qualche versetto a memoria e me ne andai dicendo: “Pregate per me”. Essi in silenzio si inchinarono. Avevo capito che il più grande aveva raggiunto la perfezione e che il più piccolo era ancora combattuto dal Nemico. Dopo pochi giorni il più grande morì. A distanza di tre giorni morì anche il più piccolo.

            Quando alcuni padri andavano dall’abbà Macario, egli li portava nella loro cella e diceva: “Venite a vedere il martirio dei piccoli pellegrini”.

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