San Macario il grande
19 gennaio (1
febbraio)
Tropario di san Macario, tono
1
Cittadino del deserto, angelo in
un corpo e taumaturgo ti sei mostrato, o Macario, padre nostro teoforo. Con
digiuno, veglia e preghiera hai ricevuto celesti carismi e guarisci i malati e
le anime di quanti a te accorrono con fede. Gloria a Colui che ti ha dato
forza; gloria a Colui che ti ha incoronato; gloria a Colui che per mezzo tuo
opera guarigioni in tutti.
Kontakion di san Macario,
tono 4, Ti sei manifestato oggi
Nella casa della continenza il
Signore ti ha posto come vera stella fissa che illumina i confini della terra,
o san Macario, padre dei padri.
Altro kontakion di san
Macario, tono 1, Il coro degli angeli
Avendo raggiunto in vita la fine
di una beata vita, con i cori dei martiri tu dimori nella terra dei miti, come
si conviene, o Macario teoforo, e dopo aver popolato il deserto come fosse una
città, hai ricevuto da Dio la grazia dei miracoli, perciò noi ti onoriamo.
Omelia 10 di san Macario
L’INSAZIABILE DESIDERIO DI DIO
1 Le anime che
amano la verità e amano Dio e che, con grande speranza e grande fede,
desiderano rivestirsi perfettamente di Cristo (Cf.
Gal 3, 27; Rm 13, 14) non hanno molto bisogno di ammonimenti da parte di
altri e non sopportano di essere private, anche solo per un poco, del desiderio
del cielo e dell’amore per il Signore, ma interamente inchiodate (Cf. Sal 118, 120) alla croce di Cristo,
percepiscono in se stesse, giorno dopo giorno, un progresso spirituale verso lo
sposo spirituale. Inoltre, ferite (Cf. Ct 2, 5)
dal desiderio del cielo, affamate della giustizia (Cf.
Mt 5, 6) delle virtù, provano intenso e insaziabile desiderio
dell’illuminazione dello Spirito. E se per la loro fede sono giudicate degne di
ricevere anche la conoscenza dei divini misteri e divengono partecipi della
gioia della grazia celeste, non confidano in se stesse pensando di essere
qualcosa, ma quanto più sono fatte degne dei doni spirituali, tanto più provano
insaziabile desiderio del cielo e lo ricercano instancabilmente. E quanto più
sperimentano in se stesse un progresso spirituale, tanto più hanno fame e sete
di partecipare alla grazia e di crescere in essa; e quanto più si arricchiscono
spiritualmente, tanto più si ritengono povere perché insaziabile è il loro
desiderio spirituale dello sposo celeste, come dice la Scrittura: Quelli che si nutrono di me avranno ancora
fame, e quelli che bevono di me avranno ancora sete (Sir 24, 21).
2. Tali anime,
che provano ardente e insaziabile amore per il Signore, divengono degne della
vita eterna; perciò sono fatte degne anche di essere liberate dalle passioni e
ricevono la perfetta illuminazione e partecipazione all’ineffabile e misteriosa
comunione con lo Spirito Santo nella pienezza della grazia. Ma le anime deboli
e vuote, che non cercano già da qui, mentre sono ancora nella carne, di
ricevere la santificazione del cuore non soltanto in parte, ma in pienezza,
mediante la perseveranza e la pazienza, e che non hanno sperato di avere
perfetta comunione con lo Spirito Paraclito con piena certezza ed esperienza
spirituale e non hanno mai atteso di essere liberate dalle passioni malvagie
dello Spirito, o ancora di essere fatte degne della grazia divina, si sono
abbandonate a una certa negligenza e a noncuranza, ingannate dal male.
3. E questo
proprio perché avevano ricevuto la grazia dello Spirito e ottenuto la
consolazione della grazia con il riposo, il desiderio, la dolcezza spirituale.
Confidando in queste cose si inorgogliscono e non hanno più alcuna
preoccupazione, non hanno contrizione di cuore né umiltà di spirito, non si
trovano nello stato perfetto della libertà dalle passioni, né attendono con
ogni sollecitudine e con fede di essere perfettamente ricolmate dalla grazia,
ma sono paghe e soddisfatte e si contentano di una piccola consolazione della
grazia, progredendo così più nell’orgoglio che nell’umiltà. Tali anime vengono
spogliate anche di quel dono di cui erano state fatte degne a causa
dell’incurante disprezzo e della vana alterigia dei loro pensieri.
4. L’anima che
veramente ama Dio e ama Cristo, infatti, anche se compie diecimila atti di
giustizia, da se stessa ritiene di non aver fatto nulla a motivo del suo
insaziabile desiderio del Signore. Anche se ha consumato il suo corpo in
digiuni e veglie, si comporta come se neppure avesse cominciato a faticare per
l’acquisizione delle virtù, e anche se fosse giudicata degna di ricevere i
diversi doni dello Spirito, le rivelazioni e i misteri celesti, quanto a sé
riterrebbe di non aver ancora acquistato nulla a motivo del suo smisurato e
insaziabile amore per il Signore. Tutto il giorno, affamata e assetata a motivo
della sua fede e del suo amore, perseverando nella preghiera, essa rimane
insaziabile riguardo ai misteri della grazia e a ogni possesso della virtù. È
ferita dall’amore (Cf. Ct 2,5) celeste
dello Spirito e, mossa da desiderio ardente per lo sposo celeste a motivo della
grazia che è sempre in lei, desidera essere giudicata perfettamente degna della
comunione mistica e ineffabile con lui nella santificazione dello Spirito (Cf. IPt 1,2). Al suo volto è tolto il velo (Cf. 2Cor 3,18) ed essa fissa lo sguardo sullo
sposo celeste, faccia a faccia, in una luce spirituale e ineffabile. E unita a
lui in piena certezza e, divenuta conforme alla sua morte (Cf. Fil 3,10), attende sempre con grande
desiderio di morire per Cristo e con piena certezza confida di ricevere dallo
Spirito la perfetta liberazione dal peccato e dalla tenebra delle passioni
sicché, purificata dallo Spirito, santificata anima e corpo, è giudicata degna
di divenire un vaso puro per contenere il profumo celeste e diventare dimora
del vero re, il Cristo. Allora, divenuta già in questa vita una dimora pura per
lo Spirito santo, è resa degna della vita celeste.
5. A tale
misura non è possibile per l’anima giungere in una sola volta e senza prove;
essa progredisce e cresce attraverso molte fatiche, lotte, tempo, zelo, prove e
tentazioni svariate fino alla misura perfetta della libertà dalle passioni. E
così, se sopporta con solerzia e coraggio ogni tentazione destata dal male,
sarà giudicata degna di grandi onori, di doni spirituali e della ricchezza
celeste e diverrà erede del regno dei cieli in Cristo Gesù nostro Signore, al
quale è la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.
Da:
PSEUDO-MACARIO, Spirito e fuoco. Omelie
spirituali (collezione II), Magnano (VC), 1995, 149-152.
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