martedì 20 novembre 2012

S. Bulgakov - Sugli angeli


            “In principio Dio creò il cielo e la terra” (Gen 1,1). Secondo l’interpretazione ricevuta, questo testo, nel quale si pone la definizione più generale di tutto il mondo creato, parla della creazione del cielo noetico, o mondo angelico degli spiriti incorporei, e della terra come materia prima e allo stesso tempo materia integrale del nostro mondo, di cui la testa e il centro è l’uomo. Inoltre, tra la creazione del cielo e quella della terra c’è un certo parallelismo, una relazione positiva espressa dalla congiunzione e. Questa parola della Scrittura contiene in sé la dottrina del rapporto tra il mondo angelico e quello umano, tra il cielo e la terra, e dunque conviene anzitutto fermarsi sulla sua rivelazione.

            La Parola di Dio sulla quale è fondata la fede della Chiesa indica chiaramente che gli angeli sono stati creati prima della creazione definitiva del mondo dell’uomo, prima della fine dei sei giorni e, in ogni caso, prima della creazione dell’uomo. “Avendo concepito anzitutto gli ordini angelici, l’intelletto divino ha costituito, per quanto ci è comprensibile, degli specchi della luce di origine divina, che ricevono in sé lo splendore della luce del triplice sole” (inno liturgico). La questione quando siano stati precisamente creati gli angeli non trova una risposta diretta nella Parola di Dio. Secondo il libro di Giobbe (38,7), noi conosciamo solo il terminus ad quem, cioè prima della creazione delle stelle, quindi prima del quarto giorno, ma in seguito non c’è una risposta univoca negli autori ecclesiastici. Per sant’Agostino, la creazione degli angeli appartiene al primo giorno: “Sia la luce!” (Gen 1,3), includendo nello stesso tempo sia la luce fisica che quella spirituale, cioè le “luci seconde”, gli angeli. Secondo altri Padri (san Basilio il Grande, Gregorio di Nazianzo, Giovanni Crisostomo, Ambrogio di Milano, Giovanni Damasceno, Girolamo, ecc.), tale creazione va riferita al tempo che precedette il primo giorno della creazione, e questa opinione sembra meglio corrispondere a Gen 1,1. Essa è anche la più naturale, sulla base della relazione generale tra il mondo spirituale e quello umano, espressa da quell’e tanto significativa.

            Il mondo degli angeli si rivolge a due parti: come luci seconde, come carboni teofori resi ardenti dall’irraggiamento della tua essenza (ufficio delle potenze incorporee, tono 8, ode 1, tropario 1), essi sono colmi della luce divina, “divinizzati dalla Divinità”. La loro vita in Dio è “comunione con la gloria indicibile” e glorificazione di Dio. Essi sono immersi nell’oceano della vita divina e si elevano di luce in luce, istruiti e iniziati secondo una gerarchia di nove gradi, dall’alto in basso.

            Ma, allo stesso tempo, le potenze incorporee sono angeli, e solo sotto questo nome noi li conosciamo. Tale nome già contiene in sé il senso di questa e misteriosa che lega il cielo e la terra. Il cielo, cioè il mondo delle potenze noetiche e degli spiriti incorporei, creato non a parte e indipendentemente, ma insieme alla terra e in rapporto con la terra. Gli spiriti incorporei non sono definiti nel loro essere solo in rapporto a se stessi, ma come angeli – cioè messaggeri, annunciatori – anche in relazione alla terra. Il mondo degli angeli è stato creato in vista del loro servizio, di questa partecipazione al destino del mondo, cioè, detto altrimenti, in vista del mondo degli uomini. Con il loro servizio, gli angeli si uniscono al mondo degli uomini in un insieme indivisibile, così che né il mondo esiste senza gli angeli, né gli angeli senza il mondo, ma formano insieme un’unica creazione: il cielo e la terra.

            Questa vicinanza e questo legame del mondo degli angeli e degli uomini è indicato dalla Parola di Dio sotto differenti aspetti. Gli angeli vegliano sugli elementi naturali: il fuoco, gli astri (secondo un’antica credenza), in generale il mondo inanimato. Per analogia, si può concludere che essi sono preposti anche al mondo vegetale e animale. Essi compiono i decreti di Dio sull’uomo come angeli custodi delle singole persone, di popoli interi, di regni, di Chiese differenti, di tutto il genere umano all’inizio, in mezzo e alla fine del mondo, alla mietitura dei tempi.

            Nella Scrittura non sono menzionati tutti gli aspetti del servizio degli angeli, ma solo alcuni. Tuttavia non c’è nessuna ragione di pensare che essi non esistano (ad esempio, se si parla di un angelo delle acque, del fuoco e dei venti, ma non si fa menzione di un angelo della terra o del mondo vegetale o animale, non bisogna concludere che questi ambiti siano privi della loro protezione). Più esattamente, l’enumerazione è esemplare piuttosto che esaustiva. Allo stesso modo, se si parla degli angeli particolari dei regni di Persia e della Giudea, o delle sette Chiese dell’Asia minore, non si può concludere che solo loro abbiano un custode angelico. Al contrario, gli angeli proteggono tutte le Chiese, i regni, i popoli persino i monasteri, le città, i luoghi, ecc. In breve, non è esagerato dire che tutto il nostro mondo nella sua interezza e nelle sue diverse parti è l’ambito della missione degli angeli e che le schiere angeliche racchiudono nel loro novero gli angeli custodi non solo degli uomini, ma anche di tutta la creazione. Tutto nel mondo è custodito dagli angeli, tutto ha il proprio angelo, la sua relazione con il mondo degli angeli.

 

Da: S. N. BULGAKOV, La scala di Giacobbe. Sugli Angeli, Roma, 2005, 43-44.

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