lunedì 7 gennaio 2013

Рождество Христово - Natività di Cristo


 
 Bergamo, Santa Maria Maggiore
Adorazione dei pastori
particolare dell'Albero della vita
 
 

Е́же по пло́ти Рождество Господа Бога и Спа́са нашего Иисуса Христа

Ή Κατά Σάρκα Γέννησις Τού Κυρίου καί Θεού καί Σωτήρος Ημών Ιησού Χριστού

Nascita nella carne del Signore e Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo

 

 

San Cromazio arcivescovo di Aquileia


Sermone 32

 

IL NATALE DEL SIGNORE!

 

a) La signoria di Cristo

1. «Avvenne in quei giorni che un decreto di Cesare Augusto ordinasse di censire tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto sotto Cirino governatore della Siria. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città» (Lc 2, 1-3). Se consideriamo i singoli elementi, secondo il senso spirituale scopriamo misteri non piccoli. Dunque il primo censimento del mondo intero è stato effettuato quando il Signore è nato secondo la carne. Infatti, era necessario che il primo censimento di tutto il mondo non si effettuasse in un altro tempo se non quando è nato colui che doveva censire il genere umano; e neppure sotto un altro imperatore, se non sotto colui che per primo prese il nome di Augusto, perché vero ed eterno Augusto era colui che è nato dalla Vergine. Il primo Cesare Augusto era un uomo, il secondo è Dio; il primo era imperatore della terra, il secondo è l’imperatore del cielo; il primo era re degli uomini, il secondo è re degli angeli. Anche il nome del governatore Cirino, sotto il quale si è effettuato il censimento, conviene al mistero celeste. Infatti, Cirino dal greco si traduce in latino con Dominatore; questo nome e nessun altro è più confacente a Cristo Signore che regna sul corpo e sull’anima degli uomini. Come leggiamo scritto di lui, «egli è il Signore dei signori» (Ap 17, 14; 19, 16), perché regna non solo sulla terra, ma anche in cielo. Nella terra e nel ciclo ci sono numerose dominazioni, ma solo lui è il Signore che domina su tutti. Era conveniente dunque che il censimento di tutta la terra si facesse al tempo della nascita del Signore, perché egli doveva censire tutto il mondo in vista della salvezza. Coloro che sono censiti dall’imperatore della terra vengono censiti perché versino i tributi dovuti e perché paghino l’imposta personale. Anche noi veniamo censiti da Cristo re eterno perché versiamo il tributo della nostra imposta personale e paghiamo la necessaria imposta della fede; così fecero in modo eccellente i martiri che offrirono la propria vita per il nome di Cristo. Dunque nel tempo in cui è stato effettuato il censimento di tutto il mondo il Signore è nato secondo la carne. È nato a Betlemme (cf Lc 2, 4) ed era necessario che nascesse non in luogo diverso da Betlemme. Betlemme si traduce con casa del pane; aveva ricevuto, un tempo, questo nome in modo profetico, perché colui che è nato a Betlemme dalla Vergine era «il pane del cielo» (Gv 6, 41). Se vengono elencate tutte le città dove sono nati i grandi re, quanto più deve essere elencato questo luogo dove si è degnato di nascere il re del cielo e il Signore della terra e di tutto il mondo?

 

b) Umiltà del Figlio di Dio

2. Quando dunque Giuseppe e Maria giunsero a Betlemme per farsi registrare, come ha riferito la presente lettura, «Maria partorì il figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo» (Lc 2, 7). Così qui si mette in evidenza come colui che è nato dalla Vergine sia primogenito; non solo primogenito ma anche unigenito del Padre perché è del Padre prima di tutte le cose, unigenito del Padre perché procede solo dal Padre. Similmente è dichiarato primogenito e unigenito della Vergine: primogenito perché è il primo a nascere da una vergine, unigenito perché è l’unico a essere nato da una vergine. Vedi a quanta umiltà si è abbassato il Figlio di Dio per causa nostra; viene posto nella mangiatoia colui che col Padre regna nel cielo; viene avvolto in fasce colui che elargisce la veste dell’immortalità; si mostra piccolo nel corpo colui che è sublime e potente.

 

e) Il mistero della Chiesa

3. Queste gesta del Signore racchiudono anche misteri arcani. È stato avvolto in fasce perché egli ha indossato come veste i nostri peccati, come è stato scritto: «Si è caricato dei nostri peccati e soffre per noi» (Is 53, 4). Egli è stato avvolto in fasce perché noi venissimo spogliati dei nostri peccati; è stato avvolto in fasce perché mediante lo Spirito Santo confezionasse per la sua Chiesa una veste preziosa; è stato avvolto in fasce perché rivolgesse l’invito ai diversi popoli che avrebbero creduto in lui. Da diverse nazioni siamo venuti alla fede e con fasce avvolgiamo Cristo; noi un tempo eravamo fasce, ora siamo diventati veste preziosa di Cristo. Il Signore e Salvatore nostro è stato posto nella mangiatoia: con questo rivelava che egli sarebbe diventato cibo dei credenti. La mangiatoia è l’arnese dove gli animali si avvicinano per prendere il cibo. Giacché anche noi siamo animali dotati di ragione, abbiamo una mangiatoia dove ci avviciniamo. Il nostro presepio è l’altare di Cristo, al quale ogni giorno ci accostiamo per prendere il cibo della salvezza dal corpo di Cristo. L’albergo significa la sinagoga che, già occupata dall’errore dell’infedeltà, non ha meritato di accogliere in sé il Cristo. L’albergo significa giustamente la sinagoga, perché come diversa gente si rivolse all’albergo così la sinagoga è diventata albergo di ogni infedeltà e di ogni errore, e di conseguenza il Cristo lì non ha potuto trovare posto. Lo si trova deposto nella mangiatoia, cioè nella Chiesa delle genti che accoglie in sé il nostro Signore e Salvatore con fede totale e piena devozione, perché è vero alimento dei credenti e cibo spirituale delle anime.

 

d) I pastori di Betlemme e i pastori della chiesa

4. Un angelo ha annunziato la nascita corporea del Signore in primo luogo a dei pastori che vigilavano sul proprio gregge. Soltanto i pastori dovevano conoscere per primi la nascita del principe dei pastori. Spiritualmente pastori del gregge sono i vescovi della Chiesa che custodiscono il gregge loro affidato da Cristo, affinché non subiscano le insidie dei lupi. Si riferisce questo: «C’erano in quella regione dei pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge» (Lc 2, 8). Se dunque siamo sempre vigilanti nella fede di Cristo e nei comandamenti del Signore, custodiamo in modo giusto il gregge affidatoci da Cristo e realmente siamo chiamati pastori della Chiesa. Se invece ci lasciamo prendere dal sonno della negligenza e dell’infedeltà non solo non potremo custodire il gregge affidatoci, ma non potremo custodire neppure noi stessi, come fecero un tempo i dottori dei giudei, pastori malvagi e inutili, che hanno mandato in rovina se stessi e le pecore del Signore[1] ¹. Il Signore allontani da noi un simile pericolo affinché non siamo gravati dal sonno dell’infedeltà, ma ci dia la sua grazia e la sua misericordia perché possiamo essere vigilanti nella sua fede. La nostra fede, infatti, può essere sempre vigilante in Cristo. Sia vigilante sempre anche la vostra devozione, perché come la dottrina del sacerdote stimola il popolo alle opere di giustizia così la devozione del popolo stimola i sacerdoti, e così accade che il gregge prova gioia per il pastore e il pastore prova gioia del gregge.

 

e) Gioia universale per la nascita di Cristo

5. Come la vostra carità ha ascoltato nella presente lettura, l’angelo dice ai pastori: «Vi annuncio una grande gioia perché oggi vi è nato il Salvatore Cristo Signore, nella città di David» (Lc 2, 11). Quale gioia maggiore poteva esserci di quella che l’angelo ha annunciato ai pastori, cioè che il re della gloria, il Cristo Signore della maestà eterna ha voluto nascere dalla Vergine per la salvezza dell’umanità? La presente lettura ha dichiarato che nella natività del Signore hanno provato gioia non solo i pastori ma anche gli angeli. Dice, infatti, questo: «E apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che diceva: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà» (Lc 2, 13-14). Era conveniente, infatti, che alla nascita di un re così grande godessero non solo gli uomini ma anche gli angeli, perché egli era il creatore degli uomini, il creatore degli angeli e il Dio di ogni potenza. Perché oggi il nostro Signore e Salvatore si è degnato di nascere secondo la carne, ascoltiamo anche noi con gioia celeste e allietiamoci con la fede, con la devozione e con la santità di cuore.

 

Da: CROMAZIO DI AQUILEIA, Sermoni Liturgici, (edd M. Todde), Roma, 1982, 206-211.

 

 



[1] San Cromazio, riprendendo un’espressione veterotestamentaria, definisce gli Ebrei “gregge del Signore”, nonostante poco prima li avesse rimproverati duramente per non aver accolto Cristo, adesso tuttavia specifica come ciò non vada ascritto al popolo, che non ha colpa, ma ai suoi capi, di cui il popolo ebraico fu anch’esso vittima. Tutto ciò concorda con i racconti evangelici, dove alla sequela fedele di Gesù da parte del popolo si opponeva la durezza dei sacerdoti del Tempio e dei capi dei vari gruppi spirituali, che vedevano minacciato il proprio potere da parte di uno che insegnava con autorità (cfr. Marco 1, 21-28). San Cromazio invita quindi i pastori cristiani a vigilare su se stessi, ed essere un tutt’uno col popolo, per non cadere nello stesso errore dei loro predecessori. Infatti anche i cristiani al ritorno di Cristo potrebbero non riconoscerlo: Quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà la fede sulla terra? (Lc 18, 8).
 
 
 
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