Sant’Adalberto il Misericordioso vescovo
di Bergamo
13 (26) Novembre
M. R. Bergomi sancti Adelberti Episcopi et Confessoris
cujus res admirandae leguntur.
DEL B. S. ADALBERTO VESCOVO DI BERGAMO.
Questi fu figliuolo di Atone onorato Cittadino di Bergamo,
della nobile, & antica famiglia de Carimali. Salì per i suoi molti, &
illustri meriti dalla dignità Canonicale alla Prepositura, poscia all’Archidiaconato
della Catedrale di Sant’Alessandro, indi creato Vescovo di Bergamo in luogo di Recone,
non pur si dimostrò buon Padre, & Pastore, ma ottimo Principe d’avvantaggio.
Fu molto amator de poveri, amato dalle sue dilette pecorelle, & molto stimato,
& onorato anco da Principi stranieri: percioche Berengario Imperatore in
grazia del santo Vescovo Adalberto visitò i Santi Corpi della Catedrale, &
li donò frà l’altre cose una corona d’oro fregiata di preziose gioje, & le
concesse onoratissimi indulti, & privilegi: & la restituzione de suoi
beni a molti Cittadini: Arricchì di molti poderi il Vescovato, cui sottopose di
più anco la Città con tutto il Territorio. Onde ritornato il buon Vescovo da
Roma, si diede a ristorare le rovine della Città, & massime delle Chiese,
incominciando dalla sua Catedrale di S. Alessandro. Reedificò la Canonica, ove riunì
i Canonici sparsi per la Città: Trasferì dall’Oratorio di S. Pietro, nel luogo
detto sotto confessione, over Scurolo della Catedrale i Corpi de Santi Narno, Viatore,
& Alessando (sic): cinse di nuove mura la Città, & richiamò alle
paterne Case i Cittadini: molti de quali riscosse da gli Ongari de suoi proprj
danari: divise il Collegio de Canonici in due Congregazioni, de quali parte mandò
ad officiar la Chiesa di S. Agnese, da lui poscia ridotta in maggior, &
miglior forma, al gran martire S. Vincenzo dedicata, & parte rimase in S.
Alessandro. Fundò, & dottò la Capella della Santissima Trinità: &
ordinò doppo la sua morte, che seguì l’anno 935. alli 13. di Novembre, avanti
la Porta della Chiesa di S. Alessandro esser sepolto. Per il che la nostra
Città (non potendo ella di più aggradire i molti, & gloriosi meriti di
questo suo buon Padre Principe, & Pastore) decretò che sopra la sua sepoltura
fosse in un bel marmo, per mano d’eccellentissimo Scultore, la di lui Veneranda
effigie intagliata: la qual quinci fu poscia sopra la porta al lato destro, con
questo bel distico a piedi eretta.
Quisquis
Alexandri properas adlimina Sancti
Semper Adalberti
Praesulis, esto memor.
Di questo si legge nella sotto loggia del maggior Conseglio
questo illustre Elogio, che la nobilissima Pittura rappresenta.
Adalbertus Carimalus
Bergomi Civis, & Praesul tam mirae fuit sanctitatis, & in restauranda
diruta Civitate, & sacris aedibus impiorum manu combustis tam solers: Ut
Berengarius Imperator ingentes ejus virtutes admiratus eum visitare, & in
ejus gratiam D. Alexandri nostri Tutelares numinis Templum ampliss.muneribus
bonestare veluerit. Anno Domini 903.
Et Gio. Filippo Novarese Canonico Regolare nella sua Istoria
dell’Ordine, non solamente chiama Adalberto con titolo di Santo, ma di
Cardinale ancora: oltra quello, ch’el Paterno Teatro ne risuona nella prima
parte: mà il coro de Beati su nel Ciel assai più degnamente.
Da: MARIO MUTIO, Sacra istoria di
Bergamo, Milano, 1719, 207-208.
Tropario di Sant’Adalberto il
Misericordioso, Tono 2
Hai
disperso per i poveri la tua ricchezza, e ora hai ricevuto la ricchezza dei
cieli, Adalberto sapientissimo; per questo noi tutti ti veneriamo, celebrando
la tua memoria, o tu che trai dalla misericordia il tuo nome.
Kontakion di Sant’Adalberto il Misericordioso, Tono 8
Con la tua pazienza ti sei acquistato la ricompensa, padre santo, perché hai perseverato incessantemente nelle preghiere, amato i poveri, e provveduto per loro. Intercedi dunque presso il Cristo Dio, o beato Adalberto misericordioso, per la salvezza delle anime nostre.
ADALBERTO
Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 1
(1960)
di Giovanni Cremaschi
ADALBERTO. - Vescovo di Bergamo, nacque di
nobile famiglia: il padre Attone, "de Carimalo" (probabilmente
Carimate), che possedeva moltissimi beni nel Bergamasco e nel territorio di
Como, partecipò attivamente alla vita politica. L’episcopato di A. si iniziò
tragicamente: nell’894 Arnolfo re di Germania, dopo barbaro saccheggio e feroci
stragi, distrusse Bergamo e fece prigioniero, con i capi delle principali
famiglie, il vescovo A., deportandolo quindi a Magonza. Nello stesso anno,
però, il re gli concedeva di ritornare in sede, e in prova del suo favore, con
diploma del 1 genn. 895, confermava alla Chiesa di Bergamo i privilegi
anteriormente ricevuti. L’attività di A. fu volta ad un’alacre opera di
ricostruzione. Nell’896 riparò dalle rovine e abbellì la cattedrale di S.
Alessandro, costruendovi una nuova confessione, nella quale furono poste le
reliquie dei santi Alessandro, Narno e Viatore; altre chiese costruì poi nella
diocesi. Per il clero destinato al servizio ordinario dell’altra cattedrale di
S. Vincenzo, istituì la vita in comune: a tale scopo nell’897 fece costruire
attigua alla chiesa la canonica di S. Vincenzo e la dotò, anche a beneficio dei
poveri, di molti beni, aumentati con donativi, consolidati e ancora accresciuti
per conferme e concessioni varie di re e imperatori, e infine con i suoi legati
testamentari del 928. Con permute e contratti vari riorganizzò il patrimonio
suo e delle chiese. L’attività e il prestigio sempre crescente conciliarono ad
A. favore e ascendente su re e imperatori.
Verso l’899,
Berengario I gli concesse proprietario
iure una parte della curtis regia di Murgula (presso il torrente
Morla, che ne conserva il nome, e nella zona dell’attuale quartiere di Borgo
Palazzo, in Bergamo bassa), nonché i diritti sulla fiera annuale, detta di S.
Alessandro: questi ultimi furono nel 908 e di nuovo nel 911 ceduti da A. ai
canonici di S. Vincenzo e la cessione confermata da Berengario nel 913. Agli
stessi canonici A. lasciò per testamento anche i diritti su un altro mercato
che si teneva settimanalmente in città. Nel 901 A. accompagnò Ludovico III nel
viaggio a Roma per l’incoronazione imperiale. Del favore del nuovo sovrano è
testimonianza un diploma del 25 marzo dello stesso anno, con il quale vengono
confermati alla Chiesa di Bergamo i suoi possessi, che risultavano alquanto
compromessi per la distruzione dei diplomi causata in quel torno di tempo dall’invasione
ungara.
Tra quei
possessi sono nominati esplicitamente la chiesa di S. Alessandro in Fara, il
monastero di S. Salvatore in Bergamo e il monastero di S. Michele di Cerreto.
Altri due analoghi diplomi di Ludovico III, largamente citati dagli storici
bergamaschi, sono in realtà falsificazioni, almeno nella forma in cui ci sono
pervenuti (I diplomi
italiani di Lodovico III...,pp.
69, 71, 91).
Il 21 febbr.
904, Berengario I, tornato al potere, donò alla cattedrale di S. Alessandro la
restante parte della corte di Murgula ed il 23 giugno successivo permise al
vescovo e ai cittadini di Bergamo di ricostruire le mura, le porte e le torri
necessarie per la difesa contro gli Ungari; inoltre, con speciali clausole, il
sovrano dispose che, non solo le nuove fortificazioni, ma tutte le proprietà
pubbliche fossero poste sotto la protezione e dipendenza di A. e dei vescovi
suoi successori. Nello stesso diploma del 23 giugno 904 fu concessa alla Chiesa
bergamasca una piena immunità giurisdizionale e fiscale. Da questo momento A.
divenne il vero capo della città, in sostituzione del conte.
In un momento
non precisato tra il 906 e il 910 troviamo A. come messo regio in Pavia,
delegato da Berengario a presenziare un placito; nel novembre 915 interviene a
un placito tenuto dal sovrano a Lucca. Sempre dallo stesso Berengario I ottiene
tra il 905 e il 915 altri favori per la propria Chiesa, per il vescovo di
Novara e per altri suoi amici e protetti. Il 3 clic. 922 il re Rodolfo II di
Borgogna gli rinnova le concessioni del diploma di Berengario I del 23 giugno
904; lo stesso Rodolfo, nel novembre del 924, accede ad alcune richieste di A.
in favore del monastero di S. Sisto di Piacenza e della Chiesa di Padova.
Analoghe richieste accolse, nel 926 e 927, il nuovo re Ugo di Provenza, che
tenne A. tra i suoi più autorevoli consiglieri: nostri per omnia fidelissimus,lo chiama in un suo diploma (I diplomi di Ugo...,p. 23).
Nel testamento,
del 928, A. dispose che il suo corpo fosse sepolto a S. Vincenzo. Dai suoi
legati per messe, luminarie, e in favore dei canonici e dei preti decumani di
S. Vincenzo, o di chiese da lui fondate, si rileva ch’egli era proprietario di
case e di fondi a Berzo, Villongo, S. Maria di Rosate, Presezzo, Calusco,
Parre, Colgiate, presso S.. Andrea, presso la Morla, Gavarno, Sovere, Caleppio
e presso il lago di Como. L’ultimo atto nel quale si legge il suo nome è del
929; ma la sua morte, nel necrologio di S. Vincenzo, è segnata al 13 nov. 935.
Fonti e Bibl.:
M. Lupi, Codex
diplomaticus civitatis et ecclesiae Bergomatis,I, Bergomi 1784, coll. 1009 ss.;
II, ibid. 1799, coll. 1-182; I diplomi di Berengario I,a cura di L. Schiaparelli, Roma 1903, in Fonti per la Storia d’Italia,XXXV, pp. 124, 134, 174, 188,
245, 262, 406,412; I
diplomi italiani di Lodovico III e di Rodolfo II, a cura di L. Schiaparelli, Roma
1910, ibid.,XXXVII, pp. 34, 69, 71, 91, 97,
117, 120; I diplomi
di Ugo e di Lotario, di Berengario II e di Adalberto, a cura di L. Schiaparelli, Roma
1924, ibid.,XXXVIII, pp. 3, 6, 17, 20, 22;
C. Manaresi, I
placiti del "Regnum Italiae", I, Roma 1955, ibid.,XCII, n. 122 p. 457,n. 127 p.
475;F. Savio, Gli
antichi vescovi d’Italia. La Lombardia,II, 1, Bergamo 1929, pp. 29-36;
L. Dentella, I
vescovi di Bergamo, ibid.1939, pp. 82-91; B. Belotti, Storia di Bergamo e dei Bergamaschi,I, Milano 1940, pp. 127, 206 n.,
222 3., 234, 242.
Dal sito: http://www.treccani.it/
Torre di Adalberto
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