sabato 20 ottobre 2012

La creazione dell’uomo

 
La creazione dell’uomo

 
 

L’anziano – Nel primo capitolo della Genesi abbiamo letto una descrizione della creazione che terminava con l’uomo, il quale, in definitiva, appariva come una “creatura” fra le altre.

Forse, però, avrai notato una differenza. Per tutto ciò che non è l’uomo Dio si limita a “ordinare” e le creature appaiono. Dopo, invece, Dio dice: “Facciamo l’uomo: sia simile a noi, sia la nostra immagine. Dominerà… sugli animali selvatici”.

 

Il giovane – È vero. Si vede che Dio attribuisce un’importanza particolare all’uomo, quasi volesse farne il suo rappresentante sulla terra.

 

L’anziano – La cosa è ancora più precisa nel seguito del capitolo secondo della Genesi (Gn 2, 5-7):

“Sulla terra non c’era ancora nemmeno un cespuglio e nei campi non germogliava l’erba. Dio, il Signore, non aveva ancora mandato la pioggia e non c’era l’uomo per lavorare la terra. Vi era solamente vapore che saliva dal suolo e ne inumidiva tutta la superficie. Allora, Dio, il Signore, prese dal suolo un po’ di terra e, con quella, plasmò l’uomo. Gli soffiò nelle narici un alito vitale e l’uomo diventò una creatura vivente”.

 

Il giovane – Come mai esistono due racconti della Creazione?

 

L’anziano – Ciò dipende dal fatto che i primi libri della Genesi non raccontano una “storia” – una storia suppone un testimone, e al momento della Creazione Dio è assolutamente solo – ma vogliono farci conoscere il disegno di Dio sull’uomo, che lo Spirito Santo ha rivelato ai Profeti nell’Antico Testamento.

 

Il giovane – Che significato hanno questi due racconti?

 

L’anziano – Il primo ci presenta la creazione dell’universo che, come tu dicevi, Dio affida all’uomo.

Il secondo ci dice perché l’uomo viene creato per ultimo: per completare il mondo e guidarlo verso Dio, dal momento che, come ci dice il testo, per coltivare la terra è tanto necessario l’uomo quanto la poggia che la feconda.

Ora, questa responsabilità dell’uomo era così grande che Dio pensò di dovergli mettere accanto qualcuno per aiutarlo.

Tuttavia nessuna delle creature già esistenti gli era adatta, per cui “l’aiuto” venne all’uomo da lui stesso: “Allora Dio, il Signore, fece scendere un sonno profondo sull’uomo, che si addormentò; poi gli tolse una costola e rinchiuse la carne al suo posto. Con quella costola Dio, il Signore, formò la donna e la condusse all’uomo”.

Abbiamo qui un modo di agire che vuol farci capire che:

 

a) l’uomo e la donna condividono l’identica natura.

 

b) la donna è chiamata ad essere la compagna dell’uomo, colei che gli sta sempre accanto.
 

 

            Svegliatosi, l’uomo esclamò: “Questa, sì! È osso delle mie ossa, carne della mia carne… Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre, si unirà alla sua donna e i due saranno una cosa sola”.

            Quando leggiamo nel testo che Dio ha plasmato l’uomo con la terra, possiamo pensare che il legame che abbiamo con tutta la creazione è molto importante; noi siamo plasmati con la stessa materia, apparteniamo alla stessa creazione, facciamo una cosa sola con essa (il nome dell’uomo,  Adamo, proviene dalla parola ebraica adamà = terra).

Dio però ha soffiato nell’uomo la vita: egli è una creatura viva perché Dio è con lui. L’uomo è vita perché Dio gli comunica continuamente la vita mediante il suo Soffio, la sua Presenza, la sua Potenza.

Dio ha creato l’uomo e la donna a sua immagine: l’intera umanità, in tutta la sua varietà, è creata a immagine di Dio. La grandezza, la bellezza e la libertà dell’uomo sono dovute al fatto che Dio l’ha creato a sua immagine.

Come Dio – Padre, Figlio e Spirito Santo – è UNO, così pure l’uomo e la donna, creati a immagine di Dio, sono chiamati a diventare UNO amandosi sempre più.

Ma se siamo a immagine di Dio, possiamo assomigliargli sempre più, diventare simili a lui: se lo amiamo e permettiamo che entri in noi il Soffio della sua vita divina.

Il fine dell’esistenza umana consiste nel somigliare sempre più al nostro divino modello.

 

Il giovane – Tu dici che l’uomo è stato creato da Dio a sua immagine. A me, però, hanno detto che l’uomo deriva dalla scimmia.

 

L’anziano – Come abbiamo visto nel capitolo precedente, ciò che ha creato “in principio”, Dio l’ha creato dal niente. L’uomo, invece, Dio non l’ha creato dal niente, ma servendosi di “un po’ di terra” e di tutto ciò che questa ha in sé. Come a dire che per realizzare l’uomo Dio si è servito della natura tutta intera e della sua evoluzione, senza escludere la scimmia, né il pesce, che fanno parte della terra.

L’uomo infatti è il punto finale e perfetto della creazione, nel quale l’intera creazione è come condensata, ricapitolata.

Inoltre, Dio ha animato l’uomo col suo Soffio personale, col suo Spirito personale.

Ora è proprio questa presenza di Dio stesso che illumina l’uomo, che fa risplendere su di lui la luce del suo Volto, ciò che distingue l’uomo dalla scimmia e da tutte le altre creature.

Questa Presenza di Dio, questo Soffio di Dio proiettano sull’uomo l’Immagine di Dio, gli conferiscono una bellezza, una “corona di gloria”, fanno di lui il re e il responsabile di tutta la creazione (cf Gn 1, 28-29; 2, 19-20).

 

 

Da: Dio è vivo. Catechismo per tutti scritto da un gruppo di cristiani ortodossi, Torino, 1989, 32-34.

Nessun commento:

Posta un commento