lunedì 14 gennaio 2013

Prologo delle “Regole diffuse” di san Basilio


Prologo delle “Regole diffuse” di san Basilio il grande
arcivescovo di Cesarea, in Cappadocia

 

1. Per grazia di Dio ci siamo riuniti insieme, nel nome del Signore Gesù Cristo, noi che ci siamo proposti un unico e medesimo fine, la vita vissuta nella pietà. Chiaramente, voi bramate ricevere qualche insegnamento che conduca alla salvezza; a me, invece, incombe l’obbligo di proclamare i precetti di Dio[1], poiché notte e giorno ricordo che l’Apostolo dice: “Per tre anni non ho smesso di ammonire notte e giorno, tra le lacrime, ciascuno di voi”[2]. 2. Questo, d’altra parte, è per noi un tempo molto favorevole, come pure lo è questo luogo, che ci offre ogni tranquillità e piena libertà dai fastidi che provengono dall’esterno. Preghiamo, perciò, tutti insieme, così che io possa dare al momento opportuno la misura di cibo[3] a voi, miei compagni di servizio, e voi, a vostra volta, possiate accogliere la parola come la terra buona, e produrre il frutto della giustizia perfetto e moltiplicato, come è scritto[4].

3. Vi prego dunque, per l’amore del Signore nostro Gesù Cristo, che ha dato se stesso per i nostri peccati[5]: preoccupiamoci una buona volta della cura della nostra anima; rattristiamoci per la vanità della vita passata; impegniamoci nella lotta per i beni futuri, a gloria di Dio, del suo Cristo e del suo Santo Spirito degno di ogni adorazione. 4. Non restiamo fermi in questa indolenza e fiacchezza, perché non accada che, gettando sempre via il tempo presente per indolenza e rimandando al domani, e anche oltre, l’inizio dell’impegno attivo nelle opere, veniamo poi sorpresi sprovvisti di opere buone da Colui che ci chiederà indietro la nostra anima[6], e così siamo gettati fuori dalla festa di nozze[7] e ci troviamo a dover piangere troppo tardi e inutilmente, lamentando il tempo della vita sprecato malamente, proprio quando non sarà più concesso alcuno spazio al pentimento.

5. “Adesso è il momento favorevole - dice l’Apostolo -, adesso è il giorno della salvezza”[8]. Questo è il tempo della conversione, quello sarà il tempo della ricompensa; questo è il tempo della pazienza, quello sarà il tempo della consolazione. 6. Adesso Dio viene in aiuto a chi torna indietro dalla cattiva strada, allora sarà scrutatore tremendo e inflessibile delle azioni, delle parole e dei pensieri umani. Adesso godiamo della sua longanimità, allora conosceremo i suoi giudizi, quando risorgeremo, gli uni per una punizione eterna, gli altri per la vita eterna[9], e ciascuno riceverà la ricompensa secondo il proprio agire[10]. 7. A quale tempo rimandiamo l’obbedienza dovuta a Cristo, che ci ha chiamati al Suo regno celeste? Non ci decideremo a scrollare via l’ubriachezza? Non richiameremo noi stessi dalla vita consueta all’esatta osservanza dell’Evangelo? 8. Non ci metteremo davanti agli occhi quel giorno del Signore tremendo e a tutti manifesto[11], quando il regno dei cieli accoglierà quanti si avvicinano alla destra del Signore per mezzo delle loro azioni, mentre la geenna di fuoco e una tenebra eterna inghiottiranno coloro che, per mancanza di opere buone, si troveranno rigettati alla sua sinistra? “Lì, è detto, sarà pianto e stridore di denti”[12].

9. Noi diciamo, sì, di desiderare il regno dei cieli, ma non ci diamo pensiero di una vita mediante la quale è possibile ottenerlo; anzi, senza accettare di sostenere alcuna fatica per adempiere il comando del Signore, nella stoltezza della nostra mente supponiamo di ottenere gli stessi onori di coloro che si sono opposti al peccato resistendo fino alla morte[13]. 10. Chi mai, quando arriva la stagione della mietitura, riesce a riempirsi il grembo di manipoli se al tempo della seminagione se ne resta in casa seduto o a dormire? Chi mai può vendemmiare in una vigna che non sia stata da lui piantata e lavorata? A quelli che hanno faticato spettano i frutti; gli onori e le corone appartengono ai vincitori. Chi mai incorona l’atleta che non si è neppure spogliato per lottare contro l’avversario? E non bisogna solo vincere, ma anche gareggiare correttamente, secondo l’Apostolo[14].

11. Ciò vuol dire non trascurare neanche una cosa minima tra quelle che sono state comandate e compiere invece ciascuna cosa come ci è stato ordinato. “Beato - è detto infatti - quel servo che il Signore, venendo, troverà ad operare”[15] non in un modo qualsiasi, ma così come deve; e “se presenti l’offerta come si conviene, ma non dividi come si conviene, hai peccato”[16].

12. Noi invece, presumendo di aver adempiuto un solo comandamento, non ci rendiamo conto che dobbiamo attenderci l’ira di Dio per quanto abbiamo trascurato, ma per giunta ci aspettiamo gli onori dovuti al nostro preteso successo. E dico “presumendo di aver adempiuto”, non “avendo adempiuto”, perché i comandamenti, secondo il sano scopo di tutto il discorso, sono legati l’uno all’altro, cosicché violandone uno si violano insieme, di necessità, anche tutti gli altri. 13. Chi, di dieci talenti ricevuti in deposito[17], ne trattiene uno o due e restituisce gli altri, non è affatto considerato generoso per via della restituzione della maggior parte, ma è sbugiardato come ingiusto e prepotente per via della sottrazione della parte minore. 14. Ma che dico “per via della sottrazione”, quando colui al quale era stato affidato un solo talento, e che poi restituì intero e intatto quanto aveva ricevuto, viene condannato perché non aveva fatto fruttare il talento a lui dato?

15. Se uno onora suo padre per dieci anni, ma alla fine lo percuote anche con un solo colpo, non viene onorato come benefattore, ma viene condannato come parricida. “Andate - dice il Signore -, fate discepole tutte le genti insegnando loro”[18] non ad osservare alcune cose e a trascurarne altre, ma “ad osservare tutto quello che vi ho comandato”[19].

16. Anche l’Apostolo, di conseguenza, scrive: “Non dando in nulla alcun inciampo, perché non venga biasimato il ministero, ma in ogni circostanza presentando voi stessi come ministri di Dio”[20]. Se per ottenere la salvezza non fossero stati necessari tutti i comandamenti, essi non sarebbero neppure stati scritti tutti quanti e non sarebbe stata proclamata come una necessità quella di osservarli tutti. 17. Che giovamento trarrei dal successo nell’osservare gli altri comandamenti, se poi, chiamando “stolto” il fratello, risulterò meritevole della geenna?[21] Che giovamento trae dalla libertà dalla dipendenza da molte cose uno che poi è tenuto in schiavitù anche da una sola? “Chi fa il peccato - è detto infatti - è schiavo del peccato”[22]. Che guadagno ricava dall’immunità da molte malattie chi ha il corpo distrutto anche da una sola?

18. Dunque, potrebbe dire qualcuno, la massa dei cristiani che non osserva tutti i comandamenti, non avrà alcun vantaggio dall’osservanza di alcuni? A questo proposito è bene ricordare il beato Pietro, lui che dopo tanti successi, dopo tali proclamazioni di beatitudine, per una cosa sola si sentì dire: “Se non ti lavo, non hai parte con me”[23]. Ometto peraltro di dire che nemmeno in quella occasione intendeva mostrare trascuratezza o disprezzo, anzi, quella era espressione di onore e di venerazione.

19. “Ma - potrebbe obiettare qualcuno -, non è forse scritto: ‘Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato’?[24] Sicché, basta anche questa semplice invocazione del nome del Signore a salvare chi lo invoca”. L’obiettore, però, ascolti anche l’Apostolo, che dice: “Come dunque invocheranno colui nel quale non hanno creduto?”[25]. E, se sei credente, ascolta il Signore, che dice: “Non chiunque mi dice ‘Signore, Signore!’ entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”[26]. 20. Quindi, anche chi compie la volontà di Dio, ma non come vuole Dio, e non la fa nella disposizione richiesta dall’amore per Dio, non riceve alcun giovamento dal suo impegno nell’azione, secondo la parola dello stesso Signore nostro Gesù Cristo, che ha detto: “Lo fanno per essere guardati dagli uomini[27]: in verità vi dico, hanno già la loro ricompensa”[28]. E da questo l’apostolo Paolo fu educato a dire: “Se anche dessi in elemosina tutto ciò che ho, e se consegnassi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi l’amore, a nulla mi giova”[29].

21. Insomma, rispetto all’imprescindibile necessità dell’obbedienza, io constato le tre seguenti disposizioni. O ci allontaniamo dal male per paura della punizione, e allora siamo nella disposizione dello schiavo; oppure perseguiamo il guadagno prodotto dalla ricompensa e adempiamo gli ordini per il nostro proprio vantaggio, e allora in questo siamo simili a mercenari; o, infine, agiamo per il bene stesso e per amore verso Colui che ci ha dato la legge, con gioia, perché siamo stati considerati degni di servire un Dio così glorioso e così buono, e allora siamo nella disposizione d’animo di figli. 22. Certamente, dunque, non avverrà che chi compie i comandamenti con timore e tiene sempre presente la punizione dovuta alla trascuratezza, alcune delle cose a lui ordinate le faccia ed altre ne tralasci, ma penserà che sia in ugual misura temibile per lui la sanzione imposta ad ogni disobbedienza. 23. E per questo viene chiamato beato chi prova per ogni cosa un santo timore[30]; egli sta saldo nella verità e può dire: “Vedevo sempre innanzi a me il Signore, poiché è alla mia destra, perché io non vacilli”[31] - e questo perché ha deciso di non trascurare nessuno dei suoi doveri; e anche: “Beato l’uomo che teme il Signore” - [32]. Perché? Perché “nei suoi comandamenti si compiacerà grandemente”[33].

24. Non è dunque un comportamento adatto a chi sente timore quello di tralasciare qualche comando o di eseguirlo alla meno peggio; ma neppure il mercenario deciderà di trasgredire qualche disposizione datagli. 25. Come potrà, infatti, riscuotere il compenso del suo lavoro nella vigna se non ha adempiuto tutti gli accordi? In realtà, anche se tralascia uno solo dei lavori necessari, egli ha reso la vigna inutilizzabile per il padrone. Chi dunque a chi gli ha fatto un torto pagherà per giunta anche un compenso per il danno subito? 26. Terzo era il servizio reso all’amore. Quale figlio, che abbia per scopo di compiacere suo padre, lo rallegrerà nelle cose più importanti e deciderà invece di rattristarlo per quisquilie? Tanto più se tiene a mente le parole dell’Apostolo: “E non rattristate lo Spirito Santo di Dio, nel quale avete ricevuto il sigillo”[34].

27. E allora, quelli che trasgrediscono la maggior parte dei comandamenti, in quale categoria vogliono situarsi? Non servono Dio come un padre, non gli obbediscono come ad uno che promette grande ricompensa, non lo servono come un padrone. “Se io sono padre - dice infatti -,dov’è la gloria che mi spetta? Se sono Signore, io, dov’è il timore a me dovuto?”[35]. “Chi teme il Signore, molto si compiacerà dei suoi comandamenti”[36], mentre “con la trasgressione della legge tu disonori Dio”[37]. 28. Se dunque preferiamo una vita di piacere a quella conforme ai comandamenti, come possiamo supporre che ci venga data una vita beata, la concittadinanza con i santi e la gioia condivisa con gli angeli al cospetto di Cristo? Tali fantasticherie sono davvero degne di una mente infantile. 29. Come potrò stare in compagnia di Giobbe, io che non ho accolto con gratitudine nemmeno una qualunque afflizione?[38] O di David, io che non sono stato magnanimo col nemico?[39] 39 O di Daniele, io che non ho ricercato Dio con astinenza prolungata e con faticose suppliche? [40] O di ciascuno dei santi, io che non ho camminato sulle loro orme? Quale giudice di gara è così scriteriato da assegnare la stessa corona al vincitore e a colui che non ha neppure gareggiato? Quale generale ha mai chiamato a spartire il bottino, alla pari con i vincitori, coloro che in battaglia non hanno fatto nemmeno una comparsa?

30. Buono, sì, è Dio, ma anche giusto. Ed è caratteristica di chi è giusto rendere secondo il merito, come è scritto: “Sii buono, Signore, con i buoni e con i retti di cuore; ma quelli che deviano verso i sentieri storti il Signore li porterà via insieme agli operatori d’iniquità”[41]. 31. Egli è misericordioso, sì, ma anche giudice: “Il Signore - è detto - ama misericordia e giudizio”[42]. Perciò aggiunge: “Misericordia e giudizio canterò a te, Signore”[43]. 32. Abbiamo anche imparato chi sono coloro ai quali è riservata la misericordia: “Beati i misericordiosi, perché riceveranno a loro volta misericordia”[44]. 33. Vedi bene, dunque, come Dio fa uso della misericordia con un giudizio differenziato: Egli non usa misericordia senza giudicare e non giudica senza misericordia: “Misericordioso è il Signore e giusto”[45]. Non facciamoci, quindi, un’idea di Dio a metà, e non prendiamo il suo amore per l’uomo come pretesto per la nostra trascuratezza.

34. I tuoni[46] e i fulmini ci sono proprio perché la sua bontà non abbia ad essere disprezzata. Colui che fa sorgere il sole[47] condanna anche la cecità volontaria[48]. Colui che concede la pioggia[49], fa anche piovere fuoco[50]. Quelli sono segni della sua generosità, questi della sua severità; o amiamolo per quelli, o temiamolo per questi, perché non debba essere detto anche a noi: “O forse tu disprezzi la ricchezza della sua generosità, della sua pazienza, della sua longanimità, ignorando che la bontà di Dio intende condurti a conversione? Nella tua durezza e col tuo cuore impenitente tu accumuli per te stesso la sua ira nel giorno dell’ira”[51]. 35. Non è quindi possibile salvarsi senza fare le opere conformi al comandamento di Dio, e non è cosa esente da pericolo tralasciare qualcuno dei suoi ordini, giacché è terribile presunzione impancarci noialtri come giudici del legislatore e, delle sue leggi, approvarne alcune e lasciar perdere le altre. Perciò, dunque, noi che siamo i lottatori della pietà, noi che abbiamo apprezzato la vita quieta e libera da affanni come strumento prezioso per l’osservanza dei precetti evangelici, proponiamoci un intento ed una decisione comuni, perché nessuno dei comandi ricevuti abbia a sfuggirci.

36. Se l’uomo di Dio deve essere perfetto, come è scritto[52] e come la precedente trattazione ha dimostrato, è assolutamente necessario che egli si purifichi attraverso l’osservanza di ogni comandamento, fino a giungere alla misura della pienezza di Cristo”[53], poiché, sempre secondo la legge divina[54], una vittima mutilata, anche se è pura, non è accetta come sacrificio a Dio.

37. Ognuno quindi proponga alla ricerca comune ciò di cui crede di aver bisogno, poiché nella laboriosa indagine di parecchie persone si può scoprire più facilmente quanto è nascosto: è chiaro che, secondo la promessa del Signore nostro Gesù Cristo, Dio ci fa la grazia di trovare quello che cerchiamo, poiché è lo Spirito Santo che ce lo insegna e ce lo richiama alla memoria[55]. 38. A me, dunque, incombe l’obbligo di annunciare - e guai a me se non lo facessi[56]; ma ugualmente anche per voi c’è lo stesso rischio, se vi lasciate andare alla trascuratezza nella ricerca o se vi abbandonate all’inerzia e alla fiacchezza al riguardo dell’osservanza delle consegne e dell’adempimento delle opere.

39. Perciò il Signore dice: “La parola che vi ho dato, sarà essa a giudicarvi nell’ultimo giorno”[57], e: “Il servo che non conosceva la volontà del suo padrone, ma ha fatto cose meritevoli di percosse, riceverà poche percosse; quello invece che, pur conoscendola, non l’ha fatta e non si è conformato alla sua volontà, ne riceverà molte”[58]. Preghiamo dunque perché a me sia concesso di essere un amministratore irreprensibile della Parola e per voi l’insegnamento sia fruttuoso. 40. Sappiamo perciò che le parole della Scrittura divinamente ispirata ci fronteggeranno davanti al tribunale di Cristo – “Ti accuserò e ti rinfaccerò i tuoi peccati”[59] -; allo stesso modo stiamo attenti con vigilanza a quanto ci viene detto, ed affrettiamoci seriamente a porre in atto gli insegnamenti divini, perché non sappiamo in quale giorno o in quale ora il Signore nostro viene[60].



[1] Cfr. 1Cor 9,16
[2] At 20,31.
[3] Cfr. Lc 12,42.
[4] Cfr. Mt 13,23.
[5] Cfr. Tt 2,14.
[6] Cfr. Lc 12,20.
[7] Cfr. Mt 22,12.
[8] Cfr. 2Cor 6,2.
[9] Cfr. Mt 25,46.
[10] Cfr. Mt 16,27.
[11] Cfr. Gal 2,11.
[12] Cfr. Mt 25,30.
[13] Cfr. Eb 12,4.
[14] Cfr. 2Tm 2,5.
[15] Lc 12,43.
[16] Gen 4,7.
[17] Cfr. Mt 25,15.
[18] Mt 28,19.
[19] Mt 28,20.
[20] 2Cor 6,3-4.
[21] Cfr. Mt 5,22.
[22] Gv 8,34.
[23] Gv 13,8.
[24] Rm 10,13 (Gl 2,32).
[25] Rm 10,14.
[26] Mt 7,21.
[27] Mt 23,5.
[28] Mt 6,5.
[29] 1Cor 13,3.
[30] Cfr. Pr 28,14.
[31] Sal 15,8.
[32] Sal 111,1.
[33] Sal 111,1.
[34] Ef 4,30.
[35] Ml 1,6.
[36] Sal 111,1.
[37] Rm 2,23.
[38] Cfr. Gb 1,21-22.
[39] Cfr. 1Sam 24,4-16.
[40] Cfr. Dn 9,3.
[41] Sal 124,4-5.
[42] Sal 32,5.
[43] Sal 100,1.
[44] Mt 5,7.
[45] Sal 114,5.
[46] Cfr. Ap 10,3.
[47] Cfr. Mt 5,45.
[48] Cfr. 2Re 6,18.
[49] Cfr. Zc 10,1.
[50] Cfr. Gen 19,24.
[51] Rm 2,4-5.
[52] Cfr. Col 1,28; Ef 4,13.
[53] Ef 4,13.
[54] Cfr. Lv 22,17-25.
[55] Cfr. Gv 14,26.
[56] Cfr. 1Cor 9,16.
[57] Gv 12,48.
[58] Lc 12,47-48.
[59] Sal 49,21.
[60] Mt 24,42.

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