San Gregorio il Teologo, arcivescovo di
Costantinopoli
25 gennaio (7
febbraio)
Tropario, tono 1
Il flauto pastorale della tua
teologia ha vinto le trombe dei retori: poiché a te, che avevi scrutato le
profondità dello Spirito, è stata aggiunta anche la bellezza dell’espressione.
Intercedi dunque presso il Cristo Dio, o padre Gregorio, per la salvezza delle
anime nostre.
Kontakion, tono 3. La Vergine oggi
Con la tua lingua teologa hai
sciolto le complicazioni dei retori, o glorioso, e hai abbigliato la Chiesa con
la tunica dell’ortodossia, tessuta dall’alto; di questa rivestita, essa acclama
insieme a noi, tuoi figli: Gioisci, padre, eccelso intelletto della teologia.
Dall’Orazione
XXXIII di san Gregorio il Teologo
Per tutti gli esseri di alto sentire esiste una sola
patria, la Gerusalemme celeste, e noi ci riserbiamo il diritto di vivere in
quella città (cfr. Fil 3, 20). Per tutti una sola stirpe, se vuoi volgerti alle
cose di qui giù, cioè il fango (cfr. Gen 3, 19); se a quelle più sublimi, il
soffio (cfr. Gen 2, 7), del quale abbiamo partecipato, che abbiamo ricevuto
ordine di custodire e con il quale io devo presentarmi per rendere conto della nobiltà
e dell’immagine venuta a me dall’alto. E, dunque, nobile è ogni uomo che ha mantenuto
questo soffio, per mezzo della virtù e del volgersi verso l’archetipo;
ignobile, al contrario, ogni uomo che lo ha mescolato alla malvagità e ha assunto
un’altra sembianza, quella del serpente. Queste patrie e queste di qui giù non
sono altro che giochi di una vita effimera e della scena sulla quale ci
troviamo. E, infatti, la patria è il luogo che ciascuno occupa da tiranno o da
miserabile, ma rispetto al quale siamo tutti ugualmente «ospiti e stranieri di
passaggio» (cfr. Ef 2, 19), anche se il più delle volte noi ci prendiamo gioco
di questi nomi. E una razza nobile è quella che è ricca da molto tempo o che
attualmente si riempie di orgoglio; una ignobile, al contrario, quella di
antenati poveri o per un rovescio della fortuna o per la loro modestia. Dunque,
come può venire dall’alto quella nobiltà che ora inizia, ora svanisce, che ad
alcuni non è concessa e per altri è registrata per iscritto? Su questo io la
penso così, e per questo io ti lascio menar vanto di tombe e favole. Io,
invece, mi sforzo, per quanto è possibile, di purificarmi dall’inganno, per
mantenere questa nobiltà o per recuperarla.
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