Dal Commento
sui Proverbi di san Procopio di Gaza
Cap. 9; PG 87, I, 1299-1303
La sapienza si è costruita una casa (Pro
9, 1). La potenza di Dio e Padre, per sé stessa sussistente, si è preparata,
come propria dimora, l’universo intero, nel quale abita con la sua forza
creatrice. Questo universo, che è stato creato ad immagine e somiglianza di
Dio, consta di natura visibile e invisibile.
Ha intagliato le sue sette colonne (Pro
9, 1). L’uomo fu formato dopo la creazione a somiglianza di Cristo, perché
crescesse in lui e osservasse i suoi comandamenti. A lui Dio ha dato i sette
carismi dello Spirito Santo. Essi mediante la scienza suscitano la fortezza e,
viceversa, mediante la fortezza manifestano la scienza. Questi carismi
perfezionano l’uomo spirituale, lo confermano nella fede e lo portano alla
completa partecipazione delle realtà trascendenti.
Lo splendore
naturale dello spirito viene esaltato dai vari doni.
La fortezza
dispone a ricercare con fervore e a desiderare di compiere sempre e in tutte le
cose, a seconda delle loro finalità, i divini voleri, conforme ai quali tutti
gli esseri sono stati creati. Il consiglio discerne i santissimi voleri
increati e immortali, capaci di essere pensati, rivelati e realizzati. La
prudenza fa acconsentire e prestar fede a questi voleri e non agli altri.
Ha versato il
suo vino nella coppa e imbandito la sua tavola (cfr. Pro 9, 2). Nell’uomo in
cui viene fusa, come in una coppa, la natura spirituale e quella corporale, Dio
infonde la scienza delle cose create e di sé stesso, autore di tutto.
L’intelletto fa sì che l’uomo sia inebriato, come per il vino, di tutto ciò che
riguarda Dio. Egli, pane celeste, nutrendo di sé stesso nella fortezza le
anime, e arricchendole e dilettandole con la dottrina, dispone tutte queste cose
come vivande per il convito spirituale di quanti desiderano parteciparvi.
Mandò i suoi
servi ad invitare a gran voce e con insistenza al banchetto (cfr. Mt 22, 3).
Mandò gli apostoli a servire la sua divina volontà con la proclamazione
evangelica. Essa deriva dallo Spirito, sta al di sopra della legge scritta e di
quella naturale, e chiama tutti a Cristo. Con l’incarnazione si è realizzata in
lui senza confusione l’unione ipostatica della mirabile natura divina e di
quella umana.
Per mezzo
degli apostoli grida: Chi non ha la sapienza venga a me (cfr. Pro 9, 4). Cioè
chi è stolto, e pensa quindi in cuor suo che Dio non esista, abbandoni
l’empietà, si rivolga a me per mezzo della fede e riconosca che io sono il
creatore e il Signore di tutte le cose. A coloro che abbisognano di sapienza
dice: Venite, mangiate con me il pane e bevete il vino che ho versato per voi
(cfr. Pro 9, 5). A coloro che sono privi delle opere della fede, anche se
ricchi di dottrine elevate, dice: Venite, mangiate il mio corpo, pane che vi
nutre nella fortezza, bevete il mio sangue, vino che vi rallegra nella scienza
e vi fa diventare Dio. Ho infatti unito il sangue alla divinità per la vostra
salvezza.
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