Profanati in Kosovo chiese e cimiteri
ortodossi
MOSCA, 7.
Profanazioni di cimiteri e chiese ortodosse in Kosovo, minacce e intimidazioni:
a denunciarle è il Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del
Patriarcato di Mosca che in un comunicato lancia l’allarme sullo stato della
sicurezza dei luoghi di culto ortodossi nella regione con popolazione a maggioranza
albanese (e musulmana) cinque anni fa autoproclamatasi indipendente dalla
Serbia. Citando una nota della diocesi ortodossa serba di Raška-Prizren, si
riferisce che il tempio della Santissima Trinità nel villaggio di Bablyak a
Uroševac, costruito nel XIX secolo, è stato nuovamente derubato e profanato.
Nel 1999 era sopravvissuto all’attacco incendiario da parte di estremisti.
Negli ultimi dieci giorni, nella regione sono state distrutte dai vandali
centinaia di tombe ortodosse serbe. Il 19 gennaio, giorno dell’Epifania del
Signore secondo il calendario giuliano (seguito dalla Chiesa ortodossa serba),
una folla di sostenitori del movimento «Autodeterminazione» è insorta — si
legge nella dichiarazione — nei pressi del monastero della Dormizione della
Madre di Dio a Djakovica e solo la presenza delle guardie armate della Kfor (la
forza dell’Onu presente in Kosovo dal 1999) ha impedito il loro ingresso nel
territorio del monastero. La maggior parte delle chiese ortodosse «rimangono
vulnerabili agli attacchi di vandali e criminali». A dimostrarlo, secondo il
Patriarcato di Mosca, recenti avvenimenti: il 31 gennaio 2013, ignoti hanno
derubato la chiesa di San Giovanni Battista a Štrpce; il 1° febbraio è toccato
al tempio dei Santi Apostoli Pietro e Paolo a Klokot; il 2 febbraio stessa
sorte per la chiesa di Santa Petka nel villaggio di Donja Budriga e per la
chiesa di San Nicola a Binač. La diocesi di Raška-Prizren ha riferito che a
metà gennaio in Kosovo sono state profanate cinquantotto tombe serbe, una
settimana dopo ventisette monumenti nel cimitero di Klokot, poi cinquanta tombe
serbe nel cimitero di Prizren, sei a Suvom Grlu, tre a Plemetina, infine sono
state distrutte lapidi nel cimitero di Peć. A Priluzje i vandali hanno
provocato nel cimitero un’esplosione che ha lesionato una serie di sepolcri.
Gli estremisti «hanno distrutto la croce ortodossa e sfigurato le immagini dei
defunti; nel cimitero di Milosheve una cappella ortodossa è stata data alle
fiamme». La profanazione di massa viene definita «uno strumento di
intimidazione della popolazione ortodossa del Kosovo per costringerla a
rinunciare alla sua memoria storica. La lotta contro la storia si manifesta
chiaramente anche nel fatto che il 21 gennaio 2013, a Vitina, utilizzando
macchine per le costruzioni, è stato demolito un monumento ai caduti jugoslavi
antifascisti della seconda guerra mondiale, tra i quali c’erano anche persone
di etnia albanese. È deplorevole — si legge nel testo — che i loro discendenti
ora non riten-gano necessario onorare la memoria di coloro che hanno
contribuito con il loro sangue alla vittoria sull’ideologia misantropa del
fascismo». Secondo il vescovo di Raška-Prizren, Teodosije, l’insicurezza è
arrivata oggi al livello massimo, pari a quello del marzo 2004, quando gli
estremisti albanesi bruciarono e distrussero molte chiese ortodosse. «Questi
fatti — conclude la nota — obbligano a sollevare la questione del futuro della
popolazione ortodossa del Kosovo così come quella della garanzia della
salvaguardia dei santuari della Chiesa ortodossa serba che si trovano in
Kosovo». Per dovere di cronaca va segnalato che giorni fa sconosciuti hanno
profanato un cimitero albanese nella località di Oslare, presso Bujanovac, in
una regione del sud della Serbia a maggioranza albanese. Diverse tombe sono
state distrutte o danneggiate. Zoran Stankovic, responsabile dello speciale
organismo governativo per le questioni della minoranza albanese, ha duramente
condannato l’atto di vandalismo, assicurando l’impegno delle autorità per
individuare i responsabili. Nelle settimane scorse — ricorda anche l’agenzia
Ansa — vari cimiteri serbi erano stati profanati in Kosovo dopo la decisione
delle autorità di Belgrado di rimuovere a Preševo (Bujanovac) un monumento in
memoria di guerriglieri indipendentisti albanesi uccisi in scontri con le forze
serbe una decina di anni fa.
© Osservatore Romano - 8 febbraio 2013
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