L’Icona dell’Ingresso al Tempio della
Madre di Dio
di Egon Sendler
La scena
mostra Maria condotta dai suoi genitori e accompagnata da sette vergini, nel
momento in cui si avvicina al sacerdote Zaccaria, padre di Giovanni Battista...
La scena si svolge all’interno del cortile del Tempio, indicato spesso da un
velo rosso. Le facciate e i portici non hanno nulla in comune con un tempio
orientale, richiamano invece le chiese ortodosse, soprattutto quelle della
Russia e sono spesso incoronate da cupole a bulbo.
Secondo
l’interpretazione di Origene, le tre parti del Tempio simbolizzano i tre gradi
della vita spirituale. Nella patristica i tre libri di Salomone: Proverbi,
Ecclesiaste (Qoèlet), Cantico dei cantici, ricevono questo significato,
simbolizzano cioè la purificazione, l’illuminazione e l’unione con Dio.
Il cortile del
Tempio rappresenta quindi il primo grado, la vita attiva dell’uomo che deve
liberarsi dalle sue passioni (1’apàtheia). Gioacchino e Anna entrano con Maria
in questo cortile per consegnare la loro bambina nelle mani del sacerdote. Nei
loro gesti s’indovina la determinazione di offrire la figlia al servizio del
Signore... Arrivano quindi solennemente in corteo, accompagnati da sette
vergini con in mano lampade accese.
Anna, vera
grazia divina, conduce con gioia al Tempio di Dio colei che per grazia conserva
l’eterna verginità; alle giovani portatrici di lampade accese ella chiede di
scortarla e le dice: «Va’, figlia mia, a colui che ti ha dato a me; sii
un’offerta, un profumo di buon odore; penetra nel luogo santo, conoscine il
mistero, preparati a divenire la gradita e splendida abitazione di Gesù, che
concede al mondo la grazia della salvezza».
Davanti
all’ingresso della seconda parte del Tempio, Zaccaria, vestito con gli abiti
sacerdotali, attende il corteo. Sta in piedi sul primo gradino di una scala di
quindici gradini, ricordo dei quindici salmi graduali, che porta verso il Santo
dei santi. È così simbolizzato il secondo grado della vita spirituale, la
visione di Dio nella creazione che incammina all’unione con Dio. Maria si
avvicina a Zaccaria senza timore né esitazione, alza le sue mani verso di lui
chiedendo di essere condotta all’interno del Tempio.
Il cielo si
rallegra e con lui la terra, vedendo il cielo spirituale, la sola Vergine immacolata
avanzare verso la casa di Dio per esservi santamente educata. Zaccaria nella
sua ammirazione le dichiara: «Porta del Signore, io ti apro le porte del
Tempio; nell’allegrezza tu potrai percorrerlo, perché io so e credo che già
abita tra noi la liberazione d’Israele e da te nascerà il Verbo di Dio che
accorda al mondo la grazia della salvezza».
Il
Santo dei santi
Si vede la
Vergine una seconda volta nella parte alta delle costruzioni, seduta sul
gradino superiore della scala, davanti al santuario. Le porte sono chiuse
perché è simbolo della visione pura di Dio, possibile soltanto nel Logos. Maria
si prepara a questa visione, davanti al santuario ancora chiuso. Si tratta,
infatti, di dire che sarà lei stessa quel Santo dei santi in cui Dio abiterà.
Nutrita con il pane del cielo portato a lei da un angelo, crescerà per questo
compito.
La Santa
immacolata nello Spirito Santo è introdotta nel Santo dei santi e viene nutrita
dall’angelo, lei che in verità è il santissimo tempio del nostro Dio, del Santo
il quale santifica l’universo abitandolo e divinizza la natura decaduta dei
mortali.
Nonostante la
statura di bambina, Maria è già rappresentata come una persona adulta. Porta il
maforion, il mantello di colore bruno-rosso scuro che ritroviamo su tutte le
icone della Madre di Dio. Con il suo ingresso nel Tempio ella è già consacrata
a colui di cui sarà madre. Non è forse la caratteristica dell’età matura il
darsi totalmente e senza riserve al proprio compito?
(Lo
Pseudo-Matteo precisa che Maria salì correndo i quindici gradini del santuario)
In questo
giorno la Vergine immacolata è presentata al Tempio per divenire la dimora del
Signore Dio e Re dell’universo e nutrice di ogni vita; in questo giorno il
santuario purissimo, a tre anni di età, è portato in offerta al Santo dei
santi. Per questo le diremo, come l’angelo: «Salve, o sola benedetta tra le
donne».
I racconti del
Protovangelo di Giacomo esercitarono la più forte influenza sull’arte e sulla
liturgia della festa. Ma per descrivere la vita di Maria al Tempio egli si
accontenta di qualche parola: «Vivendo come una colomba, riceveva il suo cibo
dalla mano di un angelo». Un altro apocrifo, lo Pseudo-Matteo, in un’epoca in
cui prosperavano i monasteri delle monache, traccia un ritratto di Maria,
vergine modello per quanti si consacrano a Dio. Egli mostra come lo sviluppo
dell’ascetismo ha permesso di cogliere meglio la grandezza di Maria e anche
quale attrattiva ella ha esercitato in quanto Regina virginum sulle vergini
cristiane. Questo ideale assomiglia a quello che sant’Atanasio aveva proposto
alle vergini dell’Egitto, o a quello che sant’Ambrogio darà nei suoi scritti
sulla verginità. Ma bisogna notare che né l’uno né l’altro erano a conoscenza
di questo preteso soggiorno di Maria al Tempio. Ci resta da dire come questa
epoca immaginava il soggiorno di Maria al Tempio e come questo quadro appariva
una proiezione del presente sul passato: la vita nel Tempio è rappresentata
secondo la vita monastica del tempo.
Come se ella
avesse avuto trent’anni, si applicava all’orazione... Si applicava alla
lavorazione della lana, e tutto quello che le donne anziane non avrebbero
potuto fare, lei, in età così tenera, lo faceva. Si era imposta di dedicarsi
all’orazione del mattino fino a terza; dopo terza fino a nona si occupava a
tessere e a partire da nona ritornava alla preghiera e non l’abbandonava più
fino all’ora in cui gli appariva l’angelo del Signore, dal quale riceveva il
cibo... Infine, con le vergini di maggior età, era così ben istruita nelle lodi
di Dio, che nessuna la precedeva nelle vigilie, né era più istruita nella
sapienza di Dio, né più umile nell’abbassamento, né distinta nei canti di
Davide... Piena di sollecitudine per le sue compagne, vegliava affinché nessuna
di loro peccasse neppure con una sola parola, nessuna ridendo alzasse troppo la
voce, nessuna giungesse alle ingiurie o all’orgoglio rispetto a una eguale .
Da: Egon Sendler, Le Icone
bizantine della Madre di Dio.
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