Settimana del Fariseo e del Pubblicano
Dai Moralia
in Iob di san Gregorio il Dialogo, papa di Roma antica
Con quale attitudine il fariseo, che saliva al Tempio
per farvi la sua preghiera, e aveva fortificato la cittadella della sua anima,
si disponeva a digiunare due volte la settimana e pagare le decime di quanto
possedeva. Dicendo «O Dio, ti ringrazio»,
è ben chiaro che aveva messo in atto tutte le precauzioni immaginabili per
premunirsi. Ma lascia una breccia aperta ed esposta al suo nemico aggiungendo:
«Che non sono come questo pubblicano».
Così, con la vanità, ha concesso al suo nemico di poter entrare nella città del
suo cuore, che purtuttavia egli aveva chiuso con i chiavistelli dei suoi
digiuni e delle sue elemosine.
Tutte le altre precauzioni sono dunque inutili, quando
rimane in noi qualche apertura attraverso la quale il nemico possa entrare...
Questo fariseo aveva vinto la gola con l’astinenza; aveva superato l’avarizia
con la generosità... Ma quanti sforzi in vista di questa vittoria sono stati
annientati da un solo vizio? dalla breccia di una sola colpa?
Per questo, bisogna non soltanto pensare a praticare
il bene, ma anche vegliare con cura sui nostri pensieri, per tenerli puri nelle
nostre opere buone. Perché se sono fonte di vanità o di superbia nel nostro
cuore, combattiamo allora soltanto per vana gloria, e non per la gloria del
nostro Creatore.
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