Settimana del Fariseo e del Pubblicano
Dal Discorso
136 del beato Agostino d’Ippona
Qual è la
speranza degli uomini, se Dio non ascolta i peccatori? Non salirono in due al
tempio a pregare, l’uno Fariseo e l’altro Pubblicano? E non diceva il Fariseo: Ti ringrazio perché non sono come gli altri
uomini, ingiusti, ladri, come questo Pubblicano? Nulla aveva da implorare,
era salito come uno ben soddisfatto, dava in rutti da sazietà. Non disse:
Soccorrimi; non disse: Abbi pietà di me, poiché
mio padre e mia madre mi hanno abbandonato; non disse: Sii il mio aiuto, non lasciarmi. Ma il Pubblicano si teneva a
distanza, e proprio costui si rendeva vicino al Dio del tempio. Era infatti a
distanza, e non osava alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo:
Signore, abbi pietà di me peccatore.
Abbiamo avvertito il contrasto: Cristo pronunzia la sentenza. Ecco che parla,
ascoltiamo: In verità - egli afferma
- quel Pubblicano si allontanò dal tempio
giustificato, a differenza di quel Fariseo. È certo che Dio non ascolta i
peccatori. Quando si batteva il petto puniva i suoi peccati, si rendeva
somigliante a Dio giudice. Dio odia infatti i peccati; se anche tu li avrai in
odio ti avvicinerai a immedesimarti con Dio e a potergli dire: Distogli il tuo volto dai miei peccati.
Distogli il tuo volto: ma da che cosa? Dai
miei peccati; non distogliere da me
il tuo volto. Che vuol dire, invece, il
tuo volto dai miei peccati? Non vederli, non li notare così che tu li possa
perdonare. Quindi c’è speranza per il peccatore; preghi Dio, non disperi, si
batta il petto, espii in sé stesso con la penitenza, per ovviare a che egli
proceda a punire con la condanna. Chi si umilia va verso l’Eccelso.
Ma quanto al
perché abbia affermato: Quel Pubblicano
si allontanò dal tempio giustificato a differenza di quel Fariseo, il
Signore nostro immediatamente su che si fondava, non te lo nascose, quasi gli
dicessimo: Com’è questo, asserì infatti: Poiché
chi si esalta - disse - sarà
umiliato, e chi si umilia sarà esaltato. Hai udito il perché: se hai udito
ed hai compreso, fa’ ciò che hai ascoltato, umiliati, prega Dio, di’ al Signore
Dio tuo che sei peccatore; cosa che egli vede, quantunque tu non lo dica. Tu
dici forse: Se lo vede prima che io parli, che bisogno c’è che io dica? Uomo,
hai dimenticato che è cosa buona
confessare al Signore ? Hai dimenticato: Celebrate il Signore perché è buono? Anche se non confessi ad un
giudice uomo perché è infido, confessa al Signore perché è buono; confessa,
gemi, prova pentimento, battiti il petto. Dio si compiace di un tale
spettacolo: la vista di un peccatore che accusa il suo peccato. Da parte tua
riconosci ed egli non ne fa conto; tu espia ed egli ti risparmia. Ma perché
egli ti perdoni non devi indulgere con i tuoi peccati. Rispondi: Non risparmi,
cancelli la mia malizia.
Se Dio non
avesse ascoltato i peccatori, quel Pubblicano sarebbe uscito mortificato dal
tempio. Si allontanò, invece, giustificato, a differenza di quel Fariseo. Ma
com’è che costui si allontanò giustificato? Perché mise in pratica ciò che dice
la Scrittura: Ho riconosciuto il mio
peccato e non ho nascosto la mia perversità. Ho detto: Confesserò la mia colpa
al mio Signore e tu hai rimesso la malizia del mio cuore. È certo allora
che Dio non ascolta i peccatori? Credete dunque quello che credono quanti hanno
già ricevuto la luce: Dio ascolta i peccatori. Veramente può turbare molti che
non intendono ciò che afferma il Signore che è venuto in questo mondo per il
giudizio affinché i ciechi vedano e
coloro che vedono diventino ciechi. Cristo è venuto infatti come Salvatore.
In un certo passo afferma pure: Il Figlio
dell’uomo non è venuto infatti per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia
salvato per mezzo di lui. Di conseguenza, se è venuto per questo, per
salvare, trova pieno consenso l’affermazione che sia venuto perché quelli che non vedono vedano.
Quello invece che resiste al buon senso è il perché quelli che vedono diventino ciechi. Se giungiamo a
comprendere, non è impenetrabile, è semplice. Ma perché intendiate come sia
stato detto in tutta verità, tornate a guardare proprio quei due che pregavano
nel tempio. Il Fariseo vedeva, il Pubblicano era cieco. Che significa: “vedeva”?
Si riteneva uno con gli occhi aperti, si vantava della sua vista, cioè della
giustizia. Quello, invece, era cieco perché confessava i suoi peccati. Quello
vantò i suoi meriti, costui confessò i suoi peccati. Il Pubblicano si allontanò giustificato, a differenza
di quel Fariseo, perché Cristo è venuto nel mondo affinché i ciechi vedano e quelli che vedono diventino ciechi.
Pertanto, avendo detto i Farisei che allora ascoltavano il suo dire: Siamo forse ciechi anche noi? senza
dubbio erano simili a colui che era salito al tempio e diceva a Dio: Ti ringrazio perché non sono come gli altri
uomini: ingiusti, adulteri, ladri, quasi a dire: “Ti ringrazio perché non
sono cieco, come gli altri uomini del genere di questo Pubblicano, ma vedo”.
Che dissero quelli? Siamo forse ciechi
anche noi? E il Signore a loro: Se
foste ciechi non avreste alcun peccato, ma per il fatto che ora dite: Noi
vediamo, il vostro peccato rimane. Non disse: “entra il peccato”, ma: rimane. C’era infatti. Poiché non
confessate, non viene tolto, ma rimane.
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