La creazione
dell’uomo
L’anziano – Nel primo capitolo della
Genesi abbiamo letto una descrizione della creazione che terminava con l’uomo,
il quale, in definitiva, appariva come una “creatura” fra le altre.
Forse, però,
avrai notato una differenza. Per tutto ciò che non è l’uomo Dio si limita a
“ordinare” e le creature appaiono. Dopo, invece, Dio dice: “Facciamo l’uomo:
sia simile a noi, sia la nostra immagine. Dominerà… sugli animali selvatici”.
Il giovane – È vero. Si vede che Dio
attribuisce un’importanza particolare all’uomo, quasi volesse farne il suo
rappresentante sulla terra.
L’anziano – La cosa è ancora più precisa
nel seguito del capitolo secondo della Genesi (Gn 2, 5-7):
“Sulla terra
non c’era ancora nemmeno un cespuglio e nei campi non germogliava l’erba. Dio,
il Signore, non aveva ancora mandato la pioggia e non c’era l’uomo per lavorare
la terra. Vi era solamente vapore che saliva dal suolo e ne inumidiva tutta la
superficie. Allora, Dio, il Signore, prese dal suolo un po’ di terra e, con quella,
plasmò l’uomo. Gli soffiò nelle narici un alito vitale e l’uomo diventò una
creatura vivente”.
Il giovane – Come mai esistono due
racconti della Creazione?
L’anziano – Ciò dipende dal fatto che i
primi libri della Genesi non raccontano una “storia” – una storia suppone un
testimone, e al momento della Creazione Dio è assolutamente solo – ma vogliono
farci conoscere il disegno di Dio sull’uomo, che lo Spirito Santo ha rivelato
ai Profeti nell’Antico Testamento.
Il giovane – Che significato hanno questi
due racconti?
L’anziano – Il primo ci presenta la
creazione dell’universo che, come tu dicevi, Dio affida all’uomo.
Il secondo ci
dice perché l’uomo viene creato per ultimo: per completare il mondo e guidarlo
verso Dio, dal momento che, come ci dice il testo, per coltivare la terra è
tanto necessario l’uomo quanto la poggia che la feconda.
Ora, questa
responsabilità dell’uomo era così grande che Dio pensò di dovergli mettere
accanto qualcuno per aiutarlo.
Tuttavia
nessuna delle creature già esistenti gli era adatta, per cui “l’aiuto” venne
all’uomo da lui stesso: “Allora Dio, il Signore, fece scendere un sonno
profondo sull’uomo, che si addormentò; poi gli tolse una costola e rinchiuse la
carne al suo posto. Con quella costola Dio, il Signore, formò la donna e la
condusse all’uomo”.
Abbiamo qui un
modo di agire che vuol farci capire che:
a) l’uomo e la
donna condividono l’identica natura.
b) la donna è
chiamata ad essere la compagna dell’uomo, colei che gli sta sempre accanto.
Svegliatosi,
l’uomo esclamò: “Questa, sì! È osso delle mie ossa, carne della mia carne…
Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre, si unirà alla sua donna e i due
saranno una cosa sola”.
Quando
leggiamo nel testo che Dio ha plasmato l’uomo con la terra, possiamo pensare
che il legame che abbiamo con tutta la creazione è molto importante; noi siamo
plasmati con la stessa materia, apparteniamo alla stessa creazione, facciamo
una cosa sola con essa (il nome dell’uomo,
Adamo, proviene dalla parola ebraica adamà
= terra).
Dio però ha
soffiato nell’uomo la vita: egli è una creatura viva perché Dio è con lui.
L’uomo è vita perché Dio gli comunica continuamente la vita mediante il suo
Soffio, la sua Presenza, la sua Potenza.
Dio ha creato
l’uomo e la donna a sua immagine: l’intera umanità, in tutta la sua varietà, è
creata a immagine di Dio. La grandezza, la bellezza e la libertà dell’uomo sono
dovute al fatto che Dio l’ha creato a sua immagine.
Come Dio –
Padre, Figlio e Spirito Santo – è UNO, così pure l’uomo e la donna, creati a
immagine di Dio, sono chiamati a diventare UNO amandosi sempre più.
Ma se siamo a
immagine di Dio, possiamo assomigliargli sempre più, diventare simili a lui: se
lo amiamo e permettiamo che entri in noi il Soffio della sua vita divina.
Il fine dell’esistenza umana consiste nel
somigliare sempre più al nostro divino modello.
Il giovane – Tu dici che l’uomo è stato
creato da Dio a sua immagine. A me, però, hanno detto che l’uomo deriva dalla
scimmia.
L’anziano – Come abbiamo visto nel
capitolo precedente, ciò che ha creato “in principio”, Dio l’ha creato dal
niente. L’uomo, invece, Dio non l’ha creato dal niente, ma servendosi di “un
po’ di terra” e di tutto ciò che questa ha in sé. Come a dire che per
realizzare l’uomo Dio si è servito della natura tutta intera e della sua
evoluzione, senza escludere la scimmia, né il pesce, che fanno parte della
terra.
L’uomo infatti
è il punto finale e perfetto della creazione, nel quale l’intera creazione è
come condensata, ricapitolata.
Inoltre, Dio
ha animato l’uomo col suo Soffio personale, col suo Spirito personale.
Ora è proprio questa presenza di Dio stesso che
illumina l’uomo, che fa risplendere su di lui la luce del suo Volto, ciò che
distingue l’uomo dalla scimmia e da tutte le altre creature.
Questa
Presenza di Dio, questo Soffio di Dio proiettano sull’uomo l’Immagine di Dio,
gli conferiscono una bellezza, una “corona di gloria”, fanno di lui il re e il
responsabile di tutta la creazione (cf Gn
1, 28-29; 2, 19-20).
Da: Dio è vivo. Catechismo per
tutti scritto da un gruppo di cristiani ortodossi, Torino, 1989, 32-34.
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