lunedì 18 febbraio 2013

Santa martire Agata di Catania

Ambrogio da Fossano detto Bergognone
S. Agata, Accademia Carrara

Santa martire Agata di Catania

5 (18) febbraio


Metheórtia dell'Ypapantì, e memoria della santa martire Agata (sotto Decio, 249-251) [1].


VESPRO

Al Signore, ho gridato, 6 stichi, 3 stichirà prosómia della festa e 3 della santa.

Della festa. Tono 4. Hai dato come segno.

Per compiere la Legge secondo la lettera, * l'amico degli uomini viene ora al tempio. * Lo accoglie tra le sue vec­chie braccia * l'anziano Simeone, esclamando: * Ora lascia che io vada * alla beatitudine di lassù, * perché oggi ti ho visto, * cinto di carne mortale, * tu che sei padrone della vita * e hai potere sulla morte.

Tu sei apparso come luce * per illuminare le genti, Signore, * assiso su una nube leggera, * sole di giustizia, * per dare compimento alle ombre della Legge * e manifestare l'inizio della nuova grazia. * Perciò Simeone contemplandoti escla­mava: * Scioglimi dalla corruzione, * perché oggi ti ho visto.

Senza lasciare quanto alla divinità * il seno del Padre, * in­carnato secondo il tuo beneplacito, * stretto fra le braccia della sempre Vergine, * fosti posto, tu che tieni in tua mano l'univer­so, * tra le mani di Simeone, * che ha così accolto Dio. * Egli dunque colmo di gioia gridava: * Ora lascia che io me ne vada, * o buono e amico degli uomini, * perché oggi ti ho visto.
 

Prosómia della santa, stessa melodia.
 
Hai serbato incorrotto il tuo corpo * per Cristo tuo sposo, * adorna delle grazie della verginità, * o Agata sposa di Dio, * e risplendente per i fulgori del martirio: * e te ne sei andata al talamo divino. * Noi dunque celebriamo * la tua universale solennità, * glorificando il Salvatore * che per sempre ti ha glorificata.

Hai sopportato, o gloriosa, * la recisione delle mammelle, * le bruciature del fuoco * e le raschiature nel corpo, guardando con gli occhi del cuore * alle eterne ricompense, * alla beatitudine dell'aldilà * e alla corona che non appassisce, quella che ora Cristo ti ha donato, * perché per lui, o celebratissima, * hai splendidamente lottato.

Hai frenato con le tue preghiere * l'assalto indomabile di un fuoco prorompente, * o tu che porti il nome della bontà; * e hai salvato, o martire, * la città che onora le tue sacre reliquie, * dalle quali raccoglie i fiumi delle guarigioni * nel divino Spiri­to. * Tu infatti, lottando in questa città, * hai umiliato il nemico * e hai ottenuto la corona della vittoria, * o degna di ogni lode.

Gloria. Della santa. Tono pl. 4. Del Siceota.

Uno straordinario prodigio è avvenuto * in occasione del­la lotta della gloriosissima Agata, * martire del Cristo Dio, * un prodigio simile a quello di Mosè: * egli infatti, * per dare la Legge al popolo sul monte, * ha ricevuto le Scritture in carat­teri divini, * impresse su tavole; * e qui, un angelo dal cielo * ha portato per la tomba * una lapide con questa iscrizione: * Intelletto santo, * libero nel volere, * onore da parte di Dio * e liberazione della patria.

Ora e sempre. Della festa. Stesso tono.

Colui che è portato dai cherubini * e celebrato dai serafini, * presentato oggi nel sacro tempio * secondo la Legge, * ha per trono le braccia di un vegliardo; * per mano di Giusep­pe * riceve doni degni di Dio: * sotto forma di una coppia di tortore, * ecco la Chiesa incontaminata * e il nuovo popolo eletto delle genti, * insieme a due piccoli di colomba * per significare che egli è principe * dell'antico e del nuovo patto. * Simeone, accogliendo il compimento * dell'oracolo che ave­va ricevuto, * benedice la Vergine Madre-di-Dio Maria, * simbolicamente predicendole la passione * di colui che da lei era nato, * e a lui chiede di essere sciolto dalla vita, * gridan­do: * Ora lascia che me ne vada, o Sovrano, * come mi avevi Predetto, * perché io ho visto te, luce sempiterna, * e Signore Salvatore * del popolo che da Cristo prende nome.

Allo stico, stichirà della festa.

Tono 1 . Martiri degni di ogni lode.

L'immacolata, vera arca di Dio fulgidissima, * offrendo oggi Cristo, il propiziatorio, * lo introduce nel tempio* e santamente lo depone * fra le braccia di Simeone dalla mente divina: * per questo viene santificato ora * il santo dei santi * e si rallegra col solo santo.

Stico: Ora lascia, o Sovrano, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola: perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza.

È stato glorificato oggi Simeone * perché in modo degno di Dio * ha accolto il Cristo come carbone ardente: * lo abbraccia e le sue labbra vengono purificate; * per questo egli rende grazie, * chiedendo gioioso di essere ormai congedato. * Tut­ti dunque, piamente proclamandolo ora beato, * onoriamolo con inni incessanti.

Stico: Luce per illuminare le genti, e gloria del tuo popo­lo Israele.

La pura porta vivente, la Vergine, * conduce oggi al tempio il Re e Signore * che ha portato in sé, * attraversando la porta già anticamente chiusa, * come sta scritto; * noi tutti dunque, in coro al suo cospetto, * celebriamola con inni divini.

Gloria. Ora e sempre. Tono 4.

Oggi la Madre sacra * e più eccelsa del santuario, * al san­tuario è giunta * per mostrare al mondo * l'elargitore e autore della Legge. * Accogliendolo tra le braccia, * il vecchio Simeo­ne lo celebrava ed esclamava: * Ora lascia che il tuo servo se ne vada, * perché io ho visto te, * il Salvatore delle anime nostre.


Apolytìkion della festa. Tono 1.

Gioisci, Madre-di-Dio Vergine piena di grazia: da te infatti è sorto * il sole di giustizia", * Cristo Dio nostro, * che illumina quanti sono nelle tenebre. * Gioisci anche tu, * o giusto vegliardo, * accogliendo fra le braccia * il liberatore delle anime nostre * che ci dona anche la risurrezione.


ORTHROS

Dopo la prima sticologia, kàthisma. Tono 1. Aftómelo

Stupisca il coro angelico per il prodigio; * e noi mortali con le nostre voci * cantiamo un inno, * vedendo l’ineffabile condiscendenza di Dio: * colui infatti di fronte al quale tremano * le potenze dei cieli, * è abbracciato oggi dalle mani di un vecchio, * lui, il solo amico degli uomini.

Gloria. Ora e sempre. Lo stesso tropario.

Dopo la seconda sticologia, kàthisma.

Tono pl. 4. Sei risorto dai morti.

Sei stato generato sulla terra, * tu, Verbo che sei prima di tutta l'eternità, * e sei stato portato al tempio, * rima­nendo inafferrabile; * con gioia il vegliardo ti ha accolto tra le braccia, * gridando: * Ora lascia che se ne vada * colui che secondo la tua parola hai visitato, * tu che, come Dio, * ti sei compiaciuto di salvare il genere umano.

Gloria. Ora e sempre. Lo stesso tropario.

Kondàkion. Tono 4. Ti sei manifestato oggi.

Si rivesta oggi la Chiesa * di gloriosa veste purpurea, * tinta col sangue puro della martire Agata, * e acclami: * Gioisci, vanto di Catania.

Ikos. Per la Galilea delle genti.

Vedo qui oggi * una solennità verginale, * un talamo incorrotto, * una folla di giovinette raggianti, * maestose e fiorenti. * Onorate sono le nozze, * la stanza nuziale * è ador­na come cielo, fra le altezze, * per costoro il cui talamo è incontaminato * e delle quali io non giungo a descrivere * tra le lodi la bellezza: * un verme sono infatti, * e come pos­so, strisciando in terra, * raggiungere le vette? * Chi mi darà ali di colomba, * perché io possa inneggiare e acclamare: * Gioisci, Agata, * vanto di Catania?

Sinassario.

Il 5 di questo stesso mese, memoria della santa martire Agata.

Per la sua santa intercessione, o Dio, abbi pietà di noi e salvaci. Amìn.
 
Exapostilàrion della santa. Udite, donne.

Tu che porti il glorioso nome di 'buona', * o pura sposa di Cristo, * divina bellezza nascosta * e martire risplendente, * ricordati di coloro che con fede ti onorano, * o vergine bella, * e che celebrano con gioia * la tua santa memoria * per ottenere il condono delle colpe.

Della festa, stessa melodia.

Per compiere la tua ineffabile economia, * Signore, sei stato condotto al tempio * da Madre ignara d'uomo * E vedendoti il vegliardo gridava: * Lascia ora che il tuo servo se ne vada, * o Sovrano, * perché tu sei venuto come Salvatore del mondo, * luce del Padre, o Cristo mio.

Allo stico, stichirà prosómia della festa.

Tono 2. Casa di Efrata.

Tenendo tra le braccia il Sovrano * con timore e gioia, * Simeone chiedeva di essere sciolto dalla vita, * in­neggiando alla Madre-di-Dio.

Stico: Ora lascia, o Sovrano, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola: perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza.

Lascia che io ora me ne vada * alla vita vera, o mio Salva­tore, * gridava Simeone; * perché ho visto te, * la luce del mondo, * o Sovrano.

Stico: Luce per illuminare le genti, e gloria del tuo popo­lo Israele.

La casta e santa Anna * con spirito profetico rende grazie ora * a colui che è nato dalla Vergine * per la redenzione dei mortali.

Gloria. Ora e sempre. Stessa melodia.

Gioisci, tu che hai accolto * la gioia del mondo, * Cristo il datore di vita, * e hai fatto cessare, o Vergine, * la tristezza della progenitrice.

Quindi il resto come di consueto e il congedo.


Alla Liturgia

Tropario. Tono 3.

Quale rosa odorosa della verginità e sposa incorrotta del Datore di vita ti sei mostrata, Agata lodatissima: infatti desiderando la sorgente dei beni, ti sei distinta nel mondo, o martire gloriosa, adorna delle tue divine preghiere, con amore le tue lotte cantiamo.

 
Kontakion dell’orthros
 

Apostolo del giorno - Evangelo: Matteo 10, 16-22.

Per la tua edificazione puoi leggere:



[1] Il testo è tratto da M. B. ARTIOLI (edd), Antologhion di tutto l’anno, Vol. II, Roma 2000, 1276-1280.

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