Milano, basilica di sant'Eustorgio, altare dei Re Magi
L’adorazione dei Magi
L’Evangelo secondo Matteo
Personaggi
appartenenti alla tradizione cristiana, i magi erano uomini sapienti di origine
orientale, esperti conoscitori di astronomia. Sono i primi pagani (i “gentili”
cioè provenienti dalle genti e non appartenenti
al popolo ebraico) che vengono da lontano per riconoscere e incontrare il
Messia, respinto invece dal potere politico e religioso dei giudei. Guidati da
una stella, essi non seguono la rivelazione biblica, ma la sapienza umana.
L’Evangelo di
Matteo è l’unica fonte biblica che racconta la loro storia (Mt 2,1-12). Guidati
da una stella, i magi si mossero alla ricerca del nuovo re dei giudei appena
nato e giunsero a Gerusalemme. Si recarono da Erode, il re della Giudea romana,
per chiedere informazioni. Turbato, il sovrano chiese ai sacerdoti e agli
scribi dove sarebbe dovuto nascere il Messia annunciato dai profeti (Mic. 5,
1). Così inviò i magi a Betlemme esortandoli a tornare da lui per riferirgli
dove esattamente avrebbero trovato il bambino. A Betlemme, ancora guidati dalla
stella, i magi trovarono il piccolo Gesù con Maria sua madre, in “una casa”. Si
prostrarono davanti lui, lo adorarono e gli donarono oro, incenso e mirra. Al
momento della partenza, avvertiti in sogno di non passare da Erode, i magi
tornarono alla loro terra per un’altra strada. Per parte sua, Erode ordinò di
uccidere tutti i bambini di età inferiore ai due anni (la cosiddetta strage
degli innocenti).
L’Evangelo non
riporta quanti fossero i magi, né che età avessero, né da dove venissero con
precisione. Il termine magi viene dal greco μάγοι, plurale di μάγος, che
significa “saggio, sapiente”. È un titolo attribuito ai re-sacerdoti devoti a
Zoroastro, appartenenti dell’ultima fase dell’impero persiano. Del resto i
territori della Palestina biblica confinavano con l’Impero persiano. Dunque
probabilmente i magi erano persiani.
La tradizione cristiana
La vicenda dei
magi nel corso dei secoli ha conosciuto una particolare diffusione ricoprendo
un posto privilegiato nella tradizione cristiana: nonostante la brevità del
racconto nell’evangelo canonico, fin dal I-II secolo tali personaggi sono stati
investiti da una serie di caratteri e attributi, che ne hanno arricchito la
fisionomia e il loro significato rendendoli protagonisti di una affascinante
leggenda. La tradizione dei magi si basa da un lato su vari riferimenti ai
libri profetici e dall’altro su molti testi apocrifi che amplificano la
vicenda. Ad essa hanno poi concorso gli scritti dei Padri della Chiesa e gli
agiografi, che hanno attribuito ai magi innumerevoli simboli.
La
codificazione dei magi - del loro numero, dei tratti fisionomici, dei nomi,
della loro provenienza - è passata attraverso un processo secolare e si è
verificata abbastanza tardi.
Raffigurati
già nelle catacombe romane (quelle di Priscilla, II-II sec.) con i costumi
d’origine persiana propri degli adoratori di Mitra - con una corta tunica,
pantaloni aderenti e berretto frigio - in atto di portare doni, in epoca
bizantina i magi hanno assunto i connotati di “re”. Tale interpretazione - già
invalsa nel VI secolo in Oriente e almeno dall’XI in Occidente - forse si
rifaceva alle profezie che annunciavano l’adorazione del Messia da parte di
alcuni re (Is 60, 3; Salmi 72, 10 e 68, 29). Non fu mai messa in discussione fino
alla riforma protestante (XVI sec.).
Altra
questione che ha interessato gli esegeti è il numero dei magi. Secondo una
cronaca orientale del 774-775 i magi sarebbero stati dodici, mentre in alcune
catacombe sono raffigurati anche in numero maggiore o minore. Ma la tradizione
cristiana ha codificato l’immagine dei tre re, chiamati in occidente
Melchiorre, Gaspare e Baldassarre. Nell’VIII secolo Beda il venerabile
descriveva Melchiorre come un vecchio dai capelli bianchi con una folta barba e
lunghe chiome ricciute, Gaspare come un giovane imberbe e Baldassarre di
carnagione olivastra e con una barba considerevole. Nel Milione, intorno al
1270, Marco Polo racconta di aver visitato la tomba dei tre re magi nella città
di Saba, a sud di Teheran in Persia e riporta i loro nomi: Beltasar, Gaspar e
Melquior.
La teoria di
una comune provenienza dei magi (fossero stati essi caldei, arabi o persiani, o
ancora tartari, indiani o etiopi) venne col tempo soppiantata dalla tradizione
delle tre diverse terre di appartenenza. Già secondo la tradizione armena i
magi erano rispettivamente re di Persia, India e Arabia, rappresentanti di tre
diverse razze discendenti dai tre figli di Noé. A seguito delle prime scoperte
geografiche e in relazione al contatto con culture lontane, gli esegeti
occidentali hanno considerato i tre re provenienti dai tre continenti allora
conosciuti: Europa, Asia, Africa. Per questo i magi sono spesso raffigurati con
tratti somatici e abbigliamenti, che qualificano tali origini.
La tradizione
cristiana dei magi così formulatasi in Occidente è stata definitivamente
codificata fra Due e Trecento dai testi agiografici di Jacopo da Varazze
(Legenda Aurea) e di Giovanni da Hildesheim (Historia Trium Regum).
Milano, basilica di sant'Eustorgio, Arca dei Re Magi
Simboli dei magi
Fin dal IV
secolo, con un inno del poeta iberico Prudenzio, si attribuirono significati
precisi ai doni dei magi: l’oro ricordava la regalità di Gesù, l’incenso usato
nel rituale religioso la sua divinità e la mirra -
unguento con cui si cospargevano i corpi prima della sepoltura - la sua natura umana.
Del resto la
triade dei re magi col tempo ha assunto innumerevoli significati, spesso
evidenziati nelle rappresentazioni pittoriche della Adorazione o del Viaggio
dei Magi, soprattutto dal XIV secolo: i tre personaggi diventano così simboli,
non solo dei tre continenti conosciuti, ma anche delle età dell’uomo
(giovinezza, maturità, vecchiaia), delle parti del giorno (alba, mezzogiorno,
sera), del tempo cosmico (passato, presente, futuro) e altro ancora.
Morte, sepoltura, celebrazione dei magi
I magi
morirono in Oriente. I loro corpi furono rinvenuti da sant’Elena, madre
dell’imperatore san Costantino. Sant’Elena ordinò di trasferire i resti a
Costantinopoli nella chiesa di Santa Sofia.
Sant’Eustorgio,
arcivescovo di Milano (IV o VI secolo), ottenne dall’imperatore di Oriente di
traslare le reliquie nella sua città. Queste sarebbero giunte chiuse nel
sarcofago di età romana ancora presente nella cappella dei Magi nella chiesa
milanese.
Nel 1164
Federico Barbarossa, che sconfisse i milanesi, pretese di trasferire i resti
dei Magi a Colonia (23 luglio). Tuttora sono conservate in un reliquiario del
XIII sec. sull’altare maggiore della cattedrale di Colonia. Nel 1904,
l’arcivescovo di Colonia cedette alcuni frammenti delle spoglie dei magi alla
basilica di Sant’Eustorgio a Milano.
La Chiesa
Ortodossa festeggia l’arrivo dei Magi a Betlemme nel giorno stesso del Natale. Nel
calendario liturgico cattolico e di altre chiese cristiane, viene celebrato il
6 gennaio, festa dell’Epifania.
Testo tratto con alcuni aggiustamenti dal sito: http://www.palazzo-medici.it/
Vedi anche:
e
La Tradizione dei Re Magi a
Casnigo
La Pasqua Invernale: Oro,
incenso e mirra
del rev. padre Thomas Hopko
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