Il santo monaco Nilo il digiunatore
12 (25) Novembre
Il santo monaco Nilo il digiunatore era
nativo di Costantinopoli. Visse durante il V secolo ed è stato allievo di San
Giovanni Crisostomo. Avendo ricevuto una fine educazione, quando era ancora giovane
fu nominato prefetto della capitale. Durante questo periodo Nilo era sposato ed
ebbe anche dei figli. Ma i fasti della vita di corte turbavano la coppia. San
Giovanni Crisostomo esercitò una grande influenza sulla loro vita e le loro
aspirazioni. I coniugi decisero di separarsi e dedicarsi alla vita monastica.
La moglie e la figlia di Nilo decisero di entrare in uno dei monasteri femminili
in Egitto, e Nilo e suo figlio Teodulo andarono al Sinai, dove si stabilirono
in una grotta scavata con le proprie mani. Per quarant’anni questa grotta servì
come dimora di Nilo. Con il digiuno, la preghiera e le opere, il monaco raggiunse
un alto grado di perfezione spirituale. Cominciò a venire a lui gente di ogni
rango sociale e occupazione - dall’imperatore fino al contadino -, trovando ognuno
consiglio e conforto dal santo. Nella solitudine Nilo scrisse molto. Si conosce
una sua lettera in cui fa una accesa denuncia dell’imperatore Arcadio, che
aveva esiliato San Giovanni Crisostomo. E note sono le sue opere ascetiche, composte
in una forma perfetta, profondamente ortodosse, e piene di senso sincero e
pensiero chiaro.
Nilo subì molte
disgrazie nel deserto. Come, ad esempio, quando i Saraceni catturarono il
figlio Teodulo, che avevano intenzione di offrire in sacrificio ai loro dèi
pagani. Attraverso le preghiere del santo il Signore salvò Teodulo, e il monaco
lo trovò con il vescovo di Emessa, che aveva riscattato il giovane dai barbari.
Questo vescovo quindi li ordinò entrambi presbiteri. Dopo la chirotonia tornarono
al Sinai, dove vissero insieme in ascesi fino alla morte di Nilo.
Nilo è un nome
diffuso in Oriente. Si contano ventuno scrittori con questo nome. Nei secoli i
copisti li hanno confusi, ed è difficile stabilire quali scritti appartengano
al più celebre di essi, San Nilo del Sinai. Molti scritti di San Nilo non
riflettono l’esperienza della vita eremitica, ma quella cenobitica; si
attribuiscono all’omonimo superiore di un monastero presso Ancyra nella Galazia,
morto verso il 430. La critica più recente inclina a rivendicare ad Evagrio il
Pontico vari scritti riportati col nome di Nilo nel Vol. 79 della patrologia
greca del Migne. Così il celebre Trattato
sulla preghiera, Migne 79, 1165-1200, dal quale prendiamo i testi che
seguono, è da attribuirsi ad Evagrio.
Dai 153
Capitoli sulla preghiera
2. Purificata
dal compimento dei comandamenti, l’anima conquista una calma capacità di
contemplare, atta a raggiungere lo stato necessario alla preghiera.
3. La
preghiera è il colloquio della facoltà mentale con Dio; quale stato le è
necessario per tendere, senza divagazioni, verso il Signore, e parlare con Lui
senza intermediari?
4. A Mosè fu
impedito di accostarsi al roveto ardente, finché non tolse i calzari dai suoi
piedi (Es 3, 5). Se non libererai il tuo intimo io da ogni forma passionale di
pensiero, non potrai vedere e parlare con Colui che è oltre i sentimenti e i
pensieri.
5. Prima di
qualunque altra cosa domanda, nella preghiera, il dono delle lacrime, perché il
piangere ammollisca l’aridità dell’anima tua, e riconoscendo il tuo peccato
davanti al Signore, possa da Lui ottenere il perdono.
9. Sii
pazientemente fedele, e prega senza stancarti mai; respingi l’assalto delle
preoccupazioni mondane e degli altri pensieri; essi ti turbano e agitano
cercando di smorzare lo slancio della tua preghiera.
11. Sforzati
di mantenere, durante la preghiera, la tua mente muta e sorda; così potrai
pregare come devi.
14. La
preghiera è il virgulto della mitezza e della libertà dall’ira.
15. La
preghiera è il frutto della gioia e della gratitudine.
16. La
preghiera è la medicina della tristezza e dello scoramento.
17. Va’, vendi
ciò che possiedi e dallo ai poveri (Mt 19, 21). Prendi la tua croce, rinnega il
tuo io (Mt 16, 24). Potrai in tal modo pregare senza distrazione.
19. Di ogni
pena, accolta con saggezza, troverai il frutto nell’ora della preghiera.
20. Se vuoi
pregare veramente, non contristare alcun essere vivente; altrimenti inutilmente
corri.
21. Il Signore
dice: “Lascia il tuo dono davanti all’altare, e va’ prima a riconciliarti col
fratello” e quando tornerai riuscirai a pregare senza turbamento. Perché il
rancore acceca la facoltà mentale di colui che prega e avvolge di tenebre la
sua preghiera.
22. Chi s’impegna
nella pratica della preghiera e conserva in sé delle ansietà e dei
risentimenti, è come se volesse tirar acqua dal pozzo con un secchio bucato.
31. Non
domandare, nella preghiera, che le cose vadano come vuoi tu, non sempre il tuo
desiderio è in accordo col volere divino. La preghiera migliore, come ti è stato
insegnato, è “la tua volontà sia fatta” in me...
33. Cos’è il
bene se non Dio stesso? Affidiamo a Lui tutto ciò che ci riguarda, e in noi
farà scendere il giusto volere. Egli che è il Bene è anche l’Elargitore di ogni
dono di bene.
36. La
preghiera è l’elevarsi della mente a Dio.
37. Se
desideri la vera preghiera, rinuncia a tutto per avere in eredità il Tutto.
38. Domanda d’essere
purificato dalle passioni, poi di venir liberato dall’ignoranza, infine di
essere immune dalle tentazioni e dall’essere lasciato alla deriva.
40. È giusto
domandare nella preghiera la purificazione per se stessi e per tutti gli
uomini. Tale è la preghiera degli angeli.
44. Se la tua
mente si lascia ancora sorprendere proprio nel tempo della preghiera, non sa
ancora che il monaco prega ma è tuttora mondano e intento ad abbellire
l’esterno della tenda.
45. Quando
preghi, tieni ben aperti gli occhi sulla tua memoria, perché invece di
suggerirti i suoi ricordi, ti conservi alla presenza del tuo esercizio. La
mente, infatti, tende a lasciarsi saccheggiare dalla memoria quando è in
orazione.
47. Il demonio
è grandemente invidioso di colui che prega, usa molteplici astuzie per
disturbarlo dal suo intento. Agita la memoria e il pensiero delle più svariate
cose; mette in azione tutte le passioni fisiche. Il suo scopo è di corrompere
il vero progresso che l’uomo compie ascendendo, con la preghiera silenziosa, a
Dio.
48. Quando il
demonio scaltro non riesce ad alterare la preghiera dell’orante attento,
desiste per breve spazio di tempo. Terminata la preghiera, tenta la rivincita,
provocando in lui l’irascibilità, cerca di distruggere la pace mentale
raggiunta, oppure scatenandone la concupiscenza, si fa beffe del suo puro
pensare.
49. Quando ti
accingi a pregare veramente, aspettati il peggio dal demonio; tu resta saldo e
proteggi il frutto della preghiera. Fin dai primordi, il compito dell’uomo fu
di coltivare e custodire (Gn 2, 15). Perciò dopo avere atteso, con la
preghiera, all’opera di coltivazione, non lasciare indifesi i frutti del tuo
lavoro, altrimenti la tua preghiera sarà stata vana.
51. I demoni
risvegliano in noi la gola, la sensualità, la cupidigia, l’ira, il risentimento
e le altre passioni, perché la mente, sotto il loro peso, non riesca a pregare
veramente. Quando predomina l’attività delle passioni della nostra parte
irrazionale, la mente è ostacolata dall’agire razionalmente.
53. Lo stato
della preghiera è puro da ogni passionalità; in esso l’amore supremo trasporta
verso l’alto la mente spirituale ed amante della sapienza.
56. Quando
avrai raggiunto il distacco dagli impulsi passionali, non possederai ancora la
preghiera pura. La tua mente rimane ancora occupata da pensieri e distratta
dalle loro rappresentazioni, e quindi lontana da Dio.
57. Anche se
la mente non si sofferma su semplici pensieri concernenti le realtà esteriori,
non vuol dire che abbia raggiunto ancora la dimora della preghiera, se è
occupata nelle speculazioni attorno ad esse e nel misurare i loro rapporti
casuali. Anche in questo modo le realtà esteriori imprimono la loro immagine
nella mente e la tengono lontana da Dio.
58. Quando la
mente riesce ad andare oltre le speculazioni attorno alle creature materiali,
se rimane ferma nelle creature immateriali, non ha trovato ancora Dio, perché è
colma di immagini estranee.
59. Cercando
la vera preghiera, cerca di capire prima di tutto che tu hai bisogno di Dio, il
quale dà lo stato di preghiera a chi prega. Invocalo nella preghiera dicendo:
sia santificato il tuo Nome. Il tuo Regno venga. Cioè, venga lo Spirito Santo e
il tuo Unigenito Figlio. Il Signore ci ha così insegnato: “Dio è Spirito, e chi
Gli presta culto, lo deve fare nello spirito e nella verità” (Gv 4, 24).
60. Chi prega
nello spirito e nella verità non attinga dalle creature pensieri per render
gloria a Dio, ma dal Creatore stesso prenda pensieri contemplativi a sua lode.
61. Se sei
teologo, devi pregare nella verità; se preghi nella verità, sei teologo.
62. Quando la
tua mente, in un ardente amore di Dio, esce, per così dire, a poco a poco dalla
tua carne, e abbandona tutti i pensieri che vengono dai sensi, dalla memoria e
dal temperamento, e si trova ricolma di sentimenti di adorazione e di gioia,
allora puoi dire di essere giunto al confine della preghiera.
63. Lo Spirito
Santo, compassionevole per le nostre insufficienze, viene in noi anche quando
siamo tuttora impuri. È contento di trovare la nostra mente sinceramente aperta
verso di Lui, per stabilire in noi la sua dimora ed allontanare tutto il
turbinio dei pensieri e delle immagini che ci avvolge, preparandoci così al
desiderio della preghiera spirituale.
66. Se
desideri raggiungere la realtà della preghiera, non compiere nulla che le sia
contrario. Dio verrà a te e accompagnerà il tuo cammino.
67. Nella
preghiera non voler dare una figura alla divinità, né permettere alla tua mente
di ricevere l’impronta di qualsiasi immagine: avvicina Colui che è immateriale
liberandoti dalla materia; e potrai con Lui comunicare.
71. Non ti è
possibile arrivare alla preghiera pura se rimani impigliato nelle cose e nei
traffici esteriori, ed agitato da preoccupazioni insistenti. La preghiera è la
deposizione di ogni pensiero.
72. Chi è
legato non può correre; la mente asservita a turbamenti passionali non potrà
raggiungere lo spazio della preghiera spirituale. Venendo tratta qua e là dai
pensieri passionali, non può avere l’immobilità della preghiera vera.
73. Quando la
mente è giunta, finalmente, alla realtà della preghiera pura e serena, il
demonio l’assale con immagini che attinge non dalla parte tenebrosa, ma da quella
luminosa dell’essere. Le presenta delle apparenze della chiarità divina, e
delle immagini gradevoli alla sensibilità, come se avesse di già raggiunto la
completezza dello stato di preghiera. Un saggio asserisce che la scaturigine di
queste suggestioni è la vanagloria, unita all’azione dello spirito del male che
opera, sovreccitandola, su una particolare sezione del cervello.
74. Penso che,
operando su questa sezione del cervello, lo spirito del male, a suo arbitrio,
riesca a trasmutare la luce che è attorno alla mente di colui che prega. In
seguito a questa azione demoniaca, la vanagloria invade ogni pensiero, forzando
la mente ad attribuire a se stessa la conoscenza sostanziale propria di Dio. In
tal modo l’orante, non sentendosi esposto a turbamenti impuri e inferiori,
anzi, consapevole del grado raggiunto nella purezza della preghiera, mai
immagina di esser sotto l’azione del nemico. Stima l’effetto dell’opera
demoniaca, che trasmuta la luce della sua mente, essere qualcosa che proviene
da Dio.
75. Giunte a
questo punto le cose, solo un atto di misericordia divina può liberare l’orante
dall’illusione. Se vicino a lui accorre l’angelo di Dio che, con la sua parola,
tronca l’azione del nemico e riporta l’energia illuminata della mente ad
operare senza illusione.
82. Prega
nella pace e nella serenità, canta con intelligenza e con capacità sarai come
aquila che volteggia nell’alto dei cieli.
83. Il canto
dei salmi è utile a quietare il turbamento delle passioni, e attutisce gli
impulsi dell’intemperanza fisica. L’elevazione dell’anima a Dio, nella
preghiera, permette alla mente di fare ciò che le è connaturale.
84. La
preghiera è un’attività propria della dignità della mente, o meglio costituisce
il vero uso della mente.
85. Il canto
dei salmi appartiene alla conoscenza tuttora legata alla varietà delle
immagini; la preghiera pura è il preludio alla conoscenza libera dalla materia
e dalla varietà delle immagini.
95. È
necessario che tu conosca anche questa astuzia demoniaca: alle volte gli
spiriti del male si dividono i compiti. Alcuni si presentano con la tentazione,
quando implori il soccorso, vengono gli altri travestiti da angeli e mettono in
fuga i primi. Vogliono farti credere che sono dei veri angeli per lasciarti in
preda alla vanagloria.
96. Abbi cura
di te con l’essere umile e fiducioso, la violenta guerra degli spiriti del male
non ti prostrerà, ed il flagello dei demoni non cadrà sul tuo corpo, perché Dio
ha affidato ai suoi Angeli la cura di te; vigilano su te in ogni circostanza...
98. Durante l’assalto
dei demoni ripeti incessantemente una preghiera breve e intensa.
101. Il pane è
l’alimento del corpo, la virtù dell’anima, la preghiera spirituale lo è della
mente.
105. Quando
preghi trascura le necessità corporali, altrimenti la puntura di una pulce, o
di una zanzara o di una mosca, ti priveranno del frutto della preghiera.
108. Avrai
sicuramente letto la vita dei monaci di Tabenne, dove è riferito che mentre l’Abate
Teodoro teneva un’istruzione ai suoi frati, due vipere si rifugiarono ai suoi
piedi. Non si scompose; curvò le piante dei piedi in modo da offrire un riparo
ai due rettili, e proseguì il suo sermone. Solo al termine mostrò le bestiole
ai frati e riferì l’accaduto.
112. Ad un
monaco, pieno d’amore di Dio, mentre percorreva il deserto intento alla
preghiera interiore, apparvero due angeli che accanto a lui fecero un buon
tratto di cammino. Ma lui non prestò la minima attenzione alla loro presenza,
per non perdere ciò che era migliore. Ricordò le parole dell’Apostolo: “Né gli
Angeli, né i Principati, né le Potenze potranno separarci dall’amore di Dio,
che è in Gesù Signore nostro” (Rm 8, 38-39).
114. Non
desiderare né, tanto meno, cercare, durante la preghiera, forme e immagini che
ti facilitino il compito.
115. Non
desiderare neppure la sensibile visione degli Angeli o delle potenze celesti,
neppure quella di Cristo. Correresti il rischio di esser preda dell’illusione,
di confondere il lupo con il pastore e di prestare il culto ai demoni invece
che a Dio.
116. La
superbia è il primo passo verso l’inganno della mente, essa spinge l’intelligenza
a cercare di dare una forma al Sacro.
117. Torno a
ripetere ciò che dissi ai monaci giovani: beata la mente che custodisce il
silenzio perfetto durante la preghiera.
118. Beata la
mente che, durante la preghiera senza distrazioni, acquista un desiderio
crescente di Dio.
119. Beata la
mente che, nella preghiera, non porta i richiami delle cose esteriori e dei
possessi.
120. Beata la
mente che, durante la preghiera, è morta alle realtà esteriori.
121. Perfetto è
il monaco che in ogni essere umano vede Dio.
122. Perfetto è
il monaco che pensa al progresso e alla salvezza di tutti gli uomini come si
trattasse di lui stesso.
123. Perfetto è
il monaco che sente se stesso, il più inquinato degli esseri.
124. Il vero
monaco è chi, pur separato da tutti, vive in comunione con ogni creatura.
125. Vero
monaco è chi si sente in unione vitale con tutti e se stesso vede in ogni
essere umano.
126. Prega
veramente chi non cessa di far fruttificare per Iddio la sorgente prima di ogni
pensiero.
141. Finché
non sarai del tutto libero dagli impulsi passionali e la tua mente resisterà
alla virtù e alla verità, non sentirai salire dal tuo profondo il soave incenso
della preghiera.
151. La bontà
della preghiera non è nella quantità, ma nella qualità. Ne testimoniano quei
due che salirono al tempio a pregare (Lc 18, 10) e anche le parole: “non
moltiplicate le parole nelle vostre preghiere” (Mt 6, 7).
152. Finché
metterai attenzione soltanto alla posizione del corpo e la tua mente sarà fissa
sulla bellezza esteriore della tenda, sappi che ancora non hai veduto il luogo
della preghiera e che sei lontano dalla via benedetta che ad esso conduce.
Nessun commento:
Posta un commento