S. Giorgio in Lemine, Santa Lucia
Santa vergine e martire Lucia di
Siracusa
la santa più amata dai bambini Bergamaschi
13 (26) Dicembre
Passione di Santa Lucia
(Codice Papadopulo)
Essendosi
propagata per tutta la Provincia (di Sicilia) la fama della gloriosa ed invitta
martire S. Agata, a causa dei miracoli da Lei operati, anche la Cittadinanza di
Siracusa si recò nel sacro tempio della Martire per pregare. Tra gli altri
Lucia, preclara fanciulla della città di Siracusa, venne nel tempio nel giorno
della festività di S. Agata insieme con la madre di nome Eutichia, la quale
soffriva da quarant’anni di un flusso di sangue, sebbene avesse fatto spese,
dirò quasi, immense per i medici, senza conseguire alcun lenimento al suo male.
Avvenne
intanto che esse nell’udire l’episodio evangelico dell’emorroissa, la quale
aveva conseguito la guarigione al semplice tocco del lembo della veste del
Signore, Lucia, rivoltasi alla madre, le disse: «Madre, se presterai fede alle
cose che sono state lette crederai anche che Agata, la quale ha patito per
Cristo, abbia libero e confidente l’accesso al Suo tribunale. Tocca dunque
fiduciosa il sepolcro di Lei, se vuoi, e sarai risanata».
Terminati i
sacri misteri e ritiratasi tutti, esse, avvicinatesi al sepolcro si
prostrarono, pregando la Martire tra le lacrime.
Mentre stavano
lungamente a pregare, Lucia fu presa da un sonno profondo, e vide S. Agata tra
schiere di Angeli splendidissimamente ornata, che dicevale: «Lucia, sorella mia
e Vergine del Signore, perché chiedi a me ciò che tu stessa puoi concedere? La
tua fede è stata di grande giovamento a tua madre, essa è già guarita. E come
per me è ricolma di grazie la città di Catania, così per te sarà preservata la
città di Siracusa, perché il Signore Nostro Gesù Cristo ha gradito che tu abbia
serbato illibata la tua verginità».
Ciò udito S.
Lucia rinvenne dal sonno.
Quindi
alzandosi disse con grande emozione a sua madre: «Madre mia, per grazia di
Cristo e della sua Martire, ecco tu sei guarita ed è stata esaudita la tua
prece; or questo solo ti chiedo, che tu non mi parli più di sposo, né volere da
me caduchi frutti; tutto ciò che ti eri proposta di darmi in dote perché io
andassi sposa ad un uomo mortale, donalo a me perché possa tendere allo Sposo
immortale; grandi ricompense promette a noi Cristo Nostro Signore».
A Lei la madre
rispose «Lucia, figlia mia, tutte ed intere conservo le sostanze mie e di tuo
padre, anzi le ho accresciute; però, se non ti rincresce prenderai possesso
delle sostanze mie e di quelle di tuo padre dopo la mia morte e ne disporrai
allora a tuo piacimento».
Lucia disse:
«O madre, la tua proposta non torna pienamente gradita a Gesù; se infatti vuoi
render grazie a lui, che tanto ti ha beneficato, offrirgli quanto saresti
costretta a lasciare quando sarai morta. Dona a Cristo, mentre sei in vita, ciò
che hai acquistato o che hai promesso di darmi».
Dette queste
cose, Lucia ritornò a Siracusa, dove continuò ad insistere sul desiderio già
manifestato.
Allora
Pascasio, fatta prendere Santa Lucia, le ordinò di sacrificare agli dei.
Lucia gli
disse: «Sacrificio puro presso Dio è il visitare le vedove, gli orfani, i
pellegrini, gli afflitti e i bisognosi ed è da tre anni che offro tale
sacrificio, erogando tutto il mio patrimonio; e poiché non è possibile
sacrificare nell’aldilà, offro me stessa, ostia vivente a Dio, e faccia Egli
della mia vita ciò che gli piace».
«Tutto ciò –
disse Pascasio – vai a contarlo agli stolti come te, non a me che debbo
eseguire gli ordini degli imperatori e perciò non posso prendere in
considerazione simili fandonie».
Lucia disse:
«Tu osservi i decreti degli imperatori così come io giorno e notte medito la
legge del mio Dio; tu temi i loro ordini, io adoro il mio Dio; tu non vuoi loro
resistere, né in alcun conto disubbidire, e come dunque potrei io dire o fare
cosa contro il mio Dio? Tu cerchi di piacere a loro, io al mio Dio; fai tu
dunque quel che credi dover fare, ed io opero secondo è grato all’animo mio».
Pascasio
disse: «Tu hai dissipato le tue ricchezze fra i crapuloni e i dissoluti».
Lucia rispose:
«Io ho messo al sicuro i miei beni e il mio corpo non ha tollerato l’impurità».
Pascasio
soggiunse: «Tu sei la dissolutezza in persona».
Lucia rispose:
«Siete voi che costituite la stessa disonestà, voi, di cui l’Apostolo dice: Corrompete le anime degli uomini per
apostatare dal Dio vivente e servire al diavolo e agli angeli suoi, che sono in
perdizione, voi, i quali anteponendo la caduca volontà ai beni eterni,
venite esclusi dai gaudi sempiterni».
Pascasio
disse: «Finiranno le parole quando verranno i fatti».
Giovanni d’Alemagna, Martirio di Santa
Lucia
Lucia rispose:
«Io sono una serva dell’Eterno Iddio ed Egli ha detto: Quando sarete condotti
dinnanzi ai re ed ai principi non vi date pensiero del come o di ciò che dovete
dire poiché non sarete voi che parlate ma lo Spirito santo è che parla in voi».
«Oh, dunque, tu credi – disse
Pascasio – di avere lo Spirito Santo?».
Lucia rispose:
«L’Apostolo ha detto: I casti sono tempio
di Dio e lo Spirito Santo abita in essi».
Pascasio
disse: «Ti farò condurre in un luogo infame e quando incomincerai a vivere nel
disonore, cesserai di essere il tempio dello Spirito Santo».
Lucia disse:
«Non viene deturpato il corpo se non dal consenso della mente; se metterai
incenso nelle mie mani e con esse sacrificherai agli idoli, Dio sa in qual modo
si offre, poiché Egli giudica la coscienza ed aborrisce dal violentatore della
pudicizia come da una specie di ladro o di sanguinario. Che se tu ordini che io
subisca violenza contro la mia volontà sarà duplicata la corona della mia
castità».
Pascasio disse:
«Se non ubbidirai alle leggi degli imperatori avrai crudelissimi tormenti».
Lucia rispose:
«Giammai potrai smuovermi dal mio proposito e farmi acconsentire al peccato;
ecco che il mio corpo è in tuo potere, pronto ad ogni tortura. Perché indugi?
Comincia ad eseguire quello che vuole il diavolo, tuo padre».
Allora
Pascasio, furioso, comanda ai lenoni di prenderla e di adunare a vergogna di
lei tutta plebaglia, affinché le fosse fatto oltraggio e morisse nel disonore.
Ma quando si tentò di trascinarla verso il luogo infame, lo Spirito Santo le
diede tale immobilità che nessuno riusciva a smuoverla dal sito in cui era.
Si aggiunse un
gran numero di soldati, che la spingevano violentemente; anch’essi, sfiniti dal
grave sforzo, venivano meno, mentre la Vergine di Cristo restava immobile. Indi
le avvinghiarono delle funi alle mani ed ai piedi, e tutti insieme cominciarono
a tirarla, ma essa stava ferma come un monte.
Allora l’Arconte
cominciò ad infastidirsi e, convocati i maghi e i sacerdoti idolatri, comandò che
scongiurassero gli dei per farla muovere; ma, accintisi, a nulla valsero.
Allora
Pascasio comandò che la cospargessero di urina, stante che i sacerdoti andavano
dicendo che certamente stava immobile per forza di sortilegi.
Indi ordinò
che si aggiogassero dei buoi per trascinarla ma neanche ricorrendo a ciò
riuscirono a smuovere la Vergine di Cristo, che lo Spirito Santo manteneva
immobile.
Come avrebbero
infatti potuto smuoverla le mani dei peccatori? Pascasio disse: «O Lucia quali
sono le tue arti magiche?»
La Santa però
rispose: «Queste non sono arti magiche, ma è la potenza di Dio».
Pascasio
disse: «Come e perché, fanciulla come sei, neppur mille ti hanno potuto
smuovere?»
Al che la
Santa: «Anche quando ne aggiungerai altri mille sperimenteranno quello che
disse lo Spirito Santo: Cadranno mille
alla tua destra e diecimila alla tua sinistra, ma nessuno potrà accostarsi a te.
Si crucciava
intanto l’insano, ricercando con qual supplizio potesse far perire la Vergine,
la quale gli disse gridando: «Misero Pascasio, a che ti affliggi? Perché
impallidisci? Perché, perché ti struggi per il furore nei pensieri? Ecco tu hai
avuto la prova che io sono tempio di Dio, credi dunque in Lui?»
Quegli invece,
udendo queste cose, diveniva più furibondo ed ecco comanda che fosse acceso un
gran fuoco attorno a lei e che vi si gettassero pece, resina, olio e fascine,
affinché fosse al più presto consumata la Vergine che pubblicamente li
confondeva.
Ella però nel
nome del Signore rimaneva immobile dicendo: «Io pregherò il Signor Nostro Gesù Cristo
affinché questo fuoco non mi molesti; io poi che ho fede nella croce di Cristo
dimostrerò intanto a te che ho impetrato un prolungamento alla mia lotta, così
farò vedere ai credenti in Cristo, la virtù del martirio e ai non credenti toglierò
l’accecamento della loro superbia».
Allora gli amici dell’arconte
spregiando queste parole, la condussero altrove per finirla con la spada. E S.
Lucia, piegate le ginocchia, pregò alquanto e rivoltasi agli astanti disse:
«Ecco, io annunzio a voi che sarà data la pace alla Chiesa di Dio. Diocleziano
e Massimiano intanto decadranno dall’impero e, come la Città dei Catanesi ha in
venerazione S. Agata, così anche voi onorerete me per grazia del Signore Nostro
Gesù Cristo osservando di cuore i suoi comandamenti».
Dette queste
cose, la decapitarono. Nello stesso luogo poi, dove rese lo spirito,
edificarono a Lei un tempio, nel quale i fedeli accorrono alle Sue reliquie,
ottengono, per Sua intercessione, grazie e guarigioni dalle malattie,
glorificando il Signor Nostro Gesù Cristo, al Quale sia onore e potenza nei
secoli dei secoli. Amen.
Tropario di santa Lucia, tono 5
Indossando
il manto radioso della verginità ed essendo promessa sposa di Cristo Datore-di-vita
hai abbandonato l’amore del tuo fidanzato terreno, o Lucia Vergine Martire, perciò,
come dono nuziale hai portato a Cristo l’effusione del tuo sangue, intercedi presso
Lui anche per tutti noi!
Altro tropario di santa Lucia
Come gloriosa sposa di Cristo Re,
Martire invitta e veneranda Vergine, o santa Lucia, tu ti guadagnasti un’eterna
e divina gloria. Con le tue preghiere perciò ottieni la remissione dei peccati
a noi che con devozione ti festeggiamo.
Sul culto e le tradizioni che legano santa Lucia a Bergamo puoi
leggere:
Santa Lucia tra le feste della
luce di Alessandra Facchinetti
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