Bergamo, museo Bernareggi, l’albero di Jesse (XV
secolo)
Domenica prima della Natività del nostro
Signore Dio e Salvatore Gesù Cristo, detta dei
Santi Padri
Nella Domenica che cade tra il 18 e il 24 dicembre
“Nella
Domenica prima della Natività (che cade tra il 18 e il 24 dicembre), i Santi
Padri hanno istituito la memoria della genealogia del nostro Salvatore Gesù
Cristo, in cui si includono non solo i suoi antenati secondo la carne da Adamo
a Giuseppe il Promesso Sposo della Madre di Dio, ma tutti i giusti e i Profeti
che, con le loro parole o azioni, hanno annunciato la venuta nella carne del
Figlio di Dio”. (Dal Sinassario)
Come cristiani
battezzati, siamo noi stessi per adozione figli del Padre e fratelli di Cristo,
come dice l’Apostolo, e siamo quindi un prosieguo, una discendenza di questo
lignaggio spirituale. Che possiamo esserne fatti degni!
Dalle Lettere di san Leone il
Grande papa di Roma antica
Lett. 31, 2-3; PL 54, 791-793
Non giova
nulla affermare che il nostro Signore è figlio della beata Vergine Maria, uomo
vero e perfetto, se non lo si crede uomo di quella stirpe di cui si parla nell’Evangelo.
Scrive Matteo: Genealogia di Gesù Cristo
figlio di Davide, figlio di Abramo (Mt 1, 1). Segue l’ordine della
discendenza umana con tutte le generazioni fino a Giuseppe, al quale era
sposata la Madre del Signore. Luca invece, percorrendo a ritroso la successione
delle generazioni, risale al capo stesso del genere umano per dimostrare che il
primo Adamo e l’ultimo sono della stessa natura.
Certo l’onnipotenza
del Figlio di Dio, per istruire e giustificare gli uomini, avrebbe potuto
manifestarsi come già si era manifestata ai patriarchi e ai profeti, sotto l’aspetto
di uomo, come quando affrontò la lotta con Giacobbe o dialogò o accettò l’accoglienza
di ospite o mangiò persino il cibo imbanditogli. Ma quelle immagini erano
soltanto segni di questo uomo che, come preannunziavano i mistici segni,
avrebbe assunto vera natura dalla stirpe dei patriarchi che lo avevano
preceduto.
Nessuna figura
poteva realizzare il sacramento della nostra riconciliazione, preparato da
tutta l’eternità, perché lo Spirito Santo non era ancora disceso sulla Vergine,
né la potenza dell’Altissimo l’aveva ancora ricoperta della sua ombra. La
Sapienza non si era ancora edificata la sua casa nel seno immacolato di Maria.
Il Verbo non si era ancora fatto carne. Il Creatore dei tempi non era ancora
nato nel tempo, unendo in sé in una sola persona la natura di Dio e la natura
del servo. Colui per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose, doveva
egli stesso essere generato fra tutte le altre creature.
Se infatti
questo uomo nuovo, fatto a somiglianza della carne del peccato (cfr. Rm 8, 3),
non avesse assunto il nostro uomo vecchio, ed egli, che è consostanziale con il
Padre, non si fosse degnato di essere consostanziale anche con la Madre e se
egli, che è il solo libero dal peccato, non avesse unito a sé la nostra natura
umana, tutta quanta la natura umana sarebbe rimasta prigioniera sotto il giogo
del diavolo. Noi non avremmo potuto aver parte alla vittoria gloriosa di lui,
se la vittoria fosse stata riportata fuori della nostra natura.
In seguito a
questa mirabile partecipazione alla nostra natura rifulse per noi, il
sacramento della rigenerazione, perché, in virtù dello stesso Spirito da cui fu
generato e nacque Cristo, anche noi, che siamo nati dalla concupiscenza della
carne, nascessimo di nuovo di nascita spirituale. Per questo l’evangelista dice
dei credenti. «Non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da
Dio sono stati generati» (Gv 1, 13).
Per la tua edificazione puoi leggere:
La Pasqua
Invernale: La genealogia di Gesù Cristo del rev. padre Thomas Hopko
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