lunedì 24 dicembre 2012

Dalla XII catechesi battesimale di san Cirillo


Dalla XII catechesi battesimale di san Cirillo di Gerusalemme

Nutriti tutti di puri alimenti, educati alla scuola della castità, offriamo pure le labbra per esaltare Dio generato dalla Vergine.

Stiamo per essere resi degni di partecipare alle carni del mistico agnello, sia della sua testa che dei suoi piedi (cfr. Es 12, 9), della testa della sua divinità e dei piedi della sua umanità.

Se prestiamo ascolto alle parole del santo Evangelo, non possiamo non prestare fede a Giovanni il Teologo: alle parole: «In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio»; alle seguenti: «E il Verbo si fece carne» (Gv. 1, 1.14). Se adorassimo in Cristo un semplice uomo saremmo empi, ma non saremmo meno empi adorandolo soltanto come Dio e prescindendo dalla sua umanità; se infatti fosse soltanto Dio vero, come lo è veramente, e non avesse assunto l’umanità, noi rimarremmo esclusi dalla salvezza.

Adoriamolo dunque come Dio, e crediamolo fermamente fatto uomo. A nulla ci servirà il dirlo uomo escludendo la sua divinità, e non ci porterà a salvezza il proclamarlo Dio prescindendo dalla sua umanità.

Testimoniano il suo avvento confessandolo nostro re e medico, nostro re che s’è degnato di farsi nostro medico cingendosi dei panni dell’umanità (Cf. Gv. 13, 4) per guarire le nostre infermità. Si è fatto perfetto maestro di noi fanciullini, bambino tra bambini, per elargire la sua sapienza a noi insipienti (Cf. Prov. 1, 4); si è fatto pane celeste disceso dal cielo, per farsi nutrimento di noi affamati.

Ricorda quello che abbiamo detto ieri sulla sua divinità, ma bisogna che tu creda anche nell’Unigenito Figlio di Dio nato da una vergine, prestando fede all’evangelista Giovanni che dice: «E il Verbo s’è fatto carne ed ha abitato tra noi» (Gv. 1, 14).

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