martedì 5 marzo 2013

Da La Scala di san Giovanni Climaco


Settimana del Figliol prodigo

 

Da La Scala di san Giovanni Climaco

 
            La preghiera, nella sua essenza, è intimità e unione dell’uomo con Dio; nei suoi effetti, è sostegno del mondo, riconciliazione con Dio, madre delle lacrime e loro figlia, espiazione dei peccati, ponte per superare le tentazioni, muro contro le tribolazioni, eliminazione delle guerre, opera degli angeli, nutrimento di tutti gli esseri incorporei, letizia del mondo futuro, attività senza fine, fonte di virtù, dispensatrice di grazie, progresso invisibile, alimento dell’anima, illuminazione della mente, scure contro la disperazione, dimostrazione di speranza, dissoluzione della tristezza, ricchezza dei monaci e tesoro degli esicasti, diminuzione della collera, specchio del nostro progresso, indice del nostro grado di perfezione, manifestazione della nostra condizione interiore, rivelazione dei beni futuri e pegno della gloria. La preghiera, per chi prega veramente, è corte di giustizia, giudizio e tribunale del Signore prima del giudizio futuro.

            Alziamoci e ascoltiamo questa regina delle virtù che grida a gran voce verso di noi dicendo: “Venite a me, voi tutti affaticati e oppressi, e io vi darò riposo! Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, e troverete riposo per le vostre anime, e guarigione per le vostre ferite! Il mio giogo infatti è dolce, ed è in grado di guarire grandi cadute” (cf. Mt 11, 28-30)!

            Ogni volta che andiamo a presentarci davanti al nostro Re e Dio e a conversare con lui, guardiamo di non metterci in strada se prima non ci siamo preparati, perché non succeda che egli, vedendo da lontano che non abbiamo le armi e il vestito adatto per presentarci a corte, ordini ai suoi servitori e ministri di legarci, di scacciarci lontano dalla sua presenza (Mt 2, 11-12) e di gettarci in faccia le nostre richieste, dopo averle strappate.

            Quando vai a presentarti davanti al Signore, la tunica della tua anima sia interamente tessuta con il filo – o piuttosto con il presupposto – dell’assenza di rancori, perché altrimenti non ricaverai alcun profitto della tua preghiera. L’intero tessuto della tua supplica sia senza ornamenti: il pubblicano e il figlio prodigo infatti si riconciliarono con Dio con una sola parola (cf. Lc 8, 13; 15, 21)!

            Nella tua preghiera, non usare parole sofisticate, perché spesso il balbettio semplice e ripetitivo dei bambini è riuscito a intenerire il Padre loro che è nei cieli (cf. Mt 6, 9).

            Non affannarti a parlare molto quando preghi (cf. Mt 6, 7), perché la tua mente non si disperda nella ricerca delle parole. Una sola parola da parte del pubblicano bastò a procurargli la misericordia di Dio (cf. Lc 18, 13), e un solo grido di fede salvò il ladrone (cf. Lc 23, 42-43). L’uso di molte parole nella preghiera spesso disperde la mente e la colma di immagini, mentre la ripetizione di una sola formula spesso la raccoglie.

            Quando una parola della tua preghiera ti pervade di dolcezza o di compunzione, rimani in essa, perché in quel momento il nostro angelo custode sta pregando con noi.

 

Da: GIOVANNI CLIMACO, La Scala 28, 1-4.8-10, Magnano (VC), 2005, 433-435.

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