martedì 16 aprile 2013

Sinassi dell’Icona della Madre di Dio Fiore Immarcescibile (Неувядаемый Цвет)

 
Iconografo Ticone Filatiev.
Viene dalla chiesa della Natività della Madre di Dio nel vicolo Golutvinski a Mosca.
Galleria Tretiacov a Mosca.
 
 
 
Sinassi dell’Icona della Madre di Dio Fiore Immarcescibile (Неувядаемый Цвет)
 
3 (16) aprile
 

 
L’icona della Madre di Dio “Fiore immarcescibile” conservata nella galleria Tretiacov è una copia molto fedele del XVII° secolo dell’immagine miracolosa venerata nel monastero di Alexeevskij. Questa immagine è una delle più antiche e venerabili tra le icone di questo tipo iconografico.

La prima menzione dell’icona originale del monastero Alexeevskij si ha nel 1757, anche se molto probabilmente l’icona si trovava nel monastero già molto prima; oggi di questa se ne sono perdute le tracce.

Questo tipo iconografico nacque sul Monte Athos e risente di alcune influenze dell’arte sacra occidentale; la sua massima diffusione e rinomanza la si ha nel XIX° secolo. La composizione allegorica dell’immagine si basa sulle profezie e sugli archetipi veterotestamentari della Santa Vergine e sugli inni sacri a Lei dedicati. Generalmente nel centro dell’icona ci sono l’immagine della Madre di Dio e di Gesù Bambino vestiti in abiti regali, decorati in oro. Il tempio sullo sfondo è immagine delle “dimore del Re di tutti”; Gesù Bambino sta in piedi su una tavola davanti alla Madre segno della vicinanza della Vergine alla sede di Dio, Lei stessa che è “la sede del Re”. Sulle icone più complete di questo tipo iconografico attorno alla Madre di Dio ed al Bambino si dipingono il sole e la luna, la stella, l’incensiere, la candela e altri oggetti che sono simboli di Maria. Lo scettro pieno di fiori nella mano della Madonna richiama il germoglio dal tronco di Iesse da Isaia 11. I rami fioriti e le fioriere piene di fiori sono legati al nome della icona “Fiore immarcescibile”.

La festa dell’icona “Fiore immarcescibile” cade il giorno 3 aprile.

 

Ispirati al “Cantico dei Cantici” biblico, titoli iconografici mariani tipici – come “Giardino chiuso”, “Maria nel roseto”, “Maria nell’abito di spighe”, ecc. – trovano il loro riscontro presso gli iconografi orientali nel titolo “Fiore immarcescibile”.

L’icona della Madonna venerata con il titolo di “Fiore immarcescibile” è di origine relativamente recente e le sue prime raffigurazioni non risalgono al di là del secolo XVI-XVII. Luoghi primi di diffusione sembrano essere stati la Grecia ed i Balcani. Da qui l’icona si è diffusa nel bacino del Mediterraneo, in alcuni Paesi di religione ortodossa, come la Siria, il Libano, le Isole greche: Cipro e Creta, da dove, durante l’occupazione turca, giunse in Italia dove si trovano non poche repliche dell’icona a Venezia, a Ravenna e nella Calabria.

L’arrivo dell’icona in Russia sembra essere stato tardivo; ma con il suo arrivo in questo Paese nel secolo XVIII, essa ha incontrato una buona accoglienza: in qualche zona l’icona conobbe un tale favore da meritare di essere celebrata con una festa ricorrente il 3 Aprile; per l’occasione fu anche composto un lungo Akátisto.

 

 
Icona greca de “L’Albero di Jesse e il Fiore immarcescibile” (sec. XVII)

 

L’ispirazione liturgica del titolo

Il titolo stesso di “Fiore immarcescibile” è molto più antico dell’icona, avendo ben presto trovato posto nella liturgia greca. Si ritrova per la prima volta nel famoso “Akátisto alla Madre di Dio”, inno composto da un Autore anonimo nella seconda metà del secolo V, nel periodo immediatamente susseguente al terzo Concilio ecumenico di Efeso (431), in cui Maria fu da tutta la Chiesa solennemente proclamata “Theotókos”, ossia Colei che ha partorito Dio.

L’epiteto greco “amáranton”, che si suole tradurre con “immarcescibile”, si ritrova difatti per la prima volta nella Stanza V dell’Inno, che sceneggia la Visitazione di Maria a Elisabetta. Le salutazioni contenute nella Stanza e rivolte a Maria sono messe in bocca a Giovanni Battista che, ancora nel grembo della Madre, reagisce così al saluto di Maria ad Elisabetta:

 

Con in grembo il Signore

premurosa Maria ascese e parlò a Elisabetta.

Il piccolo in seno alla madre

sentì il verginale saluto, esultò,

e balzando di gioia cantava alla Madre di Dio:

Rallegrati, o tralcio di santo germoglio;

Rallegrati, o ramo di Frutto illibato.

Rallegrati, coltivi il divino Cultore;

Rallegrati, dai vita all’Autore della vita.

Rallegrati, tu campo che frutti ricchissime grazie;

Rallegrati, tu mensa che porti pienezza di doni.

Rallegrati, un pascolo ameno tu fai germogliare;

Rallegrati, un pronto rifugio prepari ai fedeli.

Rallegrati, di suppliche incenso gradito;

Rallegrati, perdono soave del mondo.

 

La Madre, come si vede, di fronte al Figlio è come il virgulto o il tralcio di fronte al suo “Germoglio”, come il ramo che porta e possiede il suo “Frutto”. Maria, anzi, produce e coltiva lo stesso “Cultore” del genere umano; la verginale maternità di Maria per gli uomini diventa canale di misericordia e di grazia; Maria è così come un campo ubertoso e una lauta mensa imbandita per tutti. Gesù, lui, è il pascolo delizioso che Maria offre alle anime come loro rifugio.

 


Madonna del giglio di Nese (Alzano Lombardo Bg)

 

L’inno Akátisto ha ispirato nel secolo IX un poeta sacro di origine sicula i cui Inni riempiono i libri liturgici bizantini: si tratta di Giuseppe, detto l’Innografo per antonomasia. Nato a Palermo nell’816 ca. e morto monaco a Costantinopoli nell’886, egli ha cantato la Madonna con bellissimi Inni. Fra questi vi è una lunga composizione detta “Canone” che accompagna tuttora il canto dell’Akátisto nella liturgia bizantina. Giuseppe, riprendendo il termine “amáranton” dell’Akátisto, lo accompagna col nome “ródon”, ossia rosa, fiore: così il titolo diventa “ródon amáranton”, o “Rosa, Fiore immarcescibile”.

Il titolo ricorre ben due volte nell’Inno di Giuseppe: una prima volta nella prima Ode del Canone, in questi termini:

 

Rallegrati, tu che sola hai fatto sbocciare

la rosa immarcescibile.

Rallegrati, tu che sola hai generato il pomo fragrante!

Rallegrati, profumo del Re dell’universo!

Rallegrati, Semprevergine, salvezza del mondo!

[…]Rallegrati, giglio fragrante che sparge

il suo profumo tra i fedeli;

incenso odoroso e preziosissimo balsamo!.

 

Da notare che Giuseppe riserva il titolo a Gesù, ma la tradizione posteriore lo applicherà senza difficoltà alla Madre e alla icona appositamente creata.

 
 
 

L’icona “Fiore immarcescibile”

L’icona della Madonna “Fiore immarcescibile” non sembra provenire, come le numerose altre icone mariane, da qualche intervento di Maria per mezzo di qualche immagine preesistente, ma nasce solo attraverso i testi liturgici bizantini di cui abbiamo presentato sopra i due più conosciuti.

Per rappresentare la Madre di Dio si è ricorso ad una normale icona di Madonna con Bambino, attingendo ai tipi iconografici più noti, quali: l’Odighítria, l’Eléousa o la Nicopéia, ecc., in busto o a pieno corpo, seduta su un trono o in piedi. Ma per distinguerla da tutte le altre icone mariane furono aggiunti alcuni dettagli che rendono l’icona immediatamente riconoscibile: in una mano della Madonna si mise un fiore o un ramo fiorito; il Figlio fu dipinto seduto o in piedi e, il più delle volte, tenendo lui stesso uno scettro e il capo coperto da una corona più o meno pesante. Il titolo dell’icona, scritto in corrispondenza del capo della Madonna è “ródon to amáranton”, in greco o slavo; su alcune icone si trova scritto su un nastro, in greco, in arabo o slavo, un versetto dell’Akátisto o della composizione di Giuseppe l’Innografo, citata sopra.

Da notare infine che l’apparizione tardiva del tipo iconografico sembra essere stato il frutto di contatti proficui con l’Occidente e con la sua iconografia mariana. L’Occidente, che si era lasciato ispirare al Cantico dei Cantici biblico, aveva creato tipi iconografici mariani tipici, come “Giardino chiuso” [“Hortus conclusus”], “Maria nel roseto”, “la Madonna del rosario”, “Maria nell’abito di spighe”, ecc. Gli iconografi orientali, molti dei quali si erano rifugiati in Italia, non hanno mancato di ispirarsi a questa iconografia.

 
 


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