Madre di Dio della Bognatica (Castelli Calepio)
Secondo giorno della festa della Natività
Sinassi della Tuttasanta Madre di Dio
26 dicembre (8
gennaio)
Il
giorno dopo la Natività di Cristo si celebra la Sinassi della Tuttasanta Madre
di Dio, insieme a Lei si fa memoria anche di san Giuseppe il Promesso Sposo,
del re Davide (antenato nella carne del Signore Gesù Cristo), e di san Giacomo
il fratello del Signore, un figlio del primo matrimonio di san Giuseppe. San
Giacomo accompagnò il padre Giuseppe, la Madre di Dio e il Divino Bambino Gesù,
durante la fuga in Egitto.
“La Sinassi della Tuttasanta Theotokos:
Il secondo giorno della festa si celebra la Sinassi della Santissima Theotokos.
Abbinando gli inni della Natività con quelli che celebrano la Madre di Dio, la
Chiesa indica Maria come colei attraverso cui l’incarnazione è stata resa
possibile. La sua umanità - concretamente e storicamente - è l’umanità che ha
ricevuto da Maria. Il suo corpo è, prima di tutto, il corpo di lei. La sua vita
è la di lei vita. Questa festa, l’assemblea in onore della Madre di Dio, è
probabilmente la festa più antica di Maria nella tradizione cristiana, fin dall’inizio
della sua venerazione da parte della Chiesa.
I sei giorni
di post-festa portano a concludere il periodo di Natale il 31 dicembre. Nei
servizi di tutti questi giorni, la Chiesa ripete gli inni e i canti che
glorificano l’Incarnazione di Cristo, ricordandoci che la fonte e il fondamento
della nostra salvezza è solo quello di essere trovati in Colui che, come Dio
prima dei secoli, è entrato in questo mondo e per noi è "nato come un
bambino"”.
Padre Alexander
Schmemann, I servizi di Natale (1981)
Dai Sermoni
di san Massimo di Torino
61b, 2-3
Nasce dunque
Cristo, salvezza per tutti, che i profeti dichiarano re delle genti; nasce da
una vergine, come afferma Isaia con
queste parole: Ecco, una vergine
concepirà nel grembo e partorirà un figlio, e lo chiameranno col nome di
Emanuele, che significa Dio con noi (Is 7, 14). Il modo in cui nacque
dimostra la verità del Signore: concepì una vergine ignara di rapporti con
l’uomo, il grembo si riempie senza essere stato sfiorato da amplesso di sorta e
il ventre casto accoglie lo Spirito Santo che le pure membra custodirono e il
corpo senza macchia portò con sé. Vedete il prodigio della Madre del Signore: è vergine quando
concepisce, vergine quando partorisce, vergine dopo il parto. Gloriosa
verginità ed eccelsa fecondità! Nasce la potenza del mondo, e la partoriente
non geme; si svuota l’utero, è raccolto il bimbo, e tuttavia la verginità non è
violata. Era giusto, infatti, che per la nascita di un Dio crescesse il pregio
della castità e non ne fosse violata l’integrità dalla nascita di Colui che dà
la verginità del battesimo ai corrotti. Il bimbo nato è posto in una
mangiatoia, e questa è
la prima culla
di Dio; né
si offende per queste
ristrettezze il Re del cielo, che aveva abitato un ventre verginale. Maria fu
certamente un’abitazione degna per Cristo, non per la condizione del corpo, ma
per la grazia verginale. Dunque, sgravata del felice peso, Maria lieta si
riconosce madre, mentre non si sa moglie; ed è gloriosa della prole, mentre è
ignara del marito; e si meraviglia di aver generato un bimbo, quando attesta di
aver accolto lo Spirito Santo; e non è atterrita di aver partorito prima delle
nozze, perché ha la testimonianza della verginità e della prole. La prole,
infatti, indica Dio come padre, la verginità scusa il sospetto di chi si
stupiva: da un lato la Divinità rende testimonianza alla verginità, dall’altro
il segreto alla natura. La Divinità, ripeto, rende testimonianza al parto
verginale; infatti, affinché Cristo sia concepito, Maria, secondo il
preannuncio del Vangelo, è riempita della grazia dello Spirito Santo, è
adombrata dalla potenza di Dio Padre, come le fu detto: Lo Spirito
Santo scenderà su
di te e la
potenza dell’Altissimo ti adombrerà, e perciò ciò che nascerà da te sarà
chiamato santo, Figlio di Dio.
Nella nascita
del Salvatore, dunque, si è compiuta quella disposizione divina che dice: Ogni affermazione si fonderà su due o tre
testimoni (Dt 19, 15). Ecco infatti il Verbo di Dio nasce secondo la
testimonianza della Trinità. Certamente nel grembo della santa Maria, quando
scende lo Spirito Santo, quando l’Altissimo stende la sua ombra, quando Cristo
è generato, è contenuta la professione di fede. Era conveniente, infatti, che
la Madre, che avrebbe partorito la salvezza per le genti, prima confermasse
nelle sue viscere il mistero della Trinità, e noi comprendiamo che il mistero
della fede era stato confermato prima della nascita del Salvatore. Maria, per
così dire, nel sacrario del suo ventre
portò col mistero il sacerdote. Infatti tutto ciò che doveva giovare al mondo
uscì interamente dal suo ventre, Dio, il sacerdote e la vittima: il Dio della risurrezione,
il sacerdote dell’offerta, la vittima della passione. E tutto questo
riconosciamo in Cristo. È Dio, infatti, perché ritornò al Padre, pontefice
perché offrì se stesso, vittima perché fu ucciso per noi. Direi che il grembo di Maria non fu
un grembo, ma un tempio. È certo un tempio quello in cui abita tutto ciò che di
santo si trova in cielo, se non che deve essere ritenuto superiore ai cieli...
Superiore ai
cieli certamente deve essere ritenuto il grembo di Maria, perché rinviò al
cielo il Figlio di Dio più glorioso di quanto fosse quando discese dal cielo.
Dal cielo, infatti, venne per patire, dalla terra tornò per regnare; dal cielo
discese umiliato nell’uomo, dalla terra salì glorificato al Padre. Senza dubbio
è migliore il tempio del corpo che quello del cielo. Infatti in questo assiso
Cristo è terribile, in quello è mansueto; in questo è invisibile, in quello è
visibile e palpabile; in questo punisce i peccati, in quello li perdona; in
questo esercita il potere di giudice, in quello esorta con l’amore di un
fratello. E perciò è bene per noi adorarlo quando ci invita, perché possiamo
non temerlo quando ci giudica.
Dalla Lettera ad Epitteto di
sant’Atanasio il grande arcivescovo di Alessandria
PG 26,1058. 1062-1066
Il Verbo di
Dio, come dice l’Apostolo, della stirpe
di Abramo si prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli
(Eb 2, 16. 17) e prendere un corpo simile al nostro. Per questo Maria ebbe la
sua esistenza nel mondo, perché da lei Cristo prendesse questo corpo e lo
offrisse, in quanto suo, per noi.
Perciò la
Scrittura quando parla della nascita del Cristo dice: Lo avvolse in fasce (Lc 2, 7). Per questo fu detto beato il seno da
cui prese il latte. Quando la madre diede alla luce il Salvatore, egli fu
offerto in sacrificio.
Gabriele aveva
dato l’annunzio a Maria con cautela e delicatezza. Però non le disse
semplicemente colui che nascerà in te, perché non si pensasse a un corpo
estraneo a lei, ma: da te (cfr. Lc 1,
35), perché si sapesse che colui che ella dava al mondo aveva origine proprio
da lei.
Il Verbo,
assunto in sé ciò che era nostro, lo offrì in sacrificio e lo distrusse con la
morte. Poi rivestì noi della sua condizione, secondo quanto dice l’Apostolo: Bisogna che questo corpo corruttibile si
vesta di incorruttibilità e che questo corpo mortale si vesta di immortalità
(cfr. 1 Cor 15, 53).
Tuttavia ciò
non è certo un mito, come alcuni vanno dicendo. Lungi da noi un tale pensiero.
Il nostro Salvatore fu veramente uomo e da ciò venne la salvezza di tutta l’umanità.
In nessuna maniera la nostra salvezza si può dire fittizia. Egli salvò tutto l’uomo,
corpo e anima. La salvezza si è realizzata nello stesso Verbo.
Veramente
umana era la natura che nacque da Maria, secondo le Scritture, e reale, cioè
umano, era il corpo del Signore; vero, perché del tutto identico al nostro;
infatti Maria è nostra sorella poiché tutti abbiamo origine in Adamo.
Ciò che
leggiamo in Giovanni il Verbo si fece
carne (Gv 1, 14), ha dunque questo significato, poiché si interpreta come
altre parole simili.
Sta scritto
infatti in Paolo: Cristo per noi divenne
lui stesso maledizione (cfr. Gal 3, 13). L’uomo in questa intima unione del
Verbo ricevette una ricchezza enorme: dalla condizione di mortalità divenne
immortale; mentre era legato alla vita fisica, divenne partecipe dello Spirito;
anche se fatto di terra, è entrato nel regno del cielo.
Benché il
Verbo abbia preso un corpo mortale da Maria, la Trinità è rimasta in sé stessa
qual era, senza sorta di aggiunte o sottrazioni. È rimasta assoluta perfezione:
Trinità e unica divinità. E così nella Chiesa si proclama un solo Dio nel Padre
e nel Verbo.
Per la tua
edificazione puoi leggere:
Nessun commento:
Posta un commento