Il Cristo russo
di Pavel Evdokimov
L’ideale
religioso di un popolo si forma partendo dalla sua visione molto personale di
Dio, dall’immagine artistica, iconografica che si fa del Cristo. Esiste un
Cristo fiammingo, spagnolo o greco. Esiste anche un Cristo russo che ha qualche
cosa di essenzialmente evangelico sotto l’aspetto kenotico del Fratello umile
degli umiliati, colui che è sempre con i poveri, gli infermi e i sofferenti. Il
pittore Nesterov l’ha espresso molto bene nel suo celebre quadro “Il Cristo e
la Santa Russia”, in cui si vede il Cristo circondato da mendicanti, infermi e
piccoli di questo mondo. Solgenitzin nota che “la letteratura russa si è sempre
rivolta a quelli che soffrono”, essa segue il Cristo che compatisce, guarisce e
consola. Egli non è mai “giudice”, ed è per questo che ogni giudizio umano deve
seguire la carità di Cristo, cercare la sua Pravda,
parola intraducibile in cui la giustizia si compie nella misericordia. Il nome
di “cristianesimo giovanneo”, applicato spesso alla spiritualità russa,
significa l’inabitazione del Verbo nell’anima umana, la comunione nuziale in
cui il divino non è mai principio di giustizia o di potere ma Sorgente paterna
da cui sgorga “la nuova creatura”.
Da: P. EVDOKIMOV, Cristo nel
pensiero russo, Roma, 1972, 41.
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