Santo vescovo Makarij, metropolita di Mosca
e di tutta la Rus’ (1482-1563)
30 dicembre (12
gennaio)
Nel gruppo di
santi canonizzati dalla Chiesa russa in occasione del Millennio del suo
Battesimo non poteva mancare un «grande pastore», un vescovo «scelto dalla
Sapienza di Dio» per guidare i fedeli nel cammino verso la patria eterna. Sono
parecchi i santi vescovi [Svjatitelij]
proposti alla venerazione e imitazione delle genti russe, tanto da costituire
uno speciale capitolo della loro agiografia[1].
Alcuni fin dall’inizio dell’evangelizzazione testimoniarono nel sangue la loro
fedeltà a Cristo, altri furono pastori così esemplari e pieni di zelo da
lasciare benefiche conseguenze anche dopo la morte. Due dei russi canonizzati
nel 1988 sono vescovi[2]: essi
però non ressero a lungo una diocesi in quanto in loro prevalse il richiamo
monastico e la guida spirituale, esercitata vivendo in monastero; invece
Makarij, «metropolita di Mosca e di tutta la Rus’» fu il massimo gerarca della
Chiesa locale e lo fu a lungo, fino alla morte, avvenuta il 31 dicembre 1563.
Il Patriarcato in Russia fu introdotto, col consenso del Trono ecumenico di
Costantinopoli, solo nel 1589, però la responsabilità ecclesiale di Makarij era
similare. Il nome, è ricordato nel Tropario,
viene dal greco: con questa parola cominciano le proclamazioni delle
Beatitudini di Mt 5. Se è frequente in molte preghiere il chiedere l’intercessione
di un santo per ottenere da Cristo «la pace del mondo e la salvezza delle
anime», nel Tropario e Contacio propri si riferiscono alla
persona del metropolita Makarij l’esser stato, oltre che pastore, un vero
maestro, con l’insegnamento e i libri scritti, e di essersi impegnato per
«glorificare i santi della nostra terra», come appare dalla sua biografia (che
verrà riassunta di seguito).
Nato a Mosca
verso il 1482 da genitori benestanti e pii, venne battezzato col nome di Michele[3]; la
madre, presto rimasta vedova, si fece monaca e anche suo figlio entrò in
monastero, nella comunità di san Pafnutij Borovskij, famosa per l’ascesi e l’intensa
vita spirituale. Alla professione ebbe il nome di san Macario d’Egitto, un
eremita del IV secolo, e per vari anni perseverò nell’umile servizio monastico
insieme studiando per prepararsi al sacerdozio. Nel 1523 fu scelto come
archimandrita, cioè superiore di un altro monastero dedicato alla Nascita della
Madre di Dio, e il 4 marzo 1526 nella cattedrale dell’Assunta del Cremlino di
Mosca veniva consacrato vescovo di Novgorod e Pskov, la più antica cattedra
arcivescovile della metropolia di Mosca. Da ben diciassette anni essa non aveva
un titolare e subito Makarij iniziò un lavoro pastorale efficacissimo,
riformando la vita ecclesiastica, aiutando i monasteri a vivere secondo la
regola cenobitica, promuovendo l’evangelizzazione tra le popolazioni
settentrionali ancora pagane. «Makarij – è stato giustamente osservato – fu una
delle personalità religiose più eminenti del suo tempo e la sua molteplice
attività lasciò una traccia duratura nella vita della chiesa russa»[4].
Fu in questo
periodo che l’arcivescovo iniziò la sua grande opera, durata dodici anni, dei Čet’i Minei, cioè la ricerca e la
sistematizzazione dei testi liturgici sui santi e le feste di ogni mese dell’anno,
di cui ancora non esisteva una raccolta unitaria secondo il calendario ecclesiastico.
Il popolo
amava questo zelante pastore che in pochi anni, nella sola Novgorod, aveva
costruito o riparato circa 40 chiese; che, da esperto iconografo, aveva
personalmente restaurato il «tesoro» della eparchia, l’icona della Madre di Dio
del Segno, e che stava sempre col suo gregge anche quando (in casi di epidemie,
incendi, invasioni) molti si allontanavano.
Nel 1539 l’arcivescovo
Makarij, a Mosca, partecipò all’elezione e intronizzazione del nuovo
metropolita di tutta la Russia: fu eletto Ioasaf igumeno [abate] del monastero della Trinità e di san Sergio; e nel
1542 allo stesso posto fu scelto lui, l’arcivescovo di Novgorod. Aveva circa 60
anni e tra le prime mete delle visite fatte dal nuovo metropolita ci furono i
due monasteri dove aveva fatto professione e dove era stato igumeno, quasi a
sottolineare la continuità del suo impegno spirituale. Nel rapporto presentato
dal Concilio vescovile del 1988 per la canonizzazione[5] di
Makarij viene ben sottolineato che la sua esaltazione, pur tenendo conto dei
grandi servizi da lui resi alla Chiesa, era «fondata sulla santità della sua
vita» riconosciuta dai contemporanei: quella di un asceta, umile, zelante e
profetico.
Impossibile
riassumere in poche righe un ventennio di azione sulla massima cattedra della
Chiesa russa, ma alcuni fatti sono entrati nella storia. Ad esempio, nel 1547
toccò al metropolita di Mosca Makarij incoronare, secondo l’antico rituale di
Costantinopoli, il primo zar russo[6], il
giovane Ivan IV. Nel 1547 e nel 1549 promosse due Sinodi in cui furono
canonizzati numerosi santi già venerati localmente, inserendoli nel calendario
liturgico della chiesa russa, dopo che erano stati fatti studi sulle loro vite
e preparati i testi e le icone per le celebrazioni ecclesiali. Il 23 febbraio
1551 si aprì il Sinodo (o Concilio) poi detto dei Cento Capitoli, le cui
decisioni furono molto importanti per la disciplina ecclesiastica, la riforma
monastica, l’iconografia, l’istruzione religiosa e la liturgia. Attento al
serpeggiare di nuove eresie, assieme ai confratelli vescovi ne condannò alcune
al loro nascere e favorì il primo stampatore russo senza però riuscire a vedere
la prima pubblicazione a stampa di un libro importante per le celebrazioni
liturgiche, l’Apostol, uscito solo
nel 1564[7].
L’azione missionaria,
già cara a Makarij quando era a Novgorod, ebbe nuovo impulso verso le zone orientali
dopo che Kazan era stata conquistata nel 1552; tre anni dopo il metropolita di
Mosca erigeva la diocesi di Kazan, punto di partenza per l’evangelizzazione di vastissimi
territori asiatici e il cui primo vescovo, Gurij, fu proclamato santo. La
bellissima cattedrale sulla piazza Rossa detta di S. Basilio – ma in realtà
dedicata alla Protezione della Vergine (Prokov)[8] – fu
voluta dal metropolita Makarij per ricordare quella vittoria russa a Kazan che
anni addietro egli aveva profeticamente annunziato. E alla morte del «pazzo per
Cristo» Vasilij, il metropolita Makarij volle presiederne i funerali. Una
malattia di poche settimane preparò l’ottantenne gerarca all’incontro «con il Dio
vivente che fin dalla sua gioventù aveva tanto amato», come scrive un’antica
cronaca, la quale nota pure che, quando la salma venne portata nella cattedrale
dell’Assunzione al Cremlino, il suo viso colpì i presenti per la luminosità
spirituale e misericordiosa dolcezza. La sua fama di santità col trascorrere
del tempo restò viva – anche attraverso icone in cui il metropolita veniva
raffigurato come anziano magro, alto, in abiti pontificali – fino al giorno
della canonizzazione, fissato nel piano divino.
Tropario, tono 4
Quale grande pastore nel genere
di vita e maestro dal pensiero universale, servitore scelto della Sapienza di
Dio che nel nome parli di beatitudine, in questo giorno noi fedeli ti
acclamiamo: santo vescovo Makarij prega Cristo Dio di dar pace al mondo e
salvare le nostre anime.
Kontakion, tono 4
Con il tuo saggio insegnamento e
i libri da te scritti, santo vescovo Makarij, ti sei sforzato di illuminare i
popoli della Russia e di glorificare i santi della nostra terra; per questo sei
stato detto meraviglioso, tu il successore dei supremi gerarchi della Russia.
Intercedi affinché restiamo saldi nella fede e nella pietà!
Da:
M. DONADEO, Preghiere a S. Andreij
Rubliov e ad altri santi russi canonizzati dal Patriarcato di Mosca dal 1977 al
1993, Genova, 1995, 39-45.
[1] Si veda il cap. «Svjatiteli», in G. FEDOTOV, Santi dell’antica Rus’, cit., 95-117 e
quello «Gli Svjatiteli», in I. KOLOGRIVOV, Santi
russi, cit., 91-100.
[2] Sono i santi Ignatij Brjancianinov e Teofan il
Recluso.
[3] Nell’Oriente bizantino l’iniziale del nome di
battesimo è conservata nel nome monastico: Michele, Makarij.
[4] M. GARZANITI, Il
Cristianesimo in Russia da Vladimir a Pietro il Grande, Coletti, Roma 1988,
125.
[5] Preparato dal metropolita Juvenalij Krutinskij, fu
stampato nel 1988 col titolo Canonizzazione
dei santi (in russo) dalla Laura della Trinità e S. Sergio (pp. 77-92).
[6] La parola viene da caesar ed è equivalente di basileus,
«imperatore». L’incoronato non faceva prevedere quei gesti di violenza che gli
valsero poi il soprannome di Terribile,
[7] Contiene gli Atti
degli Apostoli e le Epistole, lette nella liturgia eucaristica prima del
Vangelo. Il primo stampatore, accusato di eresia, dovette poi rifugiarsi
all’estero e la stampa religiosa riprese con ritardo.
[8] Festa
molto cara ai Russi, che la celebrano il 1° ottobre. Il sepolcro del «pazzo per
Cristo» Vasilij è accanto alla cattedrale e il popolo vi trasferì il nome.
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