La pace dell’anima
Non vi è nulla
al di sopra della pace in Cristo, grazie alla quale vengono annientati gli
assalti degli spiriti del cielo e della terra. “La nostra battaglia infatti non
è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le
Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del
male che abitano le regioni celesti” (Ef 6, 12).
L’uomo
ragionevole dirige il proprio spirito verso l’interiore e lo fa scendere nel
cuore. Allora la grazia di Dio lo illumina e si viene a trovare in una
condizione pacificata: pacificata perché la coscienza è in pace; più che
pacificata perché nel suo intimo contempla la grazia dello Spirito Santo…
Possiamo fare
a meno di rallegrarci quando vediamo coi nostri occhi di carne il sole? Quanto
è maggiore la nostra gioia quando lo spirito vede, con l’occhio interiore,
Cristo, il Sole di giustizia! Allora partecipiamo alla stessa gioia degli
angeli. A questo proposito l’Apostolo ha detto: “La nostra patria è nei cieli”
(Fil 3, 20).
Chi cammina
nella pace raccoglie i doni della grazia come con un cucchiaio.
I Padri,
essendo nella pace e nella grazia di Dio, vivevano a lungo.
Quando un uomo
acquisisce la pace, può allora riversare su altri la luce che rischiara lo
spirito… Ma deve ricordarsi della parola del Signore: “Ipocrita, leva prima la
trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio
del tuo fratello” (Mt 7, 5).
Nostro Signore
Gesù Cristo prima di morire ha lasciato questa pace ai suoi discepoli come un
tesoro inestimabile, dicendo: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” (Gv 14,
27). Anche l’apostolo ne parla in questi termini: “La pace di Dio, che sorpassa
ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù”
(Fil 4, 7).
Se l’uomo non
disprezza i beni di questo mondo, non può avere la pace.
La pace si
acquisisce attraverso le tribolazioni. Chi vuol essere gradito a Dio deve
superare molte prove.
Nulla
contribuisce alla pace interiore più del silenzio e, se possibile, il dialogo
incessante con se stesso e raro con gli altri.
Dobbiamo
quindi concentrare i nostri pensieri, i nostri desideri e le nostre azioni
sull’acquisizione della Pace di Dio e gridare incessantemente con la Chiesa:
“Signore, donaci la pace”.
Come conservare la pace dell’anima?
Dobbiamo
dedicarci con tutte le nostre forze a salvaguardare la pace dell’anima e a non
indignarci quando gli altri ci offendono. Dobbiamo astenerci dalla collera e
impedire alla mente e al cuore qualsiasi movimento sconsiderato.
Gregorio
il Taumaturgo ci ha dato un esempio di moderazione. Avvicinato per strada da
una donna di malaffare che gli chiedeva di pagare il prezzo della fornicazione
che pretendeva avesse commesso assieme a lei, invece di sdegnarsi, Gregorio
disse tranquillamente al suo compagno: “Dalle quello che chiede”. Preso il
denaro, la donna fu gettata a terra da un demonio. Ma il santo scacciò il
demonio con la preghiera.
Se ci è
impossibile non indignarci, dobbiamo almeno frenare la lingua…
Per
salvaguardare la pace, dobbiamo scacciare la malinconia e cercare di avere lo
spirito allegro…
Quando un uomo
non può provvedere ai propri bisogni, gli è difficile vincere lo
scoraggiamento; ma questo riguarda le anime deboli.
Per
salvaguardare la pace interiore dobbiamo evitare di giudicare gli altri.
Bisogna
entrare in se stessi e chiedersi: “Dove mi trovo?”.
Dobbiamo
evitare che i nostri sensi, soprattutto la vista, ci procurino distrazioni: i
doni della grazia infatti appartengono solo a chi prega e si prende cura della
propria anima.
Da: IRINA GORAINOFF, Serafino di Sarov. Vita, colloquio con
Motovilov, scritti spirituali, Milano, 1998, 196-198.
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