giovedì 7 marzo 2013

Dall’Invito a penitenza di san Giovanni Crisostomo


Settimana del Figliol prodigo



Dall’Invito a penitenza di san Giovanni Crisostomo

Cap. 7

 

Se tu domandi di quelli che, dopo aver creduto, sono caduti, di tutti si deve dire che, se son caduti, prima stavano ritti e non coricati: chi giace a terra, come può cadere? Ma ti saran dette anche altre cose, sia con parabole che con fatti e ragionamenti convincenti. Così quella pecora che si era allontanata dalle altre novantanove e che poi fu ricondotta fra loro, non significa altro per noi se non la caduta e il ritorno dei fedeli. Era infatti una pecora non di qualche altro gregge, ma che apparteneva al numero delle rimanenti e andava al pascolo sotto lo stesso pastore, ma poi si sviò e non per poco, ma per monti e per valli, vale a dire molto lontano dalla retta via. Forse che il pastore la lasciò andare? No, certo; anzi la riportò senza trascinarla, senza batterla, ma prendendola sulle proprie spalle. Come i migliori medici riconducono a sanità i malati più gravi con molta sollecitudine, non solo curandoli secondo le leggi della medicina, ma talvolta usando loro speciali riguardi, così Dio con quelli molto rovinati dal vizio, non ha rigorose esigenze nel ricondurli alla virtù, ma procede con calma, piano piano e li sostiene sicché non diventi più profonda la separazione e più grave l’errore. Questo non lo si vede solo dalla precedente parabola, ma anche da quella del figliuol prodigo. Questi pure non era un estraneo, ma era figlio di un uomo buono e fratello d’un bravo giovane, eppure cadde non in una colpa ordinaria ma, per così dire, nell’estremo dei mali; ricco, libero, nobile, si trovò peggio degli schiavi, degli estranei, dei mercenari. Eppure ritornò allo stato di prima e riebbe tutto l’antico onore. Se avesse disperato della sua vita e, avvilito per quanto gli era accaduto, fosse rimasto in paese straniero, non avrebbe ottenuto quello che di fatto ottenne, ma rifinito dalla fame avrebbe incontrato la più lacrimevole delle morti. Invece si pentì e non disperò e dopo tanta miseria, ritornò al primitivo splendore, indossò una ricca veste e godette riguardi maggiori che il fratello mai caduto. Disse infatti quest’ultimo: Da tanti anni ti servo e non ho mai trasgredito un tuo comando, eppure mai mi hai regalato un capretto, per fare un po’ d’allegria con i miei amici; invece quando è venuto questo tuo figlio che si è divorato un patrimonio con le meretrici, hai ucciso per lui il vitello grasso. Tanta è l’efficacia del pentimento!

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