Un solo spirito con il Signore
Omelia 46 di san Macario
1.
La parola di Dio è Dio e la parola del mondo è mondo. Vi è grande differenza e
distanza tra la parola di Dio e la parola del mondo, tra i figli di Dio e i
figli del mondo, e ogni figlio assomiglia ai propri genitori. Se dunque ciò che
è generato dallo Spirito desidera consegnare se stesso alla parola del mondo,
alle cose della terra, alla gloria del secolo presente, muore e si perde poiché
non è in grado di trovare il vero riposo della vita. Il suo riposo si trova là
dove è stato generato. Soffoca infatti, come dice il Signore, e diventa sterile (Mc 4, 19) riguardo alla
parola di Dio chi è sopraffatto dagli affanni di questa vita e incatenato da
vincoli terreni. Ugualmente chi è dominato da una volontà carnale, cioè l’uomo
che appartiene al mondo, se vuole ascoltare la parola di Dio, soffoca e diventa
come privo di ragione. Abituati agli inganni della malizia, quando sentono
parlare di Dio, ne provano vivo disgusto come infastiditi nel loro cuore da un
discorso tedioso.
2.
Ma anche Paolo afferma: L’uomo psichico
non comprende le cose dello Spirito; esse sono follia per lui (ICor 2, 14),
e il profeta dice: La parola di Dio divenne per loro come vomito. Vedi non è
possibile vivere altrove, se non presso quella parola dalla quale ciascuno è
stato generato (cf. IPt 1, 23). Si può parlare di quest’argomento anche in
altro modo. Se l’uomo carnale si decide a un mutamento, dapprima muore e
diventa sterile rispetto alla precedente vita trascorsa nel male. Come uno che
è colpito dalla malattia o dalla febbre e che, sfinito, giace a letto, pur non
potendo compiere alcun lavoro di questa terra tuttavia in cuor suo non è in
pace ma è distratto e preoccupato per il suo lavoro, e cerca un medico e gli
manda i suoi amici, allo stesso modo anche l’anima, dopo la trasgressione del
comandamento, è preda della malattia delle passioni e si ritrova priva di
vigore, ma come si avvicina al Signore e crede in lui, ottiene la sua
protezione e, quando rinuncia alla precedente vita di perversione, anche se
ancora soffre dell’antica debolezza e non può compiere in verità le opere della
vita, tuttavia ha la facoltà e la possibilità di preoccuparsi instancabilmente
della vita, di supplicare il Signore, di cercare il vero medico.
3.
E non è vero, come dicono alcuni, trascinati da dottrine perverse, che l’uomo è
morto una volta per sempre e che non può assolutamente compiere qualcosa di
buono. Anche il bambino, se pure non può far nulla ed è incapace di raggiungere
sua madre reggendosi sulle proprie gambe, tuttavia si rigira, grida e piange
cercando sua madre ed essa si lascia commuovere e gioisce al vedere che il
bambino la cerca con pena e grida; e se il bambino non è in grado di
raggiungerla, è la madre stessa che a motivo del grande desiderio del bambino
va da lui, prigioniera del suo amore per lui, e lo prende tra le braccia, lo
consola, lo nutre con immensa tenerezza. Così si comporta il Dio amico degli
uomini con l’anima che viene a lui e lo desidera con brama ardente. Anzi, spinto
da un ben più profondo amore e dalla sua dolce bontà si unisce ai suoi pensieri
e divine un solo spirito con essi, secondo la parola dell’Apostolo (cf. ICor 6,
17). L’anima aderisce al Signore e il Signore ha misericordia, l’ama, viene a
lei e si unisce a lei, e i pensieri dell’anima rimangono incessantemente nella
grazia del Signore; allora l’anima e il Signore diventano un solo spirito, una
cosa sola, un solo pensiero. E se il corpo giace a terra, l’anima con i suoi
pensieri vive tutta nella Gerusalemme celeste, sale fino al terzo cielo (IICor 12, 2) profondamente unita al Signore e
lì lo serve.
4.
E il Signore, assiso sul trono della
maestà nelle altezze (Eb 1, 3), nella città celeste, viene con tutto se
stesso a lei, nel suo corpo. Egli ha posto l’immagine dell’anima in alto, nella
città dei santi, nella Gerusalemme celeste (cf. Eb 12 22), e la propria
immagine, quella dell’ineffabile luce della divinità, dentro al corpo
dell’anima. Egli stesso serve l’anima nella città del corpo ed essa lo serve nella
città celeste. Egli è sua eredità nei cieli, essa è sua eredità sulla terra. Il
Signore diventa eredità dell’anima e l’anima diventa eredità del Signore. Se
infatti i pensieri e il cuore dei peccatori che dimorano nelle tenebre possono
essere tanto distanti dal corpo e peregrinare lontano e in un istante possono
recarsi in regioni remote e sovente, mentre il corpo resta a terra, i pensieri
si trovano in un altro paese presso l’amato o l’amata, e chi ha tali pensieri
si vede come vivere là; se dunque l’anima del peccatore è così leggera e alata
che il suo cuore non è trattenuto dalla lontananza dei luoghi, quanto più
quell’anima il cui velo di tenebra è stato tolto dalla potenza dello Spirito
santo e i cui occhi spirituali sono stati illuminati dalla luce celeste e che è
completamente liberata dalle passioni disonorevoli e divenuta pura per opera
della grazia, può con tutta se stessa servire il Signore in spirito nei cieli e
con tutta se stessa servirlo nel corpo. E tanto si dilatano i suoi pensieri che
essa è ovunque e può servire Cristo dove e quando vuole.
5.
Questo dice l’Apostolo: affinché siate in
grado di comprendere con tutti i santi qual è la larghezza, la lunghezza,
l’altezza e la profondità, e conosciate l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza,
affinché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio (cf. Rm 1, 9). Contempla
gli ineffabili misteri dell’anima, dalla quale il Signore rimuove la tenebra
che la ricopre, cui toglie il velo e si rivela. Come dilata e dispiega i
pensieri del suo cuore aprendoli alla larghezza, alla lunghezza, alla
profondità, all’altezza di tutta la creazione visibile ed invisibile! Davvero
l’anima è un’opera grande, divina, meravigliosa! E quando Dio l’ha creata l’ha
fatta così: non ha immesso nella sua natura alcuna malizia, ma l’ha creata a
immagine delle virtù dello Spirito; ha deposto in essa le leggi della virtù:
discernimento, scienza, saggezza, fede, carità e le altre virtù, a immagine
(cf. Gen 1, 26-27) dello Spirito.
6.
E ancora adesso l’anima possiede scienza, saggezza, carità, fede, e il Signore
le si rivela. Ha deposto in essa un’intelligenza, dei pensieri, la volontà, le
profondità del cuore che guidano l’anima; l’ha dotata ancora di grande
sottigliezza, l’ha fatta agile, alata, infaticabile, le ha dato la facoltà di
andare e venire in un istante, di servirlo con i suoi pensieri, dove lo Spirito
vuole. In una parola, così l’ha creata perché possa divenire sua sposa,
congiungersi e unirsi a lui, e diventare un solo spirito con lui, come sta
scritto: Chi aderisce al Signore forma
con lui un solo spirito (ICor 6, 17).
A
lui sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Da: PSEUDO-MACARIO, Spirito e
fuoco. Omelie spirituali (collezione II), Magnano (VC), 1995, 391-394.
Nessun commento:
Posta un commento