martedì 27 novembre 2012

san Filippo apostolo

icona di Maria Marciandi

Santo apostolo Filippo degno di ogni lode

14 (27) Novembre

 

 

Lettura del santo Evangelo secondo Giovanni

1, 43-51

Il giorno seguente, Gesù desiderava partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi». Or Filippo era di Betsaida, la stessa città di Andrea e di Pietro. Filippo trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui, del quale hanno scritto Mosè nella legge e i profeti: Gesù da Nazaret, il figlio di Giuseppe». E Natanaele gli disse: «Può venire qualcosa di buono da Nazaret?». Filippo gli disse: «Vieni e vedi». Gesù vide venirgli incontro Natanaele e disse di lui: «Ecco un vero Israelita, in cui non c’è inganno». Natanaele gli disse: «Come fai a conoscermi?». Gesù gli rispose, dicendo: «Ti ho visto quando eri sotto il fico, prima che Filippo ti chiamasse». Natanaele, rispondendogli, disse: «Maestro, tu sei il Figlio di Dio; tu sei il re d’Israele». Gesù rispose e gli disse: «Poiché ho detto di averti visto sotto il fico, tu credi; vedrai cose maggiori di queste». Poi gli disse: «Amìn, amìn io vi dico che da ora in poi vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

 

 

 

Dalle Memorie Apostoliche di Abdia primo vescovo di Babilonia

LIBRO X

Sulle opere compiute dal beato Filippo apostolo

 

[1] Filippo, conterraneo di Pietro e Andrea, proviene dal villaggio di Betsaida di Galilea; chiamato subito dopo Pietro, pervenne poi all’onore dell’apostolato. Per avere un compagno nella sua conversione condusse a Cristo un familiare, Natanaele, che Cristo disse subito di aver conosciuto sotto un fico prima che glielo presentasse Filippo. Meravigliato di ciò, Natanaele, il quale prima non aveva mai visto il Cristo, ben volentieri lo seguì, e rimase sempre in compagnia di Filippo.

Questi, prima della passione, avendo udito durante la cena che nessuno poteva andare al Padre se non per mezzo di lui, cominciò a pregare il Maestro di manifestare il Padre a lui e ai discepoli; cosa che egli, in verità, aveva detto per amore della vita eterna. Ma Cristo riprese Filippo, giacché, pur essendo stato tanto tempo con lui, non lo conosceva ancora bene. La fede evangelica ci attesta che tutto ciò fu compiuto da Filippo prima della passione di Cristo.

[2] Dopo l’Ascensione del Salvatore, il beato Filippo per vent’anni predicò incessantemente il vangelo ai gentili, nella Scizia. Quivi arrestato dai gentili, fu condotto davanti alla statua di Marte e costretto a sacrificare; ma dal piedestallo della statua di Marte uscì un grande drago che colpì il figlio del sacerdote che provvedeva al fuoco del sacrificio; colpì anche due tribuni che erano a capo della provincia i cui ufficiali avevano custodito l’apostolo in carcere.

Contaminati dall’alito del dragone si ammalarono tutti seriamente.

Vedendo ciò l’apostolo disse: “Ascoltate il mio consiglio e riavrete la salute: e coloro che morirono risusciteranno tutti; lo stesso dragone che vi è stato velenoso sarà scacciato nel nome di Dio”. Gli dissero i malati: “Che cosa dobbiamo fare?”. L’apostolo rispose: “Buttate via questo Marte, fatelo a pezzi e al suo posto ponete la croce del Signore nostro Gesù Cristo e adoratela”. Allora quelli che stavano male cominciarono a dire: “Ricuperiamo la salute, buttiamo via Marte”.

Fattosi silenzio l’apostolo disse: “Ti ordino, o dragone, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, di uscire da questo luogo e di andare ad abitare in un luogo deserto, dove l’uomo non può entrare e dove non v’è per l’uomo alcuna utilità, così che andandovi non farai male ad alcuno”. Quel pessimo dragone allora se ne uscì e andò via veloce, né più si fece vedere.

Filippo poi risuscitò il figlio del pontefice che provvedeva al fuoco, i due tribuni, morti prima, e restituì la salute a tutti coloro che erano stati contaminati dall’alito del dragone.

E così quanti perseguitavano l’apostolo Filippo fecero penitenza e credendolo un dio lo adoravano.

[3] Egli poi li ammaestrò continuamente per un anno, sulla venuta del Signore per il mondo in pericolo; come era venuto al mondo da una vergine, come patì, fu sepolto, risuscitò il terzo giorno, e come abbia confermato le cose che aveva detto prima della passione, come ascese al cielo mentre gli apostoli lo contemplavano, come mandò lo Spirito santo che aveva promesso, il quale, venuto come fuoco, si posò sopra i dodici apostoli, e come abbia istillato le lingue di tutti e i modi di parlare nelle menti dei suoi apostoli. “Io stesso, membro di questo numero, sono stato mandato qui per farvi sapere che i vostri dèi sono vani e nemici a coloro che li venerano”.

Dopo queste parole l’apostolo ne disse altre simili: tutti credettero, spezzarono il simulacro di Marte e molte migliaia di persone furono battezzate. Lo stesso apostolo, dopo aver ordinato sacerdoti, diaconi e anche un vescovo, e costituite inoltre molte Chiese, a motivo di una divina rivelazione ritornò in Asia e si sistemò nella città di Gerapoli. Qui estinse la maligna eresia degli ebioniti, i quali insegnavano che il Figlio di Dio nato dalla Vergine non aveva assunto un vero corpo umano.

[4] V’erano costà pure due figlie dell’apostolo, vergini santissime attraverso le quali Dio conquistò una moltitudine di vergini.

Sette giorni prima della sua morte, Filippo chiamò a sé tutti i sacerdoti e i diaconi, nonché i vescovi delle città vicine e disse loro: “Il Signore mi concesse questi sette giorni di vita: perciò siate memori della dottrina del Signore nostro Gesù Cristo, e siate virilmente saldi di fronte alle insidie del nemico. Il Signore compia le sue promesse, e fortifichi la sua Chiesa”.

Predicando queste e altre simili cose l’apostolo del Signore, Filippo, se ne andò al Signore all’età di ottantasette anni; e in quella stessa città di Gerapoli fu sepolto il suo corpo santo.

Nello stesso sepolcro, dopo parecchi anni, furono sepolte le due sante vergini, una a destra e l’altra a sinistra.

Per intercessione dell’apostolo quivi vengono concessi benefici divini a tutti coloro che credono in Dio Padre invisibile, incomprensibile, immenso che nessun uomo vide né può vedere, e nel suo unigenito Signore nostro Gesù Cristo che fu crocifisso per i delitti del mondo, e infine nello Spirito santo paraclito, illuminatore delle nostre anime, ora e sempre, per gli infiniti secoli dei secoli. Così sia.

 

 

Dalla Storia Ecclesiastica di Eusebio di Cesarea
 
Morte di Giovanni e di Filippo.

 

Abbiamo già riferito nelle pagine precedenti il tempo e il genere di morte di Pietro e Paolo, e anche il luogo in cui sono stati deposti i loro corpi, dopo che lasciarono questa vita.

Come pure si è già precisato quando morì Giovanni. Il luogo della sua sepoltura è indicato in una lettera che Policrate, vescovo della diocesi di Efeso, scrisse a Vittore, vescovo di Roma. In essa sono così ricordati lo stesso Giovanni e l’apostolo Filippo con le sue figlie:

“Grandi astri si sono spenti in Asia, ma risorgeranno l’ultimo giorno dell’avvento del Signore, quando scenderà in gloria dal cielo a richiamare tutti i santi: Filippo, uno dei dodici apostoli, riposa a Hierapolis con due sue figlie che si serbarono vergini tutta la vita, mentre la terza, vissuta nello Spirito Santo, è sepolta ad Efeso; anche Giovanni, colui che si abbandonò sul petto del Signore, che fu sacerdote e portò il “petalon” (Lamina d’oro fissata sulla mitra del sacerdote presso gli Ebrei), martire e maestro, giace ad Efeso”.

Questo è ciò che concerne la loro morte. E nel dialogo di Gaio sopra citato, Proclo, contro cui egli disputava, concorda con noi su quanto abbiamo esposto riguardo alla morte di Filippo e delle sue figlie, e dice: “Dopo di lui vi furono a Hierapolis in Asia quattro profetesse, figlie di Filippo: la loro tomba è là, ed anche quella del loro padre”. Questo è ciò che egli riferisce.

Anche Luca, negli Atti degli apostoli, menziona le figlie di Filippo, che vivevano allora insieme con il padre a Cesarea di Giudea ed avevano ottenuto il dono della profezia, e dice: “Giungemmo a Cesarea, ed entrati nella casa di Filippo l’evangelista, che era uno dei sette, restammo da lui. Aveva quattro figliole non maritate, che erano profetesse”.

 

 

Tropario - Tono 3

Santo apostolo Filippo, intercedi presso il Dio misericordioso, perché conceda alle anime nostre la remissione delle colpe.

 

Kontakion - Tono 8

Il tuo discepolo e amico, e imitatore della tua passione, ti ha proclamato Dio a tutta la terra, l’ispirato Filippo. Per le sue suppliche, custodisci dagli empi nemici la tua Chiesa e tutta la città, mediante la Theotokos, o misericordiosissimo.

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