Settimana del Figliol prodigo
Da La
Scala di san Giovanni Climaco
La preghiera, nella sua essenza, è intimità e unione
dell’uomo con Dio; nei suoi effetti, è sostegno del mondo, riconciliazione con
Dio, madre delle lacrime e loro figlia, espiazione dei peccati, ponte per
superare le tentazioni, muro contro le tribolazioni, eliminazione delle guerre,
opera degli angeli, nutrimento di tutti gli esseri incorporei, letizia del
mondo futuro, attività senza fine, fonte di virtù, dispensatrice di grazie,
progresso invisibile, alimento dell’anima, illuminazione della mente, scure
contro la disperazione, dimostrazione di speranza, dissoluzione della
tristezza, ricchezza dei monaci e tesoro degli esicasti, diminuzione della
collera, specchio del nostro progresso, indice del nostro grado di perfezione,
manifestazione della nostra condizione interiore, rivelazione dei beni futuri e
pegno della gloria. La preghiera, per chi prega veramente, è corte di
giustizia, giudizio e tribunale del Signore prima del giudizio futuro.
Alziamoci e ascoltiamo questa regina
delle virtù che grida a gran voce verso di noi dicendo: “Venite a me, voi tutti
affaticati e oppressi, e io vi darò riposo! Prendete il mio giogo sopra di voi
e imparate da me, e troverete riposo per le vostre anime, e guarigione per le
vostre ferite! Il mio giogo infatti è dolce, ed è in grado di guarire grandi
cadute” (cf. Mt 11, 28-30)!
Ogni volta che andiamo a presentarci
davanti al nostro Re e Dio e a conversare con lui, guardiamo di non metterci in
strada se prima non ci siamo preparati, perché non succeda che egli, vedendo da
lontano che non abbiamo le armi e il vestito adatto per presentarci a corte,
ordini ai suoi servitori e ministri di legarci, di scacciarci lontano dalla sua
presenza (Mt 2, 11-12) e di gettarci in faccia le nostre richieste, dopo averle
strappate.
Quando vai a presentarti davanti al
Signore, la tunica della tua anima sia interamente tessuta con il filo – o
piuttosto con il presupposto – dell’assenza di rancori, perché altrimenti non
ricaverai alcun profitto della tua preghiera. L’intero tessuto della tua
supplica sia senza ornamenti: il pubblicano e il figlio prodigo infatti si
riconciliarono con Dio con una sola parola (cf. Lc 8, 13; 15, 21)!
Nella tua preghiera, non usare
parole sofisticate, perché spesso il balbettio semplice e ripetitivo dei
bambini è riuscito a intenerire il Padre loro che è nei cieli (cf. Mt 6, 9).
Non affannarti a parlare molto
quando preghi (cf. Mt 6, 7), perché la tua mente non si disperda nella ricerca
delle parole. Una sola parola da parte del pubblicano bastò a procurargli la
misericordia di Dio (cf. Lc 18, 13), e un solo grido di fede salvò il ladrone
(cf. Lc 23, 42-43). L’uso di molte parole nella preghiera spesso disperde la
mente e la colma di immagini, mentre la ripetizione di una sola formula spesso
la raccoglie.
Quando una parola della tua
preghiera ti pervade di dolcezza o di compunzione, rimani in essa, perché in
quel momento il nostro angelo custode sta pregando con noi.
Da: GIOVANNI CLIMACO,
La Scala 28, 1-4.8-10, Magnano (VC), 2005, 433-435.
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