Dal Discorso
sulla Madre di Dio
di san Teofane il confessore, vescovo di
Nicea
(Cap. 30)
Quando
l’inverno dell’incredulità stava già per finire, come dice l’autore del Cantico
(cf. Ct 2, 11), e i fiori apparivano
sulla terra, risplendendo la primavera della salvezza, e quando le ombre della
Legge cominciavano a retrocedere e dileguarsi, e il giorno della grazia
cominciava già a soffiare e schiarire, ed era necessario edificare e preparare
il talamo che avrebbe accolto il Signore, perché lo Sposo entrando si unisse
alla nostra natura e la sposasse per sua bontà, e per questo essa era chiamata alla
partecipazione della nostra vita dallo Sposo Creatore, che diceva: «alzati,
vieni, amica mia, mia bella, mia colomba, perché l’inverno è passato; vieni
sotto il riparo della pietra» (Ct 2,
11), sottintendendo, penso, in queste parole la sterilità della matrice umana,
così come un altro profeta dice: «Guardate alla dura pietra, dalla quale siete
stati tagliati» (Is 51, 1), Sara cioè
che vi ha generato: di questo talamo regale chi altro fu il costruttore se non
il Paraclito? Benché infatti non senza l’unione con l’uomo Anna abbia generato
la Deigenitrice (questo infatti era riservato da tutti i secoli soltanto alla Theotokos), poiché però il suo grembo
era sterile e infecondo, e perciò sotto questo aspetto era morto, come avrebbe
potuto un seno morto produrre in modo singolare le operazioni dei viventi,
senza la presenza del divino Spirito, «che dà la vita ai morti e chiama le cose
che non sono come se fossero?» (Rm 4,
17). Per questo, infatti, nacque da una sterile questa fanciulla interamente
buona, affinché neppure il suo venire all’esistenza fosse opera solo della
natura, ma anche della sinergia dello Spirito Santo.
Così, fin dal
principio, era unita allo Spirito, fonte di vita: neppure una particella del
suo essere venne alla luce senza la sua partecipazione: infatti la stessa
partecipazione dello Spirito divenne per lei partecipazione anche dell’essere,
e il suo concepimento era immagine e preludio del parto del Figlio suo. Se,
infatti, è incomparabilmente straordinario che un seno verginale partorisca,
che un grembo sterile e senza vita generi è ugualmente cosa singolare e
straordinaria, opera della sola potenza di Dio.
Quindi, dopo
che in modo così nuovo venne all’esistenza questo tesoro e dono degno di Dio,
eletto prima dei secoli e consacrato per il servizio del tremendo mistero
dell’Incarnazione di Dio, lo Spirito Santo fu suo custode e guida e arbitro e
ornamento e in certo modo paraninfo, preparandola come sposa piena di grazia
per Dio Padre, a lui pienamente accetta per diventare Madre del suo Figlio
diletto, e davvero – come dice il mistico Cantico - «beneplacito grazioso» (cf.
Ct 6, 3 nei LXX), cioè adatta e
conforme alla volontà del Padre: «Piacque infatti a lui» che in lei «abitasse
tutta la pienezza della divinità» (cf. Col
1, 19).
Da:
G. GHARIB - E. TONIOLO (edd), Testi
mariani del secondo Millennio. 1. Autori orientali, Roma 2008, 427-428.
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