Icona mirovlita della Madre di Dio Semistrelnaya dei Campiveri di
Cividate al Piano (Bg)
19
febbraio (4 marzo)
L’icona, un
affresco del 1630, è meglio conosciuta come immagine della Beata Vergine Addolorata dei Campiveri, il 19 febbraio si fa memoria della
miracolosa mirovlia avvenuta nel 1862.
Cividate al
Piano sorge al limite della scarpata destra dell’Oglio, distante 22 km da
Bergamo. Il borgo antico conserva i resti di un castello medioevale che
dall’alto di uno sperone domina un buon tratto del corso dell’Oglio e della
pianura bresciana. I circa 5.000 abitanti, all’ultimo censimento, sono dediti
ai lavori nell’industria e nell’agricoltura.
Tra i
monumenti principali legati alla vita della comunità vi è un castello che
risale al secolo XIII, ormai ridotto ad un imponente rudere, che testimonia
però le lotte che nei secoli XIV e XV insanguinarono anche queste località. La
Chiesa parrocchiale è antica nelle origini, ma come è oggi risale al secolo
XVIII.
Il fatto straordinario
Nel 1630, per
ricordare gli abitanti del paese morti per la peste, viene costruito in
località Campiveri, un Oratorio campestre dove è dipinta l’Addolorata accanto
al Crocefisso con i Santi Rocco e Sebastiano.
Di questa
Cappella ormai non vi è traccia perché inglobata nel nuovo Santuario costruito
fra il 1893 ed il 1894. Vi è rimasta, però, una pietra situata a sinistra, a
terra nel porfido del sagrato, con una iscrizione latina. Si è salvato anche il
dipinto dell’Addolorata, posto poi sull’altare maggiore del Santuario, costruito
in seguito ad un fatto miracoloso accaduto il 19 febbraio 1862.
Una fanciulla
di 7 anni, Francesca Pagani, recatasi alla vecchia edicola di Campiveri a
pregare per il padre e la sorella malati, vede nel recinto dell’edicola due
uomini vestiti di velluto nero che leggono un libro davanti al Crocefisso. La
bambina richiama la loro attenzione ed essi la guardarono amorevolmente.
Recitate
alcune preghiere, torna a casa e narra il fatto alla mamma, che però non lo
prende in considerazione. Il giorno dopo alle tre del pomeriggio la bambina
ritorna per pregare e nota che l’immagine sacra è coperta di sudore.
Meravigliata,
fa notare la cosa a due uomini di passaggio i quali, constatato il fatto,
esclamano: “ragazza, è brutto segno”.
La fanciulla
dopo molto tempo vede passare una donna, Maria Bertorelli-Cattaneo, e la chiama
perché constati il prodigio; convince poi la mamma a venire essa pure alla
Cappella per vedere la Madonna, il Crocifisso e i Santi che sudano. Il fatto si
ripete nei giorni successivi sempre dalle ore 15 e alle 17 e si divulga in modo
inspiegabile. Il Parroco del paese Don Piero Conti, il sindaco Luigi Marchesi e
l’ingegnere Enea Rubini procedono ad esaminare il tetto e le pareti
dell’edicola per trovare se vi sia qualche spiegazione della presenza di quel
sudore “lucente come la rugiada”. I documenti parlano di guarigioni prodigiose
regolarmente registrate e conservate negli archivi.
Il 19 febbraio
si celebra la festa per ricordare il fatto miracoloso che diede origine al
Santuario.
Don Mario Morra sdb
Da: Giambattista
Busetti, Santuari mariani della
Bergamasca, Bergamo, Velar 1984.
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