La gioia che permea e
illumina il servizio del Sabato di Lazzaro sottolinea uno dei temi principali:
la vittoria prossima di Cristo sull’Ade. “Ade” è il termine biblico per indicare
la morte ed il suo potere universale, per indicare quell’ineludibile tenebra che
fagocita tutta la vita e con la sua ombra avvelena il mondo intero. Ma ora – con
la risurrezione di Lazzaro – “la morte comincia a tremare”. Un duello decisivo
tra la Vita e la Morte comincia a darci la chiave di lettura per l’intero
mistero liturgico della Pasqua. Già nel IV secolo il Sabato di Lazzaro era
chiamato “l’annuncio della Pasqua”. Perché, infatti, si annuncia e si anticipa
la splendida luce e la pace del prossimo Il Grande Sabato, giorno della
Tomba portatrice di vita.
Lazzaro, l’amico di Gesù,
personifica l’umanità intera e anche ogni uomo, come Betania la casa di
Lazzaro, sta per il mondo intero la casa dell’uomo. Ogni uomo è stato
creato come un amico di Dio ed è stato chiamato a questa amicizia: per la
conoscenza di Dio, per la comunione con Lui, per partecipare della vita con lui:
In lui era la Vita e la Vita era la luce degli uomini (Giovanni 1, 4). E
ancora questo Amico, che ama Gesù, che Egli ha creato nell’amore, è distrutto,
annientato da un potere che Dio non ha creato: la morte. Nel suo proprio mondo,
il frutto del Suo amore, della saggezza e della bellezza, Dio incontra un potere
che distrugge il Suo lavoro e annienta il Suo disegno. Il mondo “è”, ma è
lamento e dolore, è accusa e rivolta. Come è possibile? Come è potuto succedere?
Queste sono le domande implicite in Giovanni, nel lento e dettagliato racconto
di Gesù che procede verso la tomba del Suo amico. E una volta lì, Gesù
scoppiò in pianto, dice l’evangelo (Giovanni 11, 35). Perché Egli pianse se
sapeva che pochi momenti più tardi avrebbe chiamato Lazzaro nuovamente alla
vita? Gli Innografi Bizantini non riescono a cogliere il vero significato di
queste lacrime. “Come uomo Tu piangi colui che è nella tomba, e come Dio Tu lo
risusciti...”. Essi classificano le azioni di Cristo secondo la Sue due nature:
quella divina e quella umana. Ma la Chiesa Ortodossa insegna che tutte le azioni
di Cristo sono entrambe divino-umane, sono azioni di una sola e medesima
persona, il Figlio di Dio incarnato. Colui che piange non è solo uomo ma anche
Dio, e Colui che chiama Lazzaro fuori dalla tomba non è solo Dio, ma anche uomo.
Ed Egli piange perché contempla il miserabile stato in cui versa il mondo,
creato da Dio, e la miseria dell’uomo, il re della creazione... Esso
puzza, dicono gli Ebrei a Gesù, cercando di evitare di avvicinarsi al corpo,
e questo “esso puzza” può essere riferito a tutta la creazione. Dio è
Vita ed ha chiamato l’uomo a questa realtà di vita Divina, ed “egli puzza”. Alla
tomba di Lazzaro Gesù incontra la Morte – il potere del peccato e della
distruzione, dell’odio e della disperazione. Conosce il nemico di Dio. E noi,
che lo seguiamo siamo ora introdotti nel cuore di questa ora di Gesù, l’ora che
Egli ha così spesso menzionata. L’imminente buio della Croce, la sua necessità,
il suo significato universale, tutto questo ci è dato nel versetto più breve
dell’evangelo: “e Gesù pianse”.
Ora sappiamo cosa egli
pianse, vale a dire, il suo amato amico Lazzaro ed ha pietà di lui, Lui che
aveva il potere di ridargli la vita. La potenza della risurrezione non è una
Divina “potenza in sé”, ma la potenza dell’amore, o meglio, l’amore come
potenza. Dio è Amore, ed è questo amore che genera la vita; è questo amore che
piange alla tomba ed è, pertanto, questo amore che ridona la vita... Questo è il
senso di queste Divine lacrime. Sono lacrime d’amore e, pertanto, in loro c’è il
potere della vita. Amore, che è il fondamento della vita e della sua fonte, che
è al lavoro ricreando nuovamente, redimendo, risanando la tenebrosa vita
dell’uomo: “Lazzaro, vieni fuori!”. E questo è il motivo per cui il
Sabato di Lazzaro è il vero inizio di entrambi: la Croce, come il supremo
sacrificio d’amore, e la Comune Risurrezione, come il trionfo ultimo
dell’amore.
“Cristo – la Gioia, la
Verità, la Luce e la Vita di tutti e la risurrezione del mondo, nel Suo amore si
manifestò a questi sulla terra e fu l’immagine della Resurrezione, garantendo a
tutti il perdono Divino”.
Arciprete Alexander Schmemann, The
Christian Way, 1961.
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