Chirotonia di S. Ilario, da un manoscritto del XIV sec.
Dal Trattato
sulla Trinità di sant’Ilario vescovo di Poitiers
1, 1-13
Mi sono messo
in cerca del senso della vita. Ricchezza e agi presentano dapprima
un’attrattiva ... Tuttavia, la maggioranza degli esseri umani, spinti dalla
loro stessa natura, hanno scoperto che l’uomo ha qualcosa di meglio da fare che
rimpinzarsi e ammazzare il tempo.
All’uomo la
vita è stata data per compiere un’opera valida, per esercitare un’arte
qualificata. Non è possibile che gli sia stata data senza un guadagno per
l’eternità. Come altrimenti stimare dono di Dio una vita così rosa
dall’angoscia, ostacolata da tante contrarietà e che di per se stessa non può
fare altro che logorarsi, dai balbettii della culla ai vaneggiamenti della
vecchiaia?
Ecco gli
uomini che hanno messo in pratica la pazienza, la castità e il perdono. Vivere
bene significava per loro agire e pensare bene. Poteva il Dio immortale darci
una vita senza altro orizzonte che la morte? Poteva ispirarci tanto desiderio
di vivere, se questo non doveva approdare ad altro che all’orrore della morte?
...
Allora ho
cercato una migliore conoscenza di Dio ... Parecchie religioni ammettono
l’esistenza di varie famiglie di divinità. Si immaginano dèi maschi e dèi
femmine e indicano le discendenze di codesti dèi che nascono gli uni dagli
altri. Altre religioni affermano che esistono divinità maggiori e divinità
minori, con attributi diversi. Certi pretendono che non c’è affatto Dio e
venerano la natura che, secondo loro, deve la sua esistenza all’effetto di un
gioco e del caso. I più tuttavia ammettono l’esistenza di un Dio, ma lo stimano
indifferente verso gli esseri umani ...
Stavo
riflettendo su codesti problemi quando scopersi dei libri che la religione
ebraica dice essere stati composti da Mosè e dai Profeti. Vi trovai questa testimonianza
che il Dio creatore rende di se medesimo in questi termini: “Io sono Colui che
sono” e: “Ecco quello che dirai ai figli di Israele: Colui che è mi ha mandato
a voi” (Es 3,14). Fui pieno di ammirazione per questa definizione perfetta che
traduce in parole intelligibili l’incomprensibile conoscenza di Dio. Niente
meglio dell’essere suggerisce Dio. Ciò che non può avere né termine né inizio
... E poiché l’eternità di Dio non può rinnegare se stessa, Dio, per affermare
la sua inaccessibile eternità, non ha avuto bisogno d’altro che di affermare
solennemente che Egli è. Ma occorreva riconoscere anche l’opera divina ...
“Egli tiene il
cielo nel suo palmo e la terra nel palmo della sua mano” (Is 40,12); e più
oltre: “Il cielo è il mio trono e la terra lo sgabello dei miei piedi ... La
mia mano non ha forse fatto tutte le cose?” (Is 66,12) ...
Le immagini
prese in prestito dalle cose create significano che Dio esiste in esse e fuori
di esse, che Egli le trascende e le pervade, che Egli supera e abita tutte le
cose: la mano e il palmo della sua mano simboleggiano la potenza della sua
divinità che si svela. Il trono e lo sgabello indicano che Egli domina sulle
cose esteriori perché è ad esse interiore; nello stesso tempo le avvolge e le
rinchiude all’interno di se stesso. Sta dentro e fuori di tutto ... Niente può
sfuggire a Colui che è l’Infinito ...
Ciò che veniva
in luce attraverso le mie ricerche era bene espresso dal profeta: “Dove andare
lungi dal tuo spirito, dove fuggire lontano dalla tua faccia? Se salgo ai
cieli, là tu sei, se mi stendo all’inferno, eccoti! Se prendo le ali
dell’aurora, e vado ad abitare ai confini del mare, là ancora mi guiderà la tua
mano, mi afferrerà la tua destra” (Sal 139, 7 10). Non v’è alcun luogo senza
Dio, non v’è luogo se non in Dio ...
Ero felice di
contemplare il mistero della sua sapienza, e la sua inaccessibilità. Adoravo
l’eternità e l’immensità del mio Padre e Creatore. Ma desideravo pure
contemplare la bellezza del mio Signore ...
Il mio
fervore, tradito dalla debolezza della mia mente, restava prigioniero della
propria ricerca quando scoprii nelle parole del profeta questo magnifico
pensiero su Dio: “Il Creatore si svela, per analogia, nella bellezza delle sue
creature” (Sap 13,5). Il cielo e l’aria sono belli, la terra e il mare sono
belli. L’universo deve alla grazia divina il nome di “cosmo” datogli dai Greci,
e che significa “ornamento” ... Il padrone della bellezza creata non deve forse
essere la bellezza di ogni bellezza? ...
Ma quali
frutti trarre da una santa intuizione di Dio, se la morte sopprime ogni
sentimento, se mette fine irrevocabilmente a un’esistenza esaurita? ... La mia
mente si smarriva, tremando per se stessa e per il suo corpo. Era angosciata
per la sua sorte, e per il corpo in cui abitava e che sarebbe perito con essa,
quando, dopo la Legge e i Profeti, venni a conoscere la Dottrina dellEvangelo e
dei suoi apostoli: “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il
Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio. Tutto è stato fatto per mezzo
di lui ... E il Verbo si è fatto carne ed ha abitato in mezzo a noi e noi
abbiamo visto la sua gloria, gloria che riceve dal Padre suo come unico Figlio
pieno di grazia e di verità” (Gv 1,1-14).
La mia
intelligenza sorpassò lì i suoi limiti e apprese su Dio più di quanto
presentiva. Compresi che il mio Creatore era Dio nato da Dio. Appresi che il
Verbo era Dio, e con Lui fin dal principio. Conobbi la luce del mondo ...
Compresi che il Verbo si è fatto carne, che ha abitato in mezzo a noi ... Quelli
che lo hanno accolto sono stati fatti figli di Dio, con una nascita non dalla
carne, ma dalla fede ... Questo dono di Dio è offerto a tutti ... È ricevuto
dalla libertà che vi trova il suo compimento.
Ma questa
stessa facoltà data a ciascuno di essere figlio di Dio si arenava in una fede
debole, esitante. Le nostre difficoltà rendono dolorosa la speranza, il
desiderio si esaspera e la fede si indebolisce. È per questo che il Verbo di
Dio si è fatto carne: per mezzo del Verbo fatto carne, la carne poteva elevarsi
fino al Verbo ... Senza privarsi della sua divinità, sì è fatto il Dio della
nostra carne ... La mia anima accolse nella gioia la rivelazione di questo
mistero. Per mezzo della carne mi avvicinavo a Dio, per mezzo della fede ero
chiamato a una nuova nascita. Potevo ottenere la rigenerazione dall’alto ...
Ero sicuro di non poter essere ridotto al niente.
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