Икона Божией Матери “Отрада и утешение”
Taumaturgica Icona della Madre di Dio
“della Consolazione”
21 gennaio (3
febbraio)
Traduzione a cura di E. M.
L’icona della ΠΑΝΑΓΙΑ
ΠΑΡΑΜΥΘΙΑ (Panaghia Paramythia), è una miracolosa immagine della Madre di Dio
dell’VIII sec., venerata presso il Monastero di Vatopedi[2], uno
dei 12 grandi monasteri del Monte Athos, in Grecia. Si tratta di un affresco e
si trova sulla parete destra del coro della cappella a lei intitolata. È
conosciuta come Paramythia, cioè della
Consolazione (Отрада - Otrada) o del Sollievo
(утешение - Uteshenie), o anche Vatopediskaija
dal monastero in cui si trova.
La tradizione
dice che sull’icona, l’espressione originale sui volti delle figure e la
posizione dei corpi di Cristo e della Vergine cambiarono quando si verificò il
seguente straordinario miracolo, il 21
gennaio dell’807:
Un gruppo di pirati era segretamente sbarcato sulla riva del monastero
e si nascondeva, in attesa che le porte fossero aperte la mattina, per poter saccheggiare
il monastero di Vatopedi. L’igumeno, che era rimasto dopo la fine del
Mattutino, per continuare la sua preghiera, udì queste parole provenienti dall’icona
della Beata Vergine:
“Non aprire le porte del
Monastero oggi, ma sali sulle mura e scaccia i pirati”.
Voltatosi a guardare, vide la Madre di Dio rivolta verso la spalla
destra che lo stava fissando, mentre il Santo Bambino stava stendendo la mano per
coprire la bocca di sua madre dicendo:
“No, mamma, non guardare a questo
gregge peccatore, lascia che cadano sotto la spada dei pirati e siano puniti
come meritano”.
Ma la Beata Vergine, prendendo la mano di suo Figlio nella sua e
girando un po’ la testa per liberare la bocca, ripeté le stesse parole.
L’igumeno adottò misure a tutela del monastero, i monaci si salvarono dai
pirati e dopo aver reso grazie alla Theotokos chiamarono l’icona “Paramythia”,
che significa “che calma l’afflizione”
(in quanto consola Gesù) o “che
trattiene” (perché trattiene la giusta ira dell’Agnello), parole che
trasmettono allo stesso modo il contenuto del miracolo.
Questa
disposizione ultima delle figure è rimasta permanentemente sull’icona che ha,
quindi, guadagnato anche il raro titolo iconografico di “Acheropita”[3]. In
ricordo di questo evento miracoloso una lampada perpetua brucia di fronte alla
taumaturgica icona, ogni giorno viene cantato in suo onore un Canone di
supplica e il venerdì si celebra la Divina Liturgia nella sua cappella.
Tropario, tono 1
Quando il gregge era circondato
dai nemici e i lupi ululavano alla tua pecora, hai parlato al tuo servo, o Pura
Signora, come in un sogno ad occhi aperti Tu gli hai parlato. Per questo i cori
dei monaci gridano a Te, o Madre di Dio: Gloria al Tuo soccorso, onorata
Signora! gloria alla Tua protezione! gloria a Te, o Signora della consolazione,
che sei da tutti lodata!
[2] All’origine del nome “Vatopedi” vi è un miracolo
accaduto nelle vicinanze di questo monastero. Arcadio, figlio dell’Imperatore
Teodosio il Grande, era caduto in mare da una nave, e per intercessione
miracolosa della Madre di Dio, fu trasportato a riva sano e salvo e ritrovato a
dormire su un cespuglio, non lontano dal monastero. Da questo evento è derivato
il nome “Vatopedi” (“Batos paidion”, “il cespuglio del bambino”). L’Imperatore san
Teodosio il Grande (17 gennaio), in segno di gratitudine per la liberazione
miracolosa di suo figlio, abbellì il monastero di Vatopedi e concesse generose
elargizioni.
[3] Un
miracolo analogo si verificò anche a Bergamo il 15 settembre del 1608, quando
l’immagine del nostro Salvatore Gesù Cristo detta Santo Jesus si
trasfigurò di fronte a due bambini in preghiera.
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