Dalle Omelie sulla lettera agli Efesini
di san Giovanni Crisostomo
L’ambizione
mise sottosopra tutte le cose e riempì non soltanto il mondo, ma anche la Chiesa
di innumerevoli tumulti. Allo stesso modo come dei venti impetuosi e violenti,
irrompendo in un tranquillo porto, lo rendono più pericoloso di qualsiasi frana
o tempesta; parimenti, una volta che ebbe fatto la sua irruzione il desiderio
della gloria, esso sconvolse e confuse tutte le cose.
Certamente
avrete assistito spesso all’incendio di grandi case. Avete veduto come il fumo
sale verso il cielo, mentre nessuno si avvicina a estinguere il danno, ma il
fuoco consuma indisturbato l’intera proprietà? Sovente tutta la città si mette
lì attorno a contemplare la sciagura, senza che nessuno si adoperi a recare il
minimo aiuto. Eccoli tutti là intorno: non fanno nulla, ma ognuno stende il suo
braccio per mostrare a chi è appena arrivato una lampada che precipita da una finestra
o le travi che si sfasciano oppure il muro di cinta, intatto, che si stacca dai
sostegni e crolla al suolo. Vi sono, a ogni modo, anche molte persone audaci e
pronte a gettarsi nel pericolo, le quali, tuttavia, se osano avvicinarsi agli
edifici che ardono, non è per dare una mano a spegnere il fuoco, ma soltanto
perché lo spettacolo sia più divertente lì donde essi possono vedere tutto ciò che
rimane nascosto a chi è più distante. Orbene, anche se quella casa era grande e
splendida, lo spettacolo che si para adesso dinanzi agli occhi è miserevole e
degno di molte lacrime: i capitelli delle colonne ridotti in polvere, anche
molte di queste distrutte, alcune a causa del fuoco, altre sovente a motivo
dell’imperizia dei costruttori. Si possono altresì vedere, attraverso il tetto scoperchiato,
gli affreschi che adornavano le pareti rimasti allo scoperto senza più alcuna bellezza.
Chi potrebbe, poi, descrivere le ricchezze che si trovavano racchiuse lì
dentro: vesti d’oro, vasi d’argento? Ebbene, laddove entrava soltanto il
padrone di casa con sua moglie, dove si trovava il segreto ripostiglio di tanti
vestiti e profumi e gemme, i bagnini, gli immondezzai e tutti gli altri servi
in fuga vedono ogni cosa in un unico rogo. Tutto ciò che si trovava all’interno
è diventato acqua e fuoco e fango e polvere e legna semibruciata.
Ma perché
proseguire oltre con questa immagine? Intendo, infatti, non descrivere l’incendio
di una casa (e che me ne importa?), ma raffigurare piuttosto dinanzi agli occhi
vostri, per quanto possibile, i mali della Chiesa. La cupidigia, infatti, ha
fatto la sua irruzione nella Chiesa come un fulmine che si abbatte dall’alto:
entrando attraverso il tetto, non ha spaventato nessuno poiché, mentre la casa
paterna brucia, noi dormiamo un sonno inerte e profondo. Che cosa non ha divorato,
infatti, questo fuoco? Quali immagini che si trovano nella Chiesa non ha
distrutto? La Chiesa, infatti, non è altro che la casa costruita per le anime
nostre. Essa, d’altronde, non è tutta di pari dignità: delle pietre che la
compongono, infatti, alcune sono splendide e lucide, altre più deteriori, ma a
loro volta assai più pregiate di altre ancora. Molte di queste, poi, sono
costituite addirittura dall’oro che è posto ad ornamento del tetto; altre hanno
la funzione di decorare le pareti come gli affreschi delle case; molte, infine,
assolvono il compito delle colonne. Infatti, gli uomini sono soliti chiamare
«colonne» gli elementi che non soltanto con la loro potenza, ma anche con la
bellezza producono un ricco ornamento con i loro capitelli dorati. Si può
altresì vedere una folla che si estende lungamente e occupa un notevole spazio:
questa moltitudine, infatti, tiene il posto delle pietre che costituiscono le
mura dell’edificio.
È ormai tempo
di giungere a un’immagine ancora più splendida. Questa Chiesa non è costituita
da pietre qualsiasi, bensì d’oro e d’argento e di pietre preziose e dappertutto
c’è oro a profusione. Ma che dolore, ahimè! La tirannia della vanagloria ha
bruciato tutte queste cose, divorando tutto con la sua fiamma, senza che
nessuno sia riuscito a domarla; e noi restiamo qui a contemplare l’incendio,
ancora incapaci di rimediare al danno. Infatti, se anche per breve tempo lo estinguessimo,
dopo due o tre giorni, dalla cenere si riaccenderebbe la scintilla e
distruggerebbe nuovamente anche ciò che prima ha risparmiato. Accade anche qui
come negli incendi. Il motivo di tutto ciò risiede nel fatto che hanno ceduto i
sostegni delle colonne stesse della Chiesa, che reggevano il tetto, giungendo a
circondare di fuoco tutto l’edificio che prima tenevano insieme. Per questo l’incendio
si è facilmente trasmesso anche a tutte le altre pareti. Negli edifici,
infatti, una volta infiammato il legno, il fuoco attacca con maggiore facilità
le pietre; e quando poi la fiamma abbia attaccato le colonne e le abbia gettate
a terra, allora non v’è neppure più bisogno del fuoco per compiere il resto.
Quando, infatti, cedono gli elementi principali che sostengono e puntellano,
tutti gli altri tengono dietro con la massima facilità. Così è avvenuto adesso
nella Chiesa: il fuoco divora tutte le cose. Cerchiamo onori dagli uomini e
siamo accesi dal desiderio della gloria...
Grande è stata
la violenza di questo male: tutto è stato distrutto e annientato. Messo da
parte Dio, siamo diventati servi della gloria umana; non possiamo più giudicare
coloro che sottostanno a noi, dal momento che siamo noi stessi ad essere
posseduti dalla medesima febbre: anche noi, dopo esser stati preposti da Dio a
guarire gli altri, abbiamo bisogno della stessa medicina. Quale speranza di
salvezza può mai persistere, dal momento che coloro stessi che hanno la
funzione di medicare hanno bisogno dell’aiuto altrui? Non a sproposito ho detto
tutto ciò, e non mi lamento senza motivo, ma affinché tutti assieme, con le
mogli e i figli, cosparsoci il capo di cenere e rivestiti di sacco, ci applichiamo
al digiuno, pregando Dio di aiutarci ad estinguere il male.
Abbiamo
davvero bisogno dell’aiuto della sua mano grande e mirabile...
Facciamolo sia
io che voi: distogliamoci dall’amore del denaro e della gloria, chiedendo a Dio
di porgerci una mano e di raddrizzare le membra cadute. Non esitiamo a farlo:
mentre prima, infatti, stavano per crollare pietre e legni ed erano i corpi a
correre il pericolo di essere annientati, adesso invece nulla di tutto questo,
ma sono piuttosto le anime ad esser trascinate verso la geenna del fuoco.
Preghiamo dunque Dio, a lui confessiamo i delitti commessi.
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