Bergamo, chiesa di San Nicolò ai Celestini
affresco della crocifissione
Dalla Dimostrazione
della predicazione apostolica di sant’Ireneo vescovo di Lione
31-34
Alla fine di questo secolo Gesù Cristo si sarebbe
manifestato al mondo intero come uomo, egli che è il Verbo di Dio che in sé
ricapitola tutte le cose, quelle del cielo e quelle della terra. Egli unì
dunque l’uomo con Dio operò l’unione di Dio con l’uomo; noi uomini non avremmo
potuto in alcun modo partecipare all’incorruttibilità se egli non fosse venuto
tra noi. Infatti, se l’incorruttibilità fosse rimasta invisibile ed occulta,
non ci sarebbe stata di utilità alcuna.
Perciò egli si fece visibile, affinché ricevessimo la
partecipazione, in ogni senso, a questa incorruttibilità. E perché nella prima
creatura, Adamo, noi tutti eravamo stati incatenati alla morte per la disobbedienza,
fu necessario che i lacci di morte venissero rotti dall’obbedienza di colui che
per noi si era fatto uomo.
La morte aveva regnato sulla carne; per mezzo della carne
bisognava che essa venisse perciò abolita, e l’uomo venisse liberato dalla sua
schiavitù. Per questo, il Verbo si fece carne, affinché il peccato fosse
abolito per mezzo della carne - grazie alla quale aveva ottenuto potere,
diritto di possesso e dominio - e più non dimorasse in noi. Per questo, il
Signore assunse una “corporeità” identica a quella della prima creatura, per
combattere in maniera ravvicinata in favore dei padri, e vincere in Adamo colui
che in Adamo ci aveva colpiti.
Ora da dove procede la sostanza della prima creatura?
Dalla volontà, dalla sapienza di Dio e da una terra vergine, perché Dio non
aveva ancora fatto piovere, dice la Scrittura, prima che l’uomo fosse stato
fatto, e non vi era nessuno che lavorasse la terra (Gn 2, 5). Dunque, da questa
terra, mentre era ancora vergine, Dio prese del fango e ne plasmò l’uomo,
capostipite della nostra umanità. Ricapitolando in sé quest’uomo, il Signore
assunse la stessa economia della sua “corporeità”, nascendo da una Vergine per
volontà e sapienza di Dio. Mostrò così l’identità della sua “corporeità” con
quella di Adamo e divenne quello ch’era stato descritto all’inizio, cioè l’uomo
fatto ad immagine e somiglianza di Dio (Gn 1, 26).
Come per l’opera di una vergine che aveva disobbedito l’uomo
fu ferito, cadde e morì, così per l’opera di una vergine che ha obbedito alla
parola di Dio l’uomo è stato rianimato, e dalla Vita ha ricevuto la vita. Il
Signore è venuto a cercare la pecorella smarrita, ed era l’uomo che s’era
perduto; e se egli non ha assunto una qualunque altra carne umana diversamente
plasmata, ma per mezzo di questa stessa Vergine che era della razza di Adamo,
ha voluto mantenere la somiglianza con questa nostra carne plasmata, tutto ciò
è avvenuto per uno scopo ben preciso: perché Adamo venisse ricapitolato nel
Cristo - e così ciò che era mortale venisse assorbito e inghiottito dall’immortalità
- ed Eva venisse ricapitolata in Maria e così una Vergine, divenendo l’avvocata
di un’altra vergine, distruggesse e cancellasse la disobbedienza di quella
vergine con la sua obbedienza verginale.
Il peccato ch’era stato commesso per mezzo di un legno,
fu distrutto per mezzo dell’obbedienza patita sul legno conformemente alla
quale il Figlio dell’uomo, in obbedienza a Dio fu inchiodato sul legno:
distrusse in tal modo la scienza del male e rivelò e comunicò la scienza del
bene. Il male è appunto disobbedire a Dio mentre il bene è obbedirgli.
Per questo il Verbo disse per bocca di Isaia profeta, che
preannunciava il futuro - erano profeti appunto perché annunciavano il futuro -
il Verbo, ripeto, così disse: Io non mi rifiuto, né contesto; ho presentato le
mie spalle alle percosse e le mie guance agli schiaffi; non ho sottratto il mio
volto all’ignominia degli sputi (Is 50, 6). Dunque, per quell’obbedienza cui si
è sottomesso inchiodato fino alla morte sul legno, egli ha distrutto l’antica
disobbedienza commessa per il legno.
E poiché è il Verbo di Dio, anche lui onnipotente, che
per la sua natura invisibile è presente tra noi in questo universo che egli
abbraccia in tutta la sua lunghezza e larghezza, altezza e profondità - infatti,
è per opera del Verbo di Dio che tutte le cose quaggiù sono state disposte e
strutturate - per questo la crocifissione del Figlio di Dio si è compiuta anche
lungo tutt’e quattro queste dimensioni, quando egli ha tracciato sull’universo
il segno della sua croce. Infatti, col suo farsi visibile, ha dovuto rendere
visibile la partecipazione di questo nostro universo alla sua crocifissione,
per mostrare, con la sua forma visibile, l’azione che egli esercita sull’universo
visibile: che egli cioè illumina l’altezza cioè tutto ciò che è nel cielo, che
contiene la profondità, cioè quanto esiste nelle viscere della terra, che
estende la sua lunghezza da oriente a occidente, che governa come nocchiero la
regione di Arturo e la larghezza del Mezzogiorno, chiamando d’ogni parte coloro
che sono dispersi, alla conoscenza del Padre.
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