domenica 6 gennaio 2013

Domenica prima del Natale del Signore


Bergamo, museo Bernareggi, l’albero di Jesse (XV secolo)

 

Domenica prima della Natività del nostro Signore Dio e Salvatore Gesù Cristo, detta dei Santi Padri

 

Nella Domenica che cade tra il 18 e il 24 dicembre

 

“Nella Domenica prima della Natività (che cade tra il 18 e il 24 dicembre), i Santi Padri hanno istituito la memoria della genealogia del nostro Salvatore Gesù Cristo, in cui si includono non solo i suoi antenati secondo la carne da Adamo a Giuseppe il Promesso Sposo della Madre di Dio, ma tutti i giusti e i Profeti che, con le loro parole o azioni, hanno annunciato la venuta nella carne del Figlio di Dio”. (Dal Sinassario)

Come cristiani battezzati, siamo noi stessi per adozione figli del Padre e fratelli di Cristo, come dice l’Apostolo, e siamo quindi un prosieguo, una discendenza di questo lignaggio spirituale. Che possiamo esserne fatti degni!

 

 

Dalle Lettere di san Leone il Grande papa di Roma antica

Lett. 31, 2-3; PL 54, 791-793

 

Non giova nulla affermare che il nostro Signore è figlio della beata Vergine Maria, uomo vero e perfetto, se non lo si crede uomo di quella stirpe di cui si parla nell’Evangelo. Scrive Matteo: Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo (Mt 1, 1). Segue l’ordine della discendenza umana con tutte le generazioni fino a Giuseppe, al quale era sposata la Madre del Signore. Luca invece, percorrendo a ritroso la successione delle generazioni, risale al capo stesso del genere umano per dimostrare che il primo Adamo e l’ultimo sono della stessa natura.

Certo l’onnipotenza del Figlio di Dio, per istruire e giustificare gli uomini, avrebbe potuto manifestarsi come già si era manifestata ai patriarchi e ai profeti, sotto l’aspetto di uomo, come quando affrontò la lotta con Giacobbe o dialogò o accettò l’accoglienza di ospite o mangiò persino il cibo imbanditogli. Ma quelle immagini erano soltanto segni di questo uomo che, come preannunziavano i mistici segni, avrebbe assunto vera natura dalla stirpe dei patriarchi che lo avevano preceduto.

Nessuna figura poteva realizzare il sacramento della nostra riconciliazione, preparato da tutta l’eternità, perché lo Spirito Santo non era ancora disceso sulla Vergine, né la potenza dell’Altissimo l’aveva ancora ricoperta della sua ombra. La Sapienza non si era ancora edificata la sua casa nel seno immacolato di Maria. Il Verbo non si era ancora fatto carne. Il Creatore dei tempi non era ancora nato nel tempo, unendo in sé in una sola persona la natura di Dio e la natura del servo. Colui per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose, doveva egli stesso essere generato fra tutte le altre creature.

Se infatti questo uomo nuovo, fatto a somiglianza della carne del peccato (cfr. Rm 8, 3), non avesse assunto il nostro uomo vecchio, ed egli, che è consostanziale con il Padre, non si fosse degnato di essere consostanziale anche con la Madre e se egli, che è il solo libero dal peccato, non avesse unito a sé la nostra natura umana, tutta quanta la natura umana sarebbe rimasta prigioniera sotto il giogo del diavolo. Noi non avremmo potuto aver parte alla vittoria gloriosa di lui, se la vittoria fosse stata riportata fuori della nostra natura.

In seguito a questa mirabile partecipazione alla nostra natura rifulse per noi, il sacramento della rigenerazione, perché, in virtù dello stesso Spirito da cui fu generato e nacque Cristo, anche noi, che siamo nati dalla concupiscenza della carne, nascessimo di nuovo di nascita spirituale. Per questo l’evangelista dice dei credenti. «Non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati» (Gv 1, 13).

 

 

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