venerdì 26 aprile 2013

Sabato di Lazzaro

 

Protopresbitero Alexander Schmemann
[1. Il preludio della Croce]
Sabato di Lazzaro

Duccio di Buoninsegna, Risurrezione di Lazzaro, 1308-11
Fort Worth, Kimbell Art Museum

 
La gioia che permea e illumina il servizio del Sabato di Lazzaro sottolinea uno dei temi principali: la vittoria prossima di Cristo sull’Ade. “Ade” è il termine biblico per indicare la morte ed il suo potere universale, per indicare quell’ineludibile tenebra che fagocita tutta la vita e con la sua ombra avvelena il mondo intero. Ma ora – con la risurrezione di Lazzaro – “la morte comincia a tremare”. Un duello decisivo tra la Vita e la Morte comincia a darci la chiave di lettura per l’intero mistero liturgico della Pasqua. Già nel IV secolo il Sabato di Lazzaro era chiamato “l’annuncio della Pasqua”. Perché, infatti, si annuncia e si anticipa la splendida luce e la pace del prossimo Il Grande Sabato, giorno della Tomba portatrice di vita.
Lazzaro, l’amico di Gesù, personifica l’umanità intera e anche ogni uomo, come Betania la casa di Lazzaro, sta per il mondo intero la casa dell’uomo. Ogni uomo è stato creato come un amico di Dio ed è stato chiamato a questa amicizia: per la conoscenza di Dio, per la comunione con Lui, per partecipare della vita con lui: In lui era la Vita e la Vita era la luce degli uomini (Giovanni 1, 4). E ancora questo Amico, che ama Gesù, che Egli ha creato nell’amore, è distrutto, annientato da un potere che Dio non ha creato: la morte. Nel suo proprio mondo, il frutto del Suo amore, della saggezza e della bellezza, Dio incontra un potere che distrugge il Suo lavoro e annienta il Suo disegno. Il mondo “è”, ma è lamento e dolore, è accusa e rivolta. Come è possibile? Come è potuto succedere? Queste sono le domande implicite in Giovanni, nel lento e dettagliato racconto di Gesù che procede verso la tomba del Suo amico. E una volta lì, Gesù scoppiò in pianto, dice l’evangelo (Giovanni 11, 35). Perché Egli pianse se sapeva che pochi momenti più tardi avrebbe chiamato Lazzaro nuovamente alla vita? Gli Innografi Bizantini non riescono a cogliere il vero significato di queste lacrime. “Come uomo Tu piangi colui che è nella tomba, e come Dio Tu lo risusciti...”. Essi classificano le azioni di Cristo secondo la Sue due nature: quella divina e quella umana. Ma la Chiesa Ortodossa insegna che tutte le azioni di Cristo sono entrambe divino-umane, sono azioni di una sola e medesima persona, il Figlio di Dio incarnato. Colui che piange non è solo uomo ma anche Dio, e Colui che chiama Lazzaro fuori dalla tomba non è solo Dio, ma anche uomo. Ed Egli piange perché contempla il miserabile stato in cui versa il mondo, creato da Dio, e la miseria dell’uomo, il re della creazione... Esso puzza, dicono gli Ebrei a Gesù, cercando di evitare di avvicinarsi al corpo, e questo “esso puzza” può essere riferito a tutta la creazione. Dio è Vita ed ha chiamato l’uomo a questa realtà di vita Divina, ed “egli puzza”. Alla tomba di Lazzaro Gesù incontra la Morte – il potere del peccato e della distruzione, dell’odio e della disperazione. Conosce il nemico di Dio. E noi, che lo seguiamo siamo ora introdotti nel cuore di questa ora di Gesù, l’ora che Egli ha così spesso menzionata. L’imminente buio della Croce, la sua necessità, il suo significato universale, tutto questo ci è dato nel versetto più breve dell’evangelo: “e Gesù pianse”.
Ora sappiamo cosa egli pianse, vale a dire, il suo amato amico Lazzaro ed ha pietà di lui, Lui che aveva il potere di ridargli la vita. La potenza della risurrezione non è una Divina “potenza in sé”, ma la potenza dell’amore, o meglio, l’amore come potenza. Dio è Amore, ed è questo amore che genera la vita; è questo amore che piange alla tomba ed è, pertanto, questo amore che ridona la vita... Questo è il senso di queste Divine lacrime. Sono lacrime d’amore e, pertanto, in loro c’è il potere della vita. Amore, che è il fondamento della vita e della sua fonte, che è al lavoro ricreando nuovamente, redimendo, risanando la tenebrosa vita dell’uomo: “Lazzaro, vieni fuori!”. E questo è il motivo per cui il Sabato di Lazzaro è il vero inizio di entrambi: la Croce, come il supremo sacrificio d’amore, e la Comune Risurrezione, come il trionfo ultimo dell’amore.
“Cristo – la Gioia, la Verità, la Luce e la Vita di tutti e la risurrezione del mondo, nel Suo amore si manifestò a questi sulla terra e fu l’immagine della Resurrezione, garantendo a tutti il perdono Divino”.
 
Arciprete Alexander Schmemann, The Christian Way, 1961.

traduzione di E. M. © Tradizione Cristiana Aprile 2009
 

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