icona di Maria Marciandi
Santo apostolo Filippo degno di ogni
lode
14 (27) Novembre
Lettura del santo Evangelo secondo Giovanni
1, 43-51
Il giorno
seguente, Gesù desiderava partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse:
«Seguimi». Or Filippo era di Betsaida, la stessa città di Andrea e di Pietro. Filippo
trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui, del quale hanno scritto
Mosè nella legge e i profeti: Gesù da Nazaret, il figlio di Giuseppe». E
Natanaele gli disse: «Può venire qualcosa di buono da Nazaret?». Filippo gli
disse: «Vieni e vedi». Gesù vide venirgli incontro Natanaele e disse di lui:
«Ecco un vero Israelita, in cui non c’è inganno». Natanaele gli disse: «Come
fai a conoscermi?». Gesù gli rispose, dicendo: «Ti ho visto quando eri sotto il
fico, prima che Filippo ti chiamasse». Natanaele, rispondendogli, disse:
«Maestro, tu sei il Figlio di Dio; tu sei il re d’Israele». Gesù rispose e gli
disse: «Poiché ho detto di averti visto sotto il fico, tu credi; vedrai cose
maggiori di queste». Poi gli disse: «Amìn, amìn io vi dico che da ora in poi
vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio
dell’uomo».
Dalle Memorie Apostoliche di
Abdia primo vescovo di Babilonia
LIBRO X
Sulle opere compiute dal beato Filippo
apostolo
[1] Filippo, conterraneo
di Pietro e Andrea, proviene dal villaggio di Betsaida di Galilea; chiamato
subito dopo Pietro, pervenne poi all’onore dell’apostolato. Per avere un
compagno nella sua conversione condusse a Cristo un familiare, Natanaele, che
Cristo disse subito di aver conosciuto sotto un fico prima che glielo
presentasse Filippo. Meravigliato di ciò, Natanaele, il quale prima non aveva
mai visto il Cristo, ben volentieri lo seguì, e rimase sempre in compagnia di
Filippo.
Questi, prima
della passione, avendo udito durante la cena che nessuno poteva andare al Padre
se non per mezzo di lui, cominciò a pregare il Maestro di manifestare il Padre
a lui e ai discepoli; cosa che egli, in verità, aveva detto per amore della
vita eterna. Ma Cristo riprese Filippo, giacché, pur essendo stato tanto tempo
con lui, non lo conosceva ancora bene. La fede evangelica ci attesta che tutto
ciò fu compiuto da Filippo prima della passione di Cristo.
[2] Dopo l’Ascensione
del Salvatore, il beato Filippo per vent’anni predicò incessantemente il vangelo
ai gentili, nella Scizia. Quivi arrestato dai gentili, fu condotto davanti alla
statua di Marte e costretto a sacrificare; ma dal piedestallo della statua di
Marte uscì un grande drago che colpì il figlio del sacerdote che provvedeva al
fuoco del sacrificio; colpì anche due tribuni che erano a capo della provincia
i cui ufficiali avevano custodito l’apostolo in carcere.
Contaminati
dall’alito del dragone si ammalarono tutti seriamente.
Vedendo ciò l’apostolo disse: “Ascoltate
il mio consiglio e riavrete la salute: e coloro che morirono risusciteranno
tutti; lo stesso dragone che vi è stato velenoso sarà scacciato nel nome di Dio”.
Gli dissero i malati: “Che cosa dobbiamo fare?”. L’apostolo rispose: “Buttate
via questo Marte, fatelo a pezzi e al suo posto ponete la croce del Signore
nostro Gesù Cristo e adoratela”. Allora quelli che stavano male cominciarono a
dire: “Ricuperiamo la salute, buttiamo via Marte”.
Fattosi
silenzio l’apostolo disse: “Ti ordino, o dragone, nel nome del Signore nostro
Gesù Cristo, di uscire da questo luogo e di andare ad abitare in un luogo
deserto, dove l’uomo non può entrare e dove non v’è per l’uomo alcuna utilità,
così che andandovi non farai male ad alcuno”. Quel pessimo dragone allora se ne
uscì e andò via veloce, né più si fece vedere.
Filippo poi
risuscitò il figlio del pontefice che provvedeva al fuoco, i due tribuni, morti
prima, e restituì la salute a tutti coloro che erano stati contaminati dall’alito
del dragone.
E così quanti
perseguitavano l’apostolo Filippo fecero penitenza e credendolo un dio lo adoravano.
[3] Egli poi
li ammaestrò continuamente per un anno, sulla venuta del Signore per il mondo
in pericolo; come era venuto al mondo da una vergine, come patì, fu sepolto,
risuscitò il terzo giorno, e come abbia confermato le cose che aveva detto
prima della passione, come ascese al cielo mentre gli apostoli lo
contemplavano, come mandò lo Spirito santo che aveva promesso, il quale, venuto
come fuoco, si posò sopra i dodici apostoli, e come abbia istillato le lingue
di tutti e i modi di parlare nelle menti dei suoi apostoli. “Io stesso, membro
di questo numero, sono stato mandato qui per farvi sapere che i vostri dèi sono
vani e nemici a coloro che li venerano”.
Dopo queste
parole l’apostolo ne disse altre simili: tutti credettero, spezzarono il
simulacro di Marte e molte migliaia di persone furono battezzate. Lo stesso
apostolo, dopo aver ordinato sacerdoti, diaconi e anche un vescovo, e
costituite inoltre molte Chiese, a motivo di una divina rivelazione ritornò in
Asia e si sistemò nella città di Gerapoli. Qui estinse la maligna eresia degli ebioniti,
i quali insegnavano che il Figlio di Dio nato dalla Vergine non aveva assunto
un vero corpo umano.
[4] V’erano
costà pure due figlie dell’apostolo, vergini santissime attraverso le quali Dio
conquistò una moltitudine di vergini.
Sette giorni
prima della sua morte, Filippo chiamò a sé tutti i sacerdoti e i diaconi,
nonché i vescovi delle città vicine e disse loro: “Il Signore mi concesse
questi sette giorni di vita: perciò siate memori della dottrina del Signore
nostro Gesù Cristo, e siate virilmente saldi di fronte alle insidie del nemico.
Il Signore compia le sue promesse, e fortifichi la sua Chiesa”.
Predicando
queste e altre simili cose l’apostolo del Signore, Filippo, se ne andò al
Signore all’età di ottantasette anni; e in quella stessa città di Gerapoli fu
sepolto il suo corpo santo.
Nello stesso
sepolcro, dopo parecchi anni, furono sepolte le due sante vergini, una a destra
e l’altra a sinistra.
Per intercessione
dell’apostolo quivi vengono concessi benefici divini a tutti coloro che credono
in Dio Padre invisibile, incomprensibile, immenso che nessun uomo vide né può
vedere, e nel suo unigenito Signore nostro Gesù Cristo che fu crocifisso per i
delitti del mondo, e infine nello Spirito santo paraclito, illuminatore delle
nostre anime, ora e sempre, per gli infiniti secoli dei secoli. Così sia.
Dalla Storia Ecclesiastica di
Eusebio di Cesarea
Morte di Giovanni e di Filippo.
Abbiamo già
riferito nelle pagine precedenti il tempo e il genere di morte di Pietro e
Paolo, e anche il luogo in cui sono stati deposti i loro corpi, dopo che
lasciarono questa vita.
Come pure si è
già precisato quando morì Giovanni. Il luogo della sua sepoltura è indicato in
una lettera che Policrate, vescovo della diocesi di Efeso, scrisse a Vittore,
vescovo di Roma. In essa sono così ricordati lo stesso Giovanni e l’apostolo
Filippo con le sue figlie:
“Grandi astri
si sono spenti in Asia, ma risorgeranno l’ultimo giorno dell’avvento del
Signore, quando scenderà in gloria dal cielo a richiamare tutti i santi:
Filippo, uno dei dodici apostoli, riposa a Hierapolis con due sue figlie che si
serbarono vergini tutta la vita, mentre la terza, vissuta nello Spirito Santo,
è sepolta ad Efeso; anche Giovanni, colui che si abbandonò sul petto del
Signore, che fu sacerdote e portò il “petalon” (Lamina d’oro fissata sulla
mitra del sacerdote presso gli Ebrei), martire e maestro, giace ad Efeso”.
Questo è ciò
che concerne la loro morte. E nel dialogo di Gaio sopra citato, Proclo, contro
cui egli disputava, concorda con noi su quanto abbiamo esposto riguardo alla
morte di Filippo e delle sue figlie, e dice: “Dopo di lui vi furono a
Hierapolis in Asia quattro profetesse, figlie di Filippo: la loro tomba è là,
ed anche quella del loro padre”. Questo è ciò che egli riferisce.
Anche Luca,
negli Atti degli apostoli, menziona le figlie di Filippo, che vivevano allora
insieme con il padre a Cesarea di Giudea ed avevano ottenuto il dono della
profezia, e dice: “Giungemmo a Cesarea, ed entrati nella casa di Filippo l’evangelista,
che era uno dei sette, restammo da lui. Aveva quattro figliole non maritate,
che erano profetesse”.
Tropario - Tono 3
Santo
apostolo Filippo, intercedi presso il Dio misericordioso, perché conceda alle
anime nostre la remissione delle colpe.
Kontakion - Tono 8
Il tuo discepolo e amico, e
imitatore della tua passione, ti ha proclamato Dio a tutta la terra, l’ispirato
Filippo. Per le sue suppliche, custodisci dagli empi nemici la tua Chiesa e
tutta la città, mediante la Theotokos, o misericordiosissimo.
Nessun commento:
Posta un commento