Dalla XII catechesi battesimale di san Cirillo di Gerusalemme
Nutriti tutti
di puri alimenti, educati alla scuola della castità, offriamo pure le labbra
per esaltare Dio generato dalla Vergine.
Stiamo per
essere resi degni di partecipare alle carni del mistico agnello, sia della sua
testa che dei suoi piedi (cfr. Es 12, 9), della testa della sua divinità e dei
piedi della sua umanità.
Se prestiamo
ascolto alle parole del santo Evangelo, non possiamo non prestare fede a
Giovanni il Teologo: alle parole: «In principio era il Verbo e il Verbo era
presso Dio e il Verbo era Dio»; alle seguenti: «E il Verbo si fece carne» (Gv.
1, 1.14). Se adorassimo in Cristo un semplice uomo saremmo empi, ma non saremmo
meno empi adorandolo soltanto come Dio e prescindendo dalla sua umanità; se infatti
fosse soltanto Dio vero, come lo è veramente, e non avesse assunto l’umanità,
noi rimarremmo esclusi dalla salvezza.
Adoriamolo
dunque come Dio, e crediamolo fermamente fatto uomo. A nulla ci servirà il
dirlo uomo escludendo la sua divinità, e non ci porterà a salvezza il proclamarlo
Dio prescindendo dalla sua umanità.
Testimoniano
il suo avvento confessandolo nostro re e medico, nostro re che s’è degnato di
farsi nostro medico cingendosi dei panni dell’umanità (Cf. Gv. 13, 4) per
guarire le nostre infermità. Si è fatto perfetto maestro di noi fanciullini, bambino
tra bambini, per elargire la sua sapienza a noi insipienti (Cf. Prov. 1, 4); si
è fatto pane celeste disceso dal cielo, per farsi nutrimento di noi affamati.
Ricorda quello
che abbiamo detto ieri sulla sua divinità, ma bisogna che tu creda anche nell’Unigenito
Figlio di Dio nato da una vergine, prestando fede all’evangelista Giovanni che
dice: «E il Verbo s’è fatto carne ed ha abitato tra noi» (Gv. 1, 14).
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