Е́же по пло́ти Рождество Господа Бога и Спа́са нашего Иисуса Христа
Ή Κατά Σάρκα Γέννησις Τού Κυρίου καί Θεού
καί Σωτήρος Ημών Ιησού Χριστού
Nascita nella carne del Signore e Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo
San Cromazio arcivescovo di Aquileia
Sermone 32
IL NATALE DEL SIGNORE!
a)
La signoria di Cristo
1. «Avvenne in
quei giorni che un decreto di Cesare Augusto ordinasse di censire tutta la
terra. Questo primo censimento fu fatto sotto Cirino governatore della Siria.
Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città» (Lc 2, 1-3). Se
consideriamo i singoli elementi, secondo il senso spirituale scopriamo misteri
non piccoli. Dunque il primo censimento del mondo intero è stato effettuato
quando il Signore è nato secondo la carne. Infatti, era necessario che il primo
censimento di tutto il mondo non si effettuasse in un altro tempo se non quando
è nato colui che doveva censire il genere umano; e neppure sotto un altro
imperatore, se non sotto colui che per primo prese il nome di Augusto, perché
vero ed eterno Augusto era colui che è nato dalla Vergine. Il primo Cesare
Augusto era un uomo, il secondo è Dio; il primo era imperatore della terra, il
secondo è l’imperatore del cielo; il primo era re degli uomini, il secondo è re
degli angeli. Anche il nome del governatore Cirino, sotto il quale si è
effettuato il censimento, conviene al mistero celeste. Infatti, Cirino dal
greco si traduce in latino con Dominatore; questo nome e nessun altro è più
confacente a Cristo Signore che regna sul corpo e sull’anima degli uomini. Come
leggiamo scritto di lui, «egli è il Signore dei signori» (Ap 17, 14; 19, 16),
perché regna non solo sulla terra, ma anche in cielo. Nella terra e nel ciclo
ci sono numerose dominazioni, ma solo lui è il Signore che domina su tutti. Era
conveniente dunque che il censimento di tutta la terra si facesse al tempo
della nascita del Signore, perché egli doveva censire tutto il mondo in vista
della salvezza. Coloro che sono censiti dall’imperatore della terra vengono
censiti perché versino i tributi dovuti e perché paghino l’imposta personale.
Anche noi veniamo censiti da Cristo re eterno perché versiamo il tributo della
nostra imposta personale e paghiamo la necessaria imposta della fede; così
fecero in modo eccellente i martiri che offrirono la propria vita per il nome
di Cristo. Dunque nel tempo in cui è stato effettuato il censimento di tutto il
mondo il Signore è nato secondo la carne. È nato a Betlemme (cf Lc 2, 4) ed era
necessario che nascesse non in luogo diverso da Betlemme. Betlemme si traduce
con casa del pane; aveva ricevuto, un tempo, questo nome in modo profetico,
perché colui che è nato a Betlemme dalla Vergine era «il pane del cielo» (Gv 6,
41). Se vengono elencate tutte le città dove sono nati i grandi re, quanto più
deve essere elencato questo luogo dove si è degnato di nascere il re del cielo
e il Signore della terra e di tutto il mondo?
b)
Umiltà del Figlio di Dio
2. Quando
dunque Giuseppe e Maria giunsero a Betlemme per farsi registrare, come ha
riferito la presente lettura, «Maria partorì il figlio primogenito, lo avvolse
in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro
nell’albergo» (Lc 2, 7). Così qui si mette in evidenza come colui che è nato
dalla Vergine sia primogenito; non solo primogenito ma anche unigenito del
Padre perché è del Padre prima di tutte le cose, unigenito del Padre perché
procede solo dal Padre. Similmente è dichiarato primogenito e unigenito della
Vergine: primogenito perché è il primo a nascere da una vergine, unigenito
perché è l’unico a essere nato da una vergine. Vedi a quanta umiltà si è
abbassato il Figlio di Dio per causa nostra; viene posto nella mangiatoia colui
che col Padre regna nel cielo; viene avvolto in fasce colui che elargisce la
veste dell’immortalità; si mostra piccolo nel corpo colui che è sublime e
potente.
e)
Il mistero della Chiesa
3. Queste
gesta del Signore racchiudono anche misteri arcani. È stato avvolto in fasce
perché egli ha indossato come veste i nostri peccati, come è stato scritto: «Si
è caricato dei nostri peccati e soffre per noi» (Is 53, 4). Egli è stato
avvolto in fasce perché noi venissimo spogliati dei nostri peccati; è stato avvolto
in fasce perché mediante lo Spirito Santo confezionasse per la sua Chiesa una
veste preziosa; è stato avvolto in fasce perché rivolgesse l’invito ai diversi
popoli che avrebbero creduto in lui. Da diverse nazioni siamo venuti alla fede
e con fasce avvolgiamo Cristo; noi un tempo eravamo fasce, ora siamo diventati
veste preziosa di Cristo. Il Signore e Salvatore nostro è stato posto nella
mangiatoia: con questo rivelava che egli sarebbe diventato cibo dei credenti.
La mangiatoia è l’arnese dove gli animali si avvicinano per prendere il cibo.
Giacché anche noi siamo animali dotati di ragione, abbiamo una mangiatoia dove
ci avviciniamo. Il nostro presepio è l’altare di Cristo, al quale ogni giorno
ci accostiamo per prendere il cibo della salvezza dal corpo di Cristo.
L’albergo significa la sinagoga che, già occupata dall’errore dell’infedeltà,
non ha meritato di accogliere in sé il Cristo. L’albergo significa giustamente
la sinagoga, perché come diversa gente si rivolse all’albergo così la sinagoga
è diventata albergo di ogni infedeltà e di ogni errore, e di conseguenza il
Cristo lì non ha potuto trovare posto. Lo si trova deposto nella mangiatoia,
cioè nella Chiesa delle genti che accoglie in sé il nostro Signore e Salvatore
con fede totale e piena devozione, perché è vero alimento dei credenti e cibo
spirituale delle anime.
d)
I pastori di Betlemme e i pastori della chiesa
4. Un angelo
ha annunziato la nascita corporea del Signore in primo luogo a dei pastori che
vigilavano sul proprio gregge. Soltanto i pastori dovevano conoscere per primi
la nascita del principe dei pastori. Spiritualmente pastori del gregge sono i
vescovi della Chiesa che custodiscono il gregge loro affidato da Cristo, affinché
non subiscano le insidie dei lupi. Si riferisce questo: «C’erano in quella
regione dei pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge»
(Lc 2, 8). Se dunque siamo sempre vigilanti nella fede di Cristo e nei
comandamenti del Signore, custodiamo in modo giusto il gregge affidatoci da
Cristo e realmente siamo chiamati pastori della Chiesa. Se invece ci lasciamo
prendere dal sonno della negligenza e dell’infedeltà non solo non potremo
custodire il gregge affidatoci, ma non potremo custodire neppure noi stessi,
come fecero un tempo i dottori dei giudei, pastori malvagi e inutili, che hanno
mandato in rovina se stessi e le pecore del Signore[1]
¹. Il Signore allontani da noi un simile pericolo affinché non siamo gravati
dal sonno dell’infedeltà, ma ci dia la sua grazia e la sua misericordia perché
possiamo essere vigilanti nella sua fede. La nostra fede, infatti, può essere
sempre vigilante in Cristo. Sia vigilante sempre anche la vostra devozione,
perché come la dottrina del sacerdote stimola il popolo alle opere di giustizia
così la devozione del popolo stimola i sacerdoti, e così accade che il gregge
prova gioia per il pastore e il pastore prova gioia del gregge.
e)
Gioia universale per la nascita di Cristo
5. Come la
vostra carità ha ascoltato nella presente lettura, l’angelo dice ai pastori: «Vi
annuncio una grande gioia perché oggi vi è nato il Salvatore Cristo Signore,
nella città di David» (Lc 2, 11). Quale gioia maggiore poteva esserci di quella
che l’angelo ha annunciato ai pastori, cioè che il re della gloria, il Cristo
Signore della maestà eterna ha voluto nascere dalla Vergine per la salvezza
dell’umanità? La presente lettura ha dichiarato che nella natività del Signore
hanno provato gioia non solo i pastori ma anche gli angeli. Dice, infatti,
questo: «E apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che
diceva: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di
buona volontà» (Lc 2, 13-14). Era conveniente, infatti, che alla nascita di un
re così grande godessero non solo gli uomini ma anche gli angeli, perché egli
era il creatore degli uomini, il creatore degli angeli e il Dio di ogni
potenza. Perché oggi il nostro Signore e Salvatore si è degnato di nascere
secondo la carne, ascoltiamo anche noi con gioia celeste e allietiamoci con la
fede, con la devozione e con la santità di cuore.
Da: CROMAZIO DI AQUILEIA, Sermoni Liturgici, (edd M. Todde), Roma,
1982, 206-211.
[1] San Cromazio,
riprendendo un’espressione veterotestamentaria, definisce gli Ebrei “gregge del
Signore”, nonostante poco prima li avesse rimproverati duramente per non aver
accolto Cristo, adesso tuttavia specifica come ciò non vada ascritto al popolo,
che non ha colpa, ma ai suoi capi, di cui il popolo ebraico fu anch’esso
vittima. Tutto ciò concorda con i racconti evangelici, dove alla sequela fedele
di Gesù da parte del popolo si opponeva la durezza dei sacerdoti del Tempio e
dei capi dei vari gruppi spirituali, che vedevano minacciato il proprio potere
da parte di uno che insegnava con
autorità (cfr. Marco 1, 21-28). San Cromazio invita quindi i pastori cristiani
a vigilare su se stessi, ed essere un tutt’uno col popolo, per non cadere nello
stesso errore dei loro predecessori. Infatti anche i cristiani al ritorno di
Cristo potrebbero non riconoscerlo: Quando
il Figlio dell’uomo verrà, troverà la fede sulla terra? (Lc 18, 8).
Per la tua edificazione puoi leggere:
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