Dalle lettere di Barsanufio e Giovanni
di Gaza
Lettera 339. A un fratello
La carità
verso il prossimo si manifesta in molti modi, e non soltanto nel dare. Ascolta
come. Può capitarti che te ne vai da qualche parte con il prossimo e ti rendi
conto che vorresti ricevere più onore di lui, invece di rallegrarti che egli
riscuota la medesima stima che te.
Così facendo,
non lo consideri come te stesso. Ha detto infatti l’Apostolo: Gareggiate nello stimarvi a vicenda.
Se hai
qualcosa da mangiare e noti in te la voglia di gustartela da solo, per
ingordigia e non per bisogno, di nuovo non consideri il prossimo come te
stesso.
Vedi il
fratello lodato e non ti congratuli con lui, perché non ricevi le medesime
lodi; invece, dovresti dire: “L’elogio al fratello si estende a me, perché è un
mio membro”. Anche in tale occasione tu non hai amato il prossimo tuo come te
stesso. Ciò vale per tutti i casi analoghi.
Ecco ancora un
altro modo di considerare il prossimo come se stesso. Se apprendi dai padri la
via di Dio e il tuo fratello ti interroga, non essere avaro nel mostrarti
sollecito di lui e nell’aiutarlo. Ma poiché sai che è tuo fratello, digli
quanto hai appreso, con timore di Dio e senza atteggiarti a maestro, cosa che
non ti giova.
La libertà è
la verità espressa chiaramente. Buona perciò è la libertà, ma deve essere
gestita nel timore di Dio.
Se quando hai
bisogno di qualcosa, non lo dici aspettando che il tale o il tal’altro te lo
dia da sé, ecco quello che accade: potrà darsi ch’egli ignori la tua necessità,
oppure, saputala, se ne dimentichi; o anche, volendoti mettere alla prova,
faccia così per vedere se hai pazienza. Ora avviene che tu ti sdegni contro di
lui e così cadi in peccato. Se invece gli parli con franchezza, non succederà
nulla di tutto questo.
Tu però
disponi bene il tuo pensiero fin da prima, perché, se dopo aver chiesto ciò che
cerchi non lo ottieni, tu non rimanga afflitto o indignato e cominci a
mormorare. Dì piuttosto al tuo pensiero: “Probabilmente non potrà fornirmi
quanto gli ho chiesto; oppure io non ne sono degno e perciò Dio non gli ha
permesso di darmelo”.
E bada di non
incupirti per quel rifiuto, perdendo la libertà nei suoi riguardi, così da non
osare chiedergli mai più nulla, quando la necessita lo richieda. Cerca di
custodire sempre te stesso senza turbamento rispetto a quel rifiuto.
D’altra parte,
se uno ti chiede di che cosa hai bisogno, anche in questo caso dì la verità. E
se, preso alla sprovvista, tu dicessi: “Non ho bisogno”, smentisciti e soggiungi:
“Scusami, ho parlato a vanvera, perché ho bisogno di tenere quella cosa”.
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