Omelia I per l’Ingresso della santissima
Madre di Dio
di san Germano patriarca di Costantinopoli
Invito a celebrare la festa
1. Ogni
divinissima festa, la volta che sia celebrata, riempie spiritualmente di gioia
i fedeli attingendo da tesori e sorgenti provenienti da Dio. Ma quella che è
ora celebrata, attirando gli animi come iniziatrice dei misteri, di tanto
risplende maggiormente e al di sopra di tutte, per quanto è a tutti superiore
la primeggiante figlia di Dio. Di lei infatti ricorre l’annuale sacrissimo
convito, i cui partecipanti debbono essere immuni dal male.
E voi, se vi
piace, accompagnatemi benevolmente con pensieri purissimi ed essendo ricoperti
di risplendenti ornamenti. Insieme corriamo a raccogliere gli amati fiori del
prato che è proprio della Madre di Dio. Cospargiamo di unguenti odorosi la sua
bellezza come di boccioli dal colore di rosa che irrompe piena di profumi, come
è stato bellamente composto in versi da Salomone che nel Cantico dichiara: «Chi
è questa che sale dal deserto, come una colonna di fumo esalante profumo di
mirra e d’incenso da ogni polvere di profumiere?» (Ct 3, 6). «Vieni qui dal
Libano, o mia sposa, vieni dal Libano» (Ct 4, 8). Perciò scambievolmente
esortandoci andiamo alacremente alla salutare e a tutti benefica solennità
della Madre di Dio, e inginocchiatici dinanzi al penetrale guardiamo verso la
fanciulla che si avanza verso la seconda cortina, Maria, la purissima Madre di
Dio, colei che ha posto fine alla privazione della sterilità e con la grazia
del suo parto ha superato l’ombra della lettera della Legge (cf. Rm 2, 29).
A tre anni Maria è introdotta nel tempio
2.
Infatti oggi compiendo tre anni si avanza per essere consacrata al tempio
stabilito dalla Legge, ella che sola è detta tempio immacolato e supremo del
Signore sommo sacerdote e fra tutti primo autore dei misteri, ella che nel suo
proprio fulgore di splendore divinamente lampeggiante ha aperto l’oscurità che
era nella lettera. Oggi l’infante è consegnata al sacerdote, ella che a
quaranta giorni consacrerà il Dio unico sommo sacerdote (cf. Lc 1, 22ss.),
diventato per noi infante secondo la carne, mentre reggerà con le sue braccia
colui che è infinito, al di sopra di ogni umano pensiero. Oggi il volume senza
macchie, nuovissimo e purissimo, destinato non ad essere scritto dalla mano
dell’uomo ma ad essere rivestito di oro dallo Spirito, è offerto in dono di
ringraziamento santificato dalle benedizioni secondo la Legge...
Oggi
Gioacchino, essendosi deterso dalla vergogna della mancanza di figli, orgogliosamente
si avanza per mostrare apertamente per le strade la sua propria prole, e a sua
volta si manifesta come conduttore del rito secondo la Legge. Oggi anche Anna,
che ha scambiato la continua sterilità con una felice fecondità, divinamente
invasa da gioia infinita, avendo stretto al petto colei che è più grande dei
cieli, annunzia pubblicamente fino ai confini della terra di aver ottenuto una
prole. Oggi la porta del tempio divino, spalancata, riceve la sigillata porta
dell’Emmanuele (cf. Ez 44, 1-3) che entra rivolto verso l’Oriente. Oggi la
sacra tavola del tempio incomincia a risplendere, essa che ha assunto il
passaggio a riti incruenti, mediante la partecipazione e il dolcissimo
abbraccio del culto divino della tavola che regge il pane celeste e vivificante.
Oggi è offerta al propiziatorio colei che sola è stata detta nuovo divinissimo
e purissimo propiziatorio, non costruito dalla mano dell’uomo (cf. Eb 9, 11), a
favore dei mortali abbattuti dalle correnti dei peccati spinte di traverso.
Oggi colei che con la consacrazione dello Spirito è destinata a ricevere il
Santo dei santi in modo santissimo e glorioso, con una consacrazione più
eccelsa di quella del santo santuario, in età semplice ed inesperta di male è
elevata e collocata in modo mirabilissimo al di sopra della gloria dei
cherubini.
Maria, degna di lode
3. Oggi Maria,
intorno alla quale chi pur dica innumerevoli cose tuttavia non riuscirà a
tenere dietro al suo desiderio né tanto meno lo realizzerà, oggi suscita le sue
lodi per essere stata elevata per bellezza al di sopra di ogni lingua e di ogni
mente, in modo stupefacente. La goccia celeste da lei generata - immenso mare -
rese manifeste le sue grandezze. In grazia di questa, la grandezza di lei è
diventata incomprensibile per infinità e inesauribile è la gioia che proviene
da lei. Infatti a tutti è possibile saziarsi in tutte le cose; ma nei canti e
nelle feste in onore di lei il convito è inesauribile per dolcezza. Perciò le
sorgenti delle lodi che prendono inizio da lei non possono essere disseccate: e
poiché la fonte è ricca né diminuisce per l’uso (cf. Gv 4, 14) ma invece s’ingrossa
per cento e per mille in più di quanto se ne prende, non è possibile che coloro
che ne attingono giungano alla fine. Infatti nella grande misericordia il mistero
trabocca e crescendo […]
Gioia e esultanza di Anna
5. Quindi,
dopo che ella, la nutrice della nostra vita, era stata nutrita con il latte, i
suoi genitori portano a compimento il tempo a cui si erano obbligati con voto.
Infatti, dopo aver riunito le fanciulle che intorno dimoravano, dice che
procedano innanzi recando le fiaccole per modo che lei segua dietro, affinché
rallegrata dallo splendore delle luci ella cammini senza girarsi.
Ed Anna, prima
sterile ed infeconda, profetizzò, stendendo a Dio la sua mano e gridando
chiaramente a grandissima voce: «Orsù - dice -, voi tutti uomini e donne
raccolti per questa nascita, ancora di più gioite con me che ora offro al
Signore la figlia delle mie viscere in dono consacrato e splendente di luce
divina. Orsù, capi del coro, insieme ai cantori ed alle suonatrici di timpano
date inizio soavissimamente intonando un canto nuovo ed inaudito, precedendovi
non Maria sorella di Mosè (cf. Es 20-21) ma guidandovi colei che è nata da me.
Voi tutti,
vicini ed estranei, che venite dietro a me che, avendo felicemente generato, ho
reso grazie con grandissima riconoscenza ed ora rimetto lietamente ai santi il
frutto delle mie doglie, orsù, elevate gloriosamente canti ispirati da Dio. E
voi, schiera dei profeti, istruendo la scelta raccolta con le splendenti lodi a
voi ispirate dallo Spirito di Dio, intonate l’inno. Infatti, dove risuona una
parola di eco profetica, là si spegne ogni più contrario grido funesto.
6. E tu,
Davide proavo di lei e progenitore di Dio, melodiosamente pulsando l’arpa a
dieci corde (cf. 1 Sam 16, 23), orsù, falla risuonare ancora più armoniosamente
con le corde dello Spirito attraverso la tua bocca ispirata da Dio, chiaramente
raffigurando una schiera di fanciulle, così come «al Re saranno condotte fanciulle
dietro di lei, le sue compagne gli saranno presentate» (Sal 45, 15). Ecco,
infatti, la moltitudine delle giovani forma il coro per le vie e la figlia del
Re è condotta nel sacro edificio, nel santo tempio, essendo destinata a dar
compimento al tuo vaticinio, lei, la mia bambina regalissima che tu chiami
figlia: «Infatti tutta la gloria della figlia del Re - tu dicesti in simil modo
suonando la cetra - dentro, in frange d’oro» (Sal 45, 14), rivestita di purezza
incontaminata ed incorruttibile, e variamente ornata di incomparabile bellezza.
Vieni qui, o Davide che fai risplendere la luce dell’alba: «Chi è costei che
spunta come aurora, bella come la luna, splendente come il sole?» (Ct 6, 10).
«Quanto sono belli i tuoi piedi nei sandali» (Ct 7, 1). «Quanto sei diventata
bella e soave» (Ct 7, 7), tu che sei rivestita di sole e porterai una nuova
meraviglia sotto il sole.
Sii presente,
o Ezechiele dall’alta voce, che reggi proveniente da Dio il libro dello Spirito
vivificante, e gridi la lode alla porta sigillata rivolta verso l’Oriente e
conduttrice verso Dio (cf. Ez 7, 9). E se c’è qualche altro - a due a due -
dell’ordine sacramentale scelto, oppure tutto il restante gruppo dei veggenti,
suvvia acclamate, vedendo avanzarsi il compimento di ciò che è stato profetizzato.
E che? Voi, prima progenitori che state per essere liberati dalla maledizione e
state per riottenere la sede delle delizie dalla quale foste scacciati (cf. Gn
3, 23), forse non innalzerete inni alla causa della vostra salvezza, con elogi
convenienti e lodi grandissime? O forse se non è lecito a voi innalzare la
voce, e non è lecito che io la innalzi con voi e che tutta la creazione esulti
insieme con noi?» (cf. Rm 8, 19-22).
La soglia del tempio è santificata da
Maria
7. Con queste
considerazioni, come era conveniente, la saggia Anna adeguandosi al passo e con
lei il dolcissimo marito insieme alle fanciulle portatrici di fiaccole
accompagnano colei che è nata da loro, raggiungono il tempio, e quindi si
aprono le porte per accogliere la spirituale porta di Dio l’Emmanuele, e la
soglia è santificata dalle orme di Maria. Il tempio è illuminato dalle
fiaccole, ma ancora di più esso risplende di luce abbagliante per l’arrivo di
una sola fiaccola: il suo splendore è ancora più abbellito dall’ingresso di
questa. I rivestimenti dei corni dell’altare (cf. Ez 27, 2) si imporporano per
la sua virginea e purpurea veste. Gioisce Zaccaria che è stato giudicato degno di accogliere la
Madre di Dio; si rallegra Gioacchino davanti che con il compimento della sua offerta
testimonia l’avveramento dei vaticini. Esulta Anna per la consacrazione del suo
rampollo; tripudiano i primi progenitori che si sottraggono alla chiusura della
condanna; si compiacciono i profeti, e insieme a loro gioiosamente balza fuori
tutta la schiera di coloro che sono in grazia.
I genitori affidano la figlia al
sacerdote
8. Dunque la
figlia di Dio così è introdotta, e sta ferma ai corni dell’altare dopo che i
genitori hanno pregato e mentre il sacerdote si accinge a benedire. Ma di nuovo
i genitori gridano al sacerdote: «Ricevi colei che è destinata a ricevere il
fuoco immateriale e incomprensibile; ricevi colei che sarà il ricettacolo del
Figlio e Verbo del Padre ed unico Dio, prendi colei che ha annullato la
vergogna della nostra infecondità e della nostra privazione. Porta all’altare
colei che sta per introdurci nell’antico pascolo del paradiso; prendi in tuo
potere colei che nel suo proprio parto assoggetterà il dominio dell’inferno e
la forza della morte che a noi reca timore. Cingi con le braccia colei che
intorno copre la nostra natura che nell’Eden fu denudata; prendi la mano di
lei, che avvolge in fasce colui che porrà fine alla nostra mano intemperante e
violenta che si è orgogliosissimamente protesa. Consacra a Dio colei che
consacrerà noi, lei che è compimento divino dell’attesa delle nostre speranze.
Guarda,
Signore, guarda. Prendi colei che tu hai dato; ricevi colei che tu hai donato;
accogli colei che tu ci hai assegnato per sciogliere la nostra sterilità. Tu,
che per mezzo di lei condanni l’infecondità della Legge, tu attraverso di lei
ci hai riscattato dal perpetuo spavento: prendi costei che ha bene provveduto a
noi e che tu stesso hai prescelto, hai predestinato e hai santificato. Stringi
colei che si appoggia a te, che è affascinata dal tuo odore, e che dalle foglie
spinose (cf. Gn 3, 18) della nostra indegnità tu hai scelto come giglio; con
lietissimo viso prendi fra le braccia colei che ti è offerta. Ecco, a te noi
consacriamo lei e consacriamo anche noi stessi».
Discorso di Zaccaria a Gioacchino ed
Anna
9. Queste
furono le concordi parole dei giusti, queste le voci della coppia coniugale
cara a Dio, questa la ben composta consacrazione dei progenitori di Dio. E
quindi Zaccaria, accolta la fanciulla, così è verosimile che dica dapprima ai
genitori: «O autori della nostra salvezza, che cosa io vi dirò? Come vi
chiamerò? Io rimango stupito nel vedere quale frutto avete portato. Di tale
valore è infatti chiunque per la sua purezza attiri Dio ad abitare in lei. Non
è mai nata, né mai nascerà alcuna donna che risplenda per una tale bellezza.
Voi apparite come i due fiumi raddoppiati che scaturiscono dal paradiso (cf. Gn
2, 10-15), portando una fiaccola superiore all’oro ed alla pietra preziosa, la
quale illumina tutta la terra con la bellezza della sua immacolata verginità e
con i suoi rugiadosi fulgori.
Voi siete
stati riconosciuti come astri lucentissimi, in qualche modo inseriti nel
firmamento, mentre ciascuno di voi serenamente illumina la buia ombra della
lettera oscura e della Legge tempestosa e saggiamente guida senza inciampo i
credenti in Cristo alla nuova grazia della recente luce.
Voi siete
stati riconosciuti come corni splendentissimi del tempio spirituale della Nuova
Alleanza, contenendo nelle vostre viscere il santificato altare della sacra
vittima, spiritualissimo e a Dio consacrato. Voi, se non è di poco conto dirlo
già in anticipo, mediante la vostra cura del sacerdote reggitore del mondo
siete stati riconosciuti in modo misteriosissimo anche come i cherubini che
circondano il propiziatorio (cf. Es 25, 18ss.). Più che l’oro anticamente
lavorato a rivestimento dell’arca (cf. Es 25, 10) voi appariste a tutt’intorno
ricoprire l’arca spirituale e divina di colui che nella croce ha sottoscritto
la nostra liberazione. La vostra gioia è gioia dell’universo, la vostra gloria
è detta letizia per tutti.
Beati voi, che
siete diventati genitori di tale figlia! Benedetti voi, che avete presentato al
Signore tale dono benedetto! Felici le mammelle dalle quali ella fu nutrita, e
felice il seno dal quale ella è stata portata! (cf. Lc 11, 27).
Indirizzo di saluto di Zaccaria a Maria
bambina
10. Vieni qui
anche tu, fanciullina più alta dei cieli. Vieni qui, tu che sei vista come
bambina e con la mente sei conosciuta come officina divina. Vieni qui,
santifica ancora di più il vestibolo del santuario: infatti, per dirla ancora
in una parola, non tu sei santificata, ma piuttosto sei tu che assai lo
santifichi.
Vieni qui,
piegati verso il penetrale e verso la cella che incute tremore, tu che diventerai
tesoro immenso e imperscrutabile. Entra nel vestibolo dell’altare, tu che
infrangi il vestibolo della morte. Guarda dentro, verso il velo (cf. Es 26,
31ss.), tu che con il tuo fulgore illumini coloro che sono accecati dal gusto
oscurante. Porgi le mani a me che ti conduco come una bambina, e prendi la
mano, a me che sono stanco per la vecchiaia e mi sono piegato alla
trasgressione del comandamento per ardore terreno, e conducimi alla vita. Ecco,
io ti tengo come piccolo bastone della vecchiaia e ristoro della natura
indebolita dalla caduta. Ecco, io vedo te che diventerai sostegno di coloro che
sono caduti verso la morte. Accostati a venerare la mensa, per la quale in
molti simboli è stato detto che essa ha profetizzato te, mensa spiritualissima
ed incontaminata. Cammina attraverso tutto il recinto dell’altare poiché,
spirando odore d’incenso (cf. Es 30, Iss.), sei diventata più che profumo per
coloro che ne aspirano l’olezzo, tu che egregiamente sei stata proclamata
turibolo della lingua ispirata da Dio e dei profeti portatori dello Spirito.
Sali, sali sul
gradino della sacra dimora. Compiacendosi per la freschezza della tua beltà le
figlie di Gerusalemme tessono gioiose la lode e i re della terra ti dichiarano
beata: tu che sei stata riconosciuta divino fondamento e nel modo più soave sei
stata indicata al patriarca per eccellenza Giacobbe come scala sostenuta da Dio
(cf. Gn 28, 12ss.). Vieni, o Signora, poiché poggiare su tale piedistallo si
addice a te che sei regina e sei glorificata al di sopra di tutti i regni. Il
luogo consacrato conviene per abitazione a te che sei trono più alto che i
cherubini. Ecco, poiché tu sei regina dell’universo, a te io ho attribuito
degnamente il primo seggio; ma orsù, solleva tu stessa coloro che sono giù
precipitati. E quindi ora insieme a Davide io grido: «Ascolta, o figlia, guarda
e china il tuo orecchio, dimenticati della tua gente e della casa di tuo padre,
ed il Re bramerà la tua bellezza» (Sal 45, 11ss.).
11. Il vecchio
così si comportava, anche se nella sua intenzione con lodi più numerose di
queste. I genitori si mossero, e la figlia consacrata a Dio fu lasciata. Con
tremore gli angeli la servivano per il ministero delle vivande, e la fanciulla
si cibava da esseri immateriali con nutrimento (non sappiamo se) materiale o
immateriale. Così attraverso un adempimento che proveniva da Dio si compivano i
riti della divina iniziazione, così la bambina cresceva e si rafforzava, ed
invece perdeva forza tutta l’avversità della maledizione a noi data nell’Eden
(cf. Gn 3, 16ss.).
Salutazione a Maria
12. Ma orsù
appunto, o cara adunanza in onore di Dio, a voce unanime rivolgiamo 1’Ave alla
Regina (cf. Lc 1, 28) con quanta forza è possibile al nostro pensiero
infantile, pur non potendo celebrare perfettamente la sua festa: ma tuttavia
incoraggiamo la nostra debolezza per quanto è possibile, poiché è caro a Dio
ciò che si fa secondo la propria capacità. Infatti ella che sola è stata
dichiarata vergine e madre, è superiore ad ogni pensiero, e ben chiaro ne è il
motivo. Infatti quale vergine ha mai generato, o dopo aver generato ha
conservato inviolata la verginità? Chi, se non tu sola, tu che senza mutazione
hai partorito per noi Dio nella carne, o fanciulla beatissima?
13. Ebbene
Ave, o tu che oggi nel tuo ingresso nel Santo dei Santi hai posto una veste
purpurea veramente rivestita da Dio addosso a noi, che nell’Eden eravamo stati
denudati dell’indumento glorioso e non tessuto da mano umana (cf. Gn 3, 17) a
causa del cibo apportatore di morte e bruciatore delle anime: tu, o Sposa di
Dio, che sei la remissione dei peccati (cf. El 1, 7) donata da Dio a noi
insozzati di fango.
Ave, tu che
oggi al primo inizio della splendidissima e veneranda Presentazione raduni
tutta la schiera dei profeti, i quali con cimbali dal bellissimo suono come
armoniosi strumenti intonano l’inno dalla voce divinissima e conducono la danza
in letizia a guida delle anime.
14. Ave, tu
che con la cadenza dei tuoi passi hai calpestato il diavolo, il diabolico
serpente dalla mente tortuosa e odiatore del bene, che per me è stato nefasta
guida verso la disobbedienza (cf. Gn 3, 1-13): tu che hai preso come compagna
di strada la natura corruttibile che si era mostrata facile alla caduta, per
ricondurla di nuovo verso il tabernacolo immateriale e santo che non conosce
vecchiaia.
Ave, tu che
con le fiaccole della tua Presentazione hai fatto risplendere luminosamente il
giorno della gioia e dell’esultanza (cf. Sal 45, 15) su coloro che erano
conficcati nell’ombra della morte e nell’abisso dell’impotenza, ed hai garantito
che per mezzo tuo sarebbe stato deciso da Dio il dissolvimento delle tenebre, o
Maria mirabile al di sopra di tutto.
Ave, o tu che
sei nuvola (cf. Es 19, 16) che fa distillare su di noi la divina rugiada
spirituale (cf. Es 16, 13), tu che con il tuo odierno ingresso nel Santo dei
Santi hai fatto sorgere il sole splendidissimo su coloro che erano trattenuti
nell’ombra della morte: sorgente piena di Dio, da cui i fiumi della conoscenza
di Dio, versando la limpidissima e rilucente acqua dell’ortodossia, distruggono
la turba delle eresie.
15. Ave,
soavissimo e spirituale paradiso di Dio, piantato oggi verso l’Oriente dall’onnipotente
destra della sua volontà (cf. Gn 2, 8) e germinante a lui il giglio odoroso e
la rosa che non appassisce - a vantaggio di coloro che, rivolti all’Occidente,
hanno bevuto il pestilenziale amaro della morte distruttore delle anime -,
mentre in esso fiorisce il legno vivificante per la conoscenza della verità, e
coloro che ne gustano diventano immortali.
Ave, tu che
sei la reggia incontaminata e purissima di Dio Re dell’universo, sacralmente
costruita, essendo tu circondata dalla sua maestà e ristorando tutti
ospitalmente con il mistico godimento di te stessa: tu ora ti stabilisci nella
dimora del Signore - e cioè nel suo santo tempio -, mentre in te si trova,
variamente ornato e non costruito da mano umana, il talamo dello sposo
spirituale (cf. Sal 19, 6) ed in te il Verbo, volendo riportare sulla strada l’errante,
si è coniugato alla carne per riconciliare (cf. Rm 5, 10) coloro che per
propria volontà si erano già separati.
16. Ave, nuova
Sion e divina Gerusalemme, santa «città di Dio grande Re, nelle cui torri Dio
si fa conoscere» (Sal 48, 3ss.), facendo piegare i re nella venerazione della
tua gloria e disponendo tutto il mondo a celebrare in esultanza la solennità
della tua Presentazione: tu sei realmente candelabro a sette lumi (cf. Es 25,
31), aureo e splendente, acceso dalla fiamma intramontabile, che è alimentato
dall’olio della purezza e garantisce lo spuntare della luce a coloro che sono
ciechi per la tetra oscurità (cf. 2 Pt 2, 4) dei peccati.
Ave, monte di
Dio fertilissimo ed ombroso (cf. Sal 68, 16): essendosi nutrito in esso, l’agnello
spirituale si addossò i nostri peccati e le nostre infermità; rotolando giù da
esso la pietra non tagliata da mano umana schiacciò gli altari degli idoli (cf.
Dn 2, 34) e «diventò testata d’angolo, meraviglia agli occhi nostri» (Sal 112,
22ss.).
17. Ave, tu
che sei santo trono di Dio, offerta divina, casa della gloria, splendore
bellissimo, scelto gioiello, universale propiziatorio e «cielo che narra la
gloria di Dio» (Sal 19, 2), Oriente che fa spuntare una luce che non tramonta:
di questa «la partenza è da un estremo del cielo e nessuno di coloro che sono
mai nati è fuori dal suo calore» (Sal 19, 7), e cioè della provvidenza
reggitrice.
Ave, tu che
con la tua nascita hai disciolto i vincoli della sterilità, hai dissolto la
vergogna dell’infecondità , hai affondato la maledizione della Legge (cf. Gal
3, 13), hai fatto fiorire la benedizione della grazia, e che con il tuo
ingresso nel Santo dei Santi hai portato a compimento il voto dei tuoi
genitori, la fondazione del nostro perdono e la pienezza della nostra gioia,
poiché hai condotto innanzi a te l’inizio della grazia.
18. Ave, Maria
piena di grazia (Cf. Lc 1, 28), più santa dei santi, più alta dei cieli, più
gloriosa dei cherubini, più onorata dei serafini, più venerabile al di sopra di
tutta la creazione: tu che con la tua gloriosa e splendente Presentazione porti
a noi il ramoscello d’ulivo liberatore dal diluvio spirituale (Cf. Gn 8, 11), o
colomba che ci porti la lieta novella del porto di salvezza, e di cui «le ali
sono argentate e il dorso nel pallore dell’oro» (Sal 68, 14), mentre le fa
lampeggiare il santissimo e illuminante Spirito: urna tutta d’oro (Cf. Es 16,
33), che contieni la dolcezza delle nostre anime, e cioè Cristo nostra manna.
Preghiera di chiusura
19. Ma, o
Tuttapura, tutta degna di lode e tutta venerabile, offerta a Dio superiore a
tutte le cose create, terra non arata, vite lussureggiante (Cf. Ez 19, 10),
coppa esilarantissima, sorgente zampillante (Cf. Es 17, 6), Vergine generante e
Madre inesperta d’uomo, gioiello di santità, ornamento di modestia, con le tue
preghiere bene accette e maternamente rivolte a tuo Figlio, Dio creatore di
tutte le cose nato da te senza padre, regolando il timone della disciplina
ecclesiastica dirigilo verso il porto immune da onde, ossia non agitato dall’afflusso
di eresie e di scandali.
Rivesti i
sacerdoti nel modo più lucente con la giustizia e con l’esultanza della genuina
fede gloriosa ed irreprensibile.
Tu guidi lo
scettro in pace e in felice stato agli imperatori ortodossi che al di sopra di
ogni colorazione di porpora e di oro purissimo, al di sopra di ogni perla o
pietra preziosa, hanno avuto in sorte te come diadema, mantello e ornamento
sicuro del loro regno: assoggetta, stendendoli ai loro piedi, i perfidi popoli
barbari che bestemmiano contro di te e contro il Dio nato da te.
Nell’ora della
guerra porta soccorso all’esercito che si appoggia sempre sui tuoi aiuti;
conferma i sudditi a procedere secondo il comando di Dio nella docile
osservanza della disciplina.
Custodisci la
tua città che ha te come torre (Cf. Sal 61, 4) e fondamento, cingendola di
forza ed incoronandola con i premi della vittoria.
Conserva
sempre lo splendore del tempio, abitazione di Dio; preserva i tuoi cantori da
ogni avversità e dalle sofferenze dell’anima. Assegna la liberazione ai
prigionieri; mostrati come conforto agli stranieri che sono senza tetto e senza
difesa.
Stendi a tutto
il mondo la tua mano sostenitrice, affinché in letizia ed esultanza con rito
splendidissimo noi celebriamo tutte le tue solennità insieme a quella che ora
viene festeggiata, in Cristo Gesù, re di tutte le cose e nostro vero Dio, al
quale la gloria e la potenza, insieme al Padre santo e principio di vita ed
allo Spirito coeterno, consostanziale e insieme regnante, ora e sempre e nei
secoli dei secoli. Amen
Da: Testi Mariani del Primo Millennio, vol 2.
Nessun commento:
Posta un commento