lunedì 4 marzo 2013

Icona mirovlita della Madonna dei Campiveri


Icona mirovlita della Madre di Dio Semistrelnaya dei Campiveri di Cividate al Piano (Bg)

19 febbraio (4 marzo)

 

 

L’icona, un affresco del 1630, è meglio conosciuta come immagine della Beata Vergine Addolorata dei Campiveri, il 19 febbraio si fa memoria della miracolosa mirovlia avvenuta nel 1862.

 

 

Cividate al Piano sorge al limite della scarpata destra dell’Oglio, distante 22 km da Bergamo. Il borgo antico conserva i resti di un castello medioevale che dall’alto di uno sperone domina un buon tratto del corso dell’Oglio e della pianura bresciana. I circa 5.000 abitanti, all’ultimo censimento, sono dediti ai lavori nell’industria e nell’agricoltura.

Tra i monumenti principali legati alla vita della comunità vi è un castello che risale al secolo XIII, ormai ridotto ad un imponente rudere, che testimonia però le lotte che nei secoli XIV e XV insanguinarono anche queste località. La Chiesa parrocchiale è antica nelle origini, ma come è oggi risale al secolo XVIII.

 

Il fatto straordinario

Nel 1630, per ricordare gli abitanti del paese morti per la peste, viene costruito in località Campiveri, un Oratorio campestre dove è dipinta l’Addolorata accanto al Crocefisso con i Santi Rocco e Sebastiano.

Di questa Cappella ormai non vi è traccia perché inglobata nel nuovo Santuario costruito fra il 1893 ed il 1894. Vi è rimasta, però, una pietra situata a sinistra, a terra nel porfido del sagrato, con una iscrizione latina. Si è salvato anche il dipinto dell’Addolorata, posto poi sull’altare maggiore del Santuario, costruito in seguito ad un fatto miracoloso accaduto il 19 febbraio 1862.

Una fanciulla di 7 anni, Francesca Pagani, recatasi alla vecchia edicola di Campiveri a pregare per il padre e la sorella malati, vede nel recinto dell’edicola due uomini vestiti di velluto nero che leggono un libro davanti al Crocefisso. La bambina richiama la loro attenzione ed essi la guardarono amorevolmente.

Recitate alcune preghiere, torna a casa e narra il fatto alla mamma, che però non lo prende in considerazione. Il giorno dopo alle tre del pomeriggio la bambina ritorna per pregare e nota che l’immagine sacra è coperta di sudore.

Meravigliata, fa notare la cosa a due uomini di passaggio i quali, constatato il fatto, esclamano: “ragazza, è brutto segno”.

La fanciulla dopo molto tempo vede passare una donna, Maria Bertorelli-Cattaneo, e la chiama perché constati il prodigio; convince poi la mamma a venire essa pure alla Cappella per vedere la Madonna, il Crocifisso e i Santi che sudano. Il fatto si ripete nei giorni successivi sempre dalle ore 15 e alle 17 e si divulga in modo inspiegabile. Il Parroco del paese Don Piero Conti, il sindaco Luigi Marchesi e l’ingegnere Enea Rubini procedono ad esaminare il tetto e le pareti dell’edicola per trovare se vi sia qualche spiegazione della presenza di quel sudore “lucente come la rugiada”. I documenti parlano di guarigioni prodigiose regolarmente registrate e conservate negli archivi.

Il 19 febbraio si celebra la festa per ricordare il fatto miracoloso che diede origine al Santuario.

 

Don Mario Morra sdb

 

Da: Giambattista Busetti, Santuari mariani della Bergamasca, Bergamo, Velar 1984.

 

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